Capitolo ventitrè

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- Il suono è buono, per fortuna. Data la conformazione dello stadio e questo amplificatore preso all'ultimo momento, che sembrava potesse produrre un suono distorto a sentire dai vari pareri degli ingegneri del suono, devo invece dire che il suono è abbastanza pulito e chiaro - asserì Slash provando vari accordi durante quella sessione mattutina di sound check .

Myles si avvicinò al chitarrista e, inclinando la testa, lo osservava occuparsi del sound della sua Les Paul.
- Prova il riff di Sweet child- suggerì, indicando con l'indice lo strumento color oro.

- Se ti aspetti che il suono sia come quello di fine anni ottanta, mi spiace ancora una volta distruggere questo tuo desiderio...- rispose guardandolo negli occhi e scuotendo appena il capo, mentre le dita correvano caute lungo le corde della chitarra.

Myles incrociò le braccia al petto e si accigliò. - Non riesco proprio a capire come mai riprodurre lo stesso suono sia così complicato. È la stessa chitarra e lo stesso amplificatore Marshall, quello che solitamente usiamo. Non dico che sarebbe bello avere lo stesso sound, ma avvicinarsi, almeno...-

Slash smise di suonare e si accigliò, mentre inclinava la chitarra per mostrarla al suo frontman. I caldi raggi solari di mezzogiorno rendevano la chitarra più luminosa di quello che solitamente era. Riflettevano intensamente l'oro della vernice scalfita da anni e anni di utilizzo. Era uno strumento completamente artigianale, fatto apposto per mani esperte, e poche altre sorelle erano state prodotte dalle stesse identiche dita. Ed era ancora una delle preferite di Slash.

- Ho provato un'infinità di volte, in passato, a ricercare lo stesso sound, a riprodurlo fedelmente, ma mai con lo stesso risultato della registrazione- disse, prima di sfilarsi la tracolla e sostenerla dal manico, con il braccio destro sollevato. Poi, prima di avviarsi verso le altre chitarre che attendevano di essere accordate, aggiunse - sono giunto alla conclusione che non è possibile riprodurlo, perché è stato il risultato, a dir poco straordinario, della somma di varie varianti, prima tra tutte le condizioni interne dello studio di registrazione-

Myles attese che il chitarrista prendesse la sua chitarra rosso ciliegia e tornasse al centro del palco. Nonostante il silenzio del cantante, Slash proseguì - Dunque, non potendo avere queste condizioni, mi accontento che le note siano giuste e il suono buono- concluse con un ghigno sulle labbra.

Il cantante poggiò il palmo sulla spalla del chitarrista e si voltò verso gli altri della band, dando il via definitivo delle prove. Il batterista diede il tempo e Mr Brownstone risuonò sul palco.

Liv, dal fondo del palco, scattava foto ai musicisti con la sua Canon, immortalandoli nelle pose più naturali possibili. Le avrebbe passate alla pagina ufficiale del gruppo degli Aerosmith, che i fan seguivano con costanza per monitorare e avere l'idea della giornata tipo degli artisti.

Le fotografie scattate durante l'intero show e le dirette via Instagram erano state accolte con immensa gioia dai fans, che ovviamente chiedevano di più e lei li avrebbe accontentati, nel suo piccolo. Osservò lo scatto rubato a Myles Kennedy, mentre parlava con gli altri e la foto dove aveva immortalato Slash in uno dei suoi riff violenti, in Mr Brownstone.

Sorrise e selezionò le foto da tenere, cestinando quelle uscite mosse. Tornò a scattare qualche altra foto, un paio, e fece una breve diretta dal profilo ufficiale Instagram del Let rock tour prima di godersi la magia che solo le dita di Slash sapevano fare. Si strinse nelle spalle e si lasciò cullare dalle note del chitarrista, seguendo attentamente le melodie prodotte dalla chitarra elettrica di lui che sovrastava, durante gli assoli, qualsiasi altro suono presente, fungendo sia da collante tra una strofa e l'altra che da solista.

Lo osservava sfiorare quelle corde con i polpastrelli e rivolgere il viso verso il cielo, serrando le palpebre come se stesse comunicando qualcosa di maledettamente intenso attraverso la musica. Quando tornava a guardare davanti a sé, o inclinava la testa per posare lo sguardo sulla chitarra, la magia cambiava di intensità e la dolcezza lasciava il posto a emozioni oscure e crude, quasi violente ed erotiche. E guardandolo si rese conto di quanto quell'uomo potesse essere pericoloso per qualsiasi donna. Era stato un predatore in passato e continuava a esserlo anche in quel preciso momento, attraverso il linguaggio del corpo.


