Capitolo diciasette - Chi sei?-

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Non seppe quanto tempo effettivamente fosse passato da quando, dal trovarsi spalle alla porta, con lui schiacciatole contro a consumare quella passione divampante, erano finiti sul letto king size del chitarrista. Fatto sta, che erano riusciti a ritagliarsi un angolino di tempo, seppur poco intermezzo temporale, per mettere qualcosa sotto i denti accompagnato da alcuni calice di Champagne per lei e acqua per lui che, senza farlo apposta, avevano riacceso la voglia l'uno dell'altra.

Liv continuava a muovere pigramente le dita della mano sinistra sopra al pettorale dell'uomo, sfiorando con i polpastrelli i contorni della parola impressa sulla pelle olivastra, appena sotto lo strano disegno tatuato: un teschio con cilindro posato su ossa lunghe, incrociate tra loro. Mosse il viso contro la sua spalla, sollevandolo quel poco che le permise di guardare il viso rilassato del chitarrista.

Le labbra erano piegate in un accenno di sorriso e gli occhi erano semichiusi. Rimase ad osservarlo così, pelle contro pelle, con la testa svuotata da qualsiasi pensiero finché lui non spostò gli occhi su di lei, sollevando le sopracciglia in segno di muta domanda. Gli sorrise e si sporse a baciargli le labbra.

- Mi guardi ancora?- le chiese sogghignando.

Liv si sollevò con il busto e posò la testa contro il palmo della mano, puntellandosi sul gomito. 

- Quando hai smesso con le sigarette, Slash? Dicevano che fossi un posacenere ambulante. Mi piace il tuo vero odore -

Corrugò la fronte come a fare mente locale e spostò lo sguardo verso sinistra. Stava probabilmente facendo un rapido conto - duemila... sette. Sì. Duemilasette - tornò a osservarla e le labbra si piegarono in un lieve sorriso. - Fumavo come due pacchetti al giorno, quando andava bene -

Liv avvicinò il viso al suo collo e lasciò un bacio sulla pelle delicata e sensibile. Slash in risposta ridacchiò sollevando appena la spalla, cercando di allontanare la bocca da lì. Lo sguardo di lei scese dalle labbra del chitarrista al petto, fermandosi sulle lettere che inchiostravano la pelle.

- DTYD... posso chiedere per cosa sta?- domandò, picchiettando con l'indice la scritta che stava accarezzando. Slash le prese la mano e portò le dita alle labbra prima di rispondere, voltando poi lo sguardo verso la scritta inchiostrata sulla pelle.

- Drink Till You Drop- disse con ancora l'ombra del sorriso sulle labbra, ma non aggiunse altro. Probabilmente una sorta di monito verso se stesso, pensò Liv che nel frattempo era tornata a guardarlo, trattenendo il labbro inferiore tra i denti per non ridere. Slash si accigliò e raddrizzò appena la schiena, infilando il braccio sotto la testa per guardarla meglio.

- Non so perché ma ho il presentimento che questo interrogatorio non sia finito...- e si sporse a baciarle ancora le labbra, liberando quel lembo di carne dalla morsa dei denti. - Cosa vuoi sapere? Ti avverto subito: non rispondo a domande troppo intime, tesoro, nemmeno sotto tortura -

Il sorriso della donna si allargò oltre misura, raggiungendo gli occhi che sembrarono brillare. Pareva una bambina alla quale fosse stato consegnato un baule pieno di nuovi giochi da esaminare, per la prima volta. Liv si sistemò meglio contro il corpo nudo del chitarrista, schiacciando le sue forme contro di lui che chiuse ad artiglio le dita sul gluteo, spingendosela più vicino possibile.

- Da cosa deriva il nome Slash?- chiese sollevando le antenne. Sapeva che gli era stato affibbiato dal padre di un suo amico, ma ne volle sapere di più.

- Mi fu dato dal padre di un mio amico quando ero ancora giovane. Frequentavo ancora la high school e ricordo che strinsi amicizia con gente particolare... unica, a suo modo, diversa dal resto del corpo studenti. Legai con Matt e Mark. Mark Cassel è figlio di Seymour Cassel, uno dei più grandi caratteristