Capitolo trentaquattro

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- Dove vuole che la porti, Signore?- chiese l'autista guardando Slash dello specchietto retrovisore del Suv nero dai finestrini oscurati.

Guardò l'orologio da polso, che segnava le due meno cinque minuti. Estrasse il cellulare dal borsello, che aveva posato sul sedile accanto al suo e rispose all'autista prima di cercare in il numero di Liv tra le ultime chiamate

- Torniamo in Hotel, per favore. Ah, parcheggi all'ingresso posteriore -

- Vuole che la lasci nel vicolo, davanti all'uscita di emergenza?-

- Sì, sì. Mi lasci lì. Ho appena saputo che l'ingresso principale pullula di gente e vorrei essere in Hotel prima delle quattro del mattino- rispose senza distogliere lo sguardo dal telefono e avviò la chiamata.

Guardò fuori, oltre i finestrini che difendevano la sua privacy, e rimase colpito dallo sfarzo della città. Las Vegas non dormiva mai, era fatta per gente come lui, gente che viveva la notte e che si nutriva di stimoli esterni, ma era una meta dove si poteva sostare per pochi giorni, una settimana al massimo, giusto per assaggiarne le dolci tentazioni che offriva, nulla più.

Dopo un numero imprecisato di squilli entrò la segreteria telefonica. Slash tentò nuovamente di mettersi in contatto con Liv, ma, come qualche istante prima, anche quella volta telefonata terminò con la segreteria che invitava a lasciare un messaggio.

- Hey, sono Slash. Sto arrivando- terminò la telefonata riponendo il cellulare nel taschino interno della tracolla. Probabilmente Liv non sentiva il cellulare squillare, se era ancora alla festa come credeva fosse, fatto sta che l'avrebbe incontrata presto.

Il trillo di un messaggio lo distolse dai pensieri e dalle fantasie che la sua mente stava lentamente iniziando a formulare; estrasse il telefono dal borsello e si accigliò leggendo sul display il nome della donna che mai avrebbe pensato potesse essere in quel momento il mittente del testo: Meegan.

Aprì la cartella dei messaggi e lesse.

" Hey, Slash. Mi ha fatto piacere rivederti. Spero poterti incontrare ancora ;)
Meg."

Ebbene sì, alla festa dove era stato invitato assieme a molte altre star della musica rock e metal,e dove con sua grande gioia aveva rivisto Chester Bennington, cantante dei Linkin Park, assieme alla moglie e la bomba sexy Fergie, che non era cambiata di una virgola, si era imbattuto nella sua ex ragazza, Meegan Hodge.

Non la vedeva da quasi ventiquattro anni e trovarsela di fronte, più bella di come la ricordava, gli fece uno strano effetto... una sorta di dejavu; sì, uno strano tuffo nel passato. Era stato uno stronzo patentato con Meegan e lì, su due piedi, quasi si era sentito in colpa per il torto inflitto alla donna nel lontano mille novecento novanta, senza poi contare come ne aveva parlato nella Biografia...

Una cosa era certa però, non aveva perso la sua dolcezza, Meegan, neppure l' innocenza che in passato lo faceva sorridere. Così almeno gli parve.

" Hey, anche io sono stato contento di rivederti dopo tutto questo tempo. Spero ci sia modo di parlare ancora in futuro. ;)"

Inviò il messaggio e tornò a guardare fuori dal finestrino mentre giungevano a destinazione. Riconobbe il grande albergo che li avrebbe ospitati per quelle due notti.

" Il mio numero lo hai. Buona serata Slash"

Lesse e ripose nuovamente il telefono nel borsello, attendendo che il veicolo costeggiasse l'edificio invaso da fans che vagavano imperterriti davanti all'ingresso principale. Sorrise nel vedere alcuni ragazzi imitarlo non solo nello stile ma anche nell'aspetto fisico: occhiali da sole a coprire gli occhi, lunghi ricci che uscivano da cilindri e tanti tatuaggi ad adornare la loro pelle ( alcuni ritraevano il suo viso, altri riportavano le lettere GnR ).