Non avevano più parlato dal pomeriggio del giorno precedente il concerto e quella mattina, quando era scesa dopo la colazione in camera, lo aveva intravisto nella hall discutere al cellulare, lontano dagli altri; Liv si era limitata a sorseggiare del caffè nero con parte del management e raggiunse lo stadio quando già il checksound degli Aerosmith era iniziato.



Lo aveva osservato in silenzio dalla sua postazione, mentre prendeva posto sul palco, qualche decina di minuti dopo la fine delle prove dei gruppo di Steven. Aveva canticchiato diverse canzoni a voce bassa, di entrambe le band e quando Steven le si era avvicinato, appena prima della fine delle prove di Slash, gli aveva mostrato i scatti fatti ai diversi musicisti, cercando di non far trasparire il troppo entusiasmo verso il chitarrista e la sua musica.

Con il primo pomeriggio arrivò anche la telefonata di Mia che si era mostrata irraggiungibile fino all'ora di pranzo, orario canadese. Chiusa nella sua suite, Liv cercava di far ragionare Mia che vedeva catastrofico l'andazzo di quella... storia? Relazione? neanche lei sapeva bene come classificarla, se non semplice sesso senza impegno.

- Liv, chiudi qua questa storia di sesso perché, se ancora non lo avessi capito, potrebbe ritorcertisi contro da un momento all'altro. Tu sei presa da lui, anche troppo da come me ne hai parlato, ma per lui, per quell'animale, tu sei un invitante passatempo da Tour- disse con voce ferma e Liv provò più di una volta a dire la sua, a far valere le sue ragioni tutte felicemente infiocchettate da un insicuro giro di concetti astratti basati sul cogli l'attimo.

- Mi hai confessato che è stato molto più di semplice sesso e che lui ha saputo toccare delle corde che pensavi fossero scomparse per sempre. Liv, potrebbe scaricarti da un momento all'altro e non lo dico perché sono una stronza ma perché, primo è sposato e secondo lo ha fatto milioni di volte. Taglia. Subito. -

Era stata chiara Mia, due mesi di intensa relazione sessuale con quell'uomo sarebbero potuti diventare deleteri per qualsiasi donna con un briciolo di emotività e forse ingenuità innata, perché alla fine, l'intera situazione era una dannata bolla di sapone sopra le loro teste inconsapevoli. E le bolle di sapone, come si sa, prima o poi scoppiano rivelando la fredda verità di cui sono portatrici.

A pensarci bene, dopo la telefonata con Mia, Liv si rese conto che Slash non l'aveva cercata e che lei, dal canto suo, non aveva fatto nulla per attirarlo a sé, nuovamente. Che la passione si fosse esaurita tutta nel giro di qualche ora di sesso perfetto? Che fosse bastato l'assaggio per estinguere le fiamme che avevano arso violente durante le ore precedenti alla loro unione? Di questo Liv non era sicura, ma fatto sta che le ore passavano e la loro alchimia pareva scomparsa, perduta.

Al concerto, praticamente divino, seguì un interessante party nella sala di un nightclub, con ingresso solo se iscritti alla lista degli invitati. Anche questa volta la festa era molto più che selettiva e non aperta a mezza città. Erano benvenuti artisti e musicisti che avevano diviso lo stesso palco quella sera e una schiera di bellissime donne, molte, come al solito, giovanissime e svestitissime e, dove la lingua costituiva una naturale barriera per la familiarizzazione, subentrava il linguaggio fisico che appianava qualsiasi difficoltà tra partecipanti alla conversazione.

Anche quella sera Liv si trattenne relativamente poco, cercando di non prestare troppa attenzione a quello che succedeva attorno a lei, ma l'occhio andò alla ricerca del chitarrista e trovarlo sorridente e sopratutto impegnato in una vivace conversazione con due donne, che sedevano ai lati della sua figura scura, le produsse quell'involontaria voragine nello stomaco, un senso di profonda delusione.

Finì il suo drink e, ondeggiando sui tacchi, gli passò davanti, puntando l'uscita del locale. Sarebbe rientrata in Hotel, con l'intenzione di farsi una doccia prima di sprofondare tra i cuscini del suo letto king size, pronta per affrontare il giorno successivo il viaggio verso la nuova destinazione del tour.

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