Svoltato l'angolo, il suv attese che la barra che delineava la proprietà dell'Hotel si sollevasse ed entrarono a passo d'uomo. Il veicolo si fermò accanto ad altre auto, non molto distante dall'ingresso secondario.

- Vuole che la lasci più avanti, signore?-

- No, grazie. Va bene qui. Vado a piedi- attese che l'autista scendesse dalla macchina per aprire lo sportello e ringraziò ancora, mentre veniva scortato da un uomo di colore alto, ben vestito e sulla cinquantina.

Avanzando, scorse nella penombra una coppia che parlava lontana dal fascio di luce che illuminava l'ingresso. Erano molto vicini, la donna di spalle, l'uomo di fronte appoggiato al muro con la spalla sinistra. Qualcosa in quel tizio lo mise in allerta. Aveva un non so che di familiare, ma per via della scarsa illuminazione non riuscì a tratteggiarne i lineamenti, non ancora per lo meno.

Passo dopo passo la coppia assumeva forma e i tratti somatici divenivano sempre più nitidi.
Vide l'uomo avvicinarsi alla donna, mora, scostarle i capelli dietro le spalle e lasciar scivolare le mani  lungo le braccia nude, fino a intrecciare le dita con le sue. Lo vide spostarsi appena e guardare nella sua direzione. Era biondo, capelli che sfioravano il collo e un cappello in testa. Avrebbe riconosciuto quel figlio di puttana ovunque e in qualunque situazione: Axl Rose.

Che diavolo faceva Axl Rose lì?

Slash avanzò ancora e più si avvicinava a loro, più non capiva cosa facesse Rose lì, nel suo Hotel. Spostò lo sguardo dall'uomo, che continuava a fissarlo, alla figura femminile di spalle che lentamente prese forma e identità nella sua testa. Lo sguardo scivolò dalla lunga chioma scura lasciata sciolta contro la schiena pallida e scoperta, messa in mostra da un abito dallo scollo profondo, nero. Le forme generose riempivano alla perfezione quel vestito.

Sbattette le palpebre come a volersi sincerare della veridicità  della scena che si stava snocciolando di fronte ai suoi occhi, finché un solo nome gli affiorò nella testa, ripetendosi : Liv.

Axl risalì con le mani lungo le braccia di Liv che, di spalle, non si era resa conto della presenza del chitarrista che osservava la scena a qualche metro di distanza; Axl sorrise a Slash il quale si era fermato sul posto, assieme all'uomo della security, il quale osservava senza ben capire cosa stesse accadendo.

Il frontman dei Guns si avvicinò al viso di  Liv senza mai staccare gli occhi da quelli di Slash e depose un casto bacio sulla guancia prima di sussurrarle qualcosa all'orecchio che la fece voltare di scatto. Sapeva di essere rimasto  letteralmente congelato dalla scena alla quale aveva assistito, scena che onestamente non aveva nulla di incriminante, ma sapere che la sua Liv era con Axl, che si erano appartati dove non avrebbero avuto compagnie moleste, lo aveva lasciato senza parole e capacità riflessive.

- Slash...- disse lei muovendosi verso il chitarrista che riprese a camminare senza proferire parola.

- Slash, aspetta...- ma lui le passò accanto inchiodandola sul posto con lo sguardo, prima lasciarli nuovamente soli, avvolti dalle ombre dalle quali erano emersi.

Estrasse il telefono dal borsello e chiamò Meegan.

- Hey, sono Slash. Voglio vederti, Meg. Sono all'Hotel Vega. Chiedi di Greg, lui ti porterà da me. Ti aspetto... Sì... ciao- chiuse la chiamata e si diresse verso la musica che alimentava il Party.

 ciao- chiuse la chiamata e si diresse verso la musica che alimentava il Party

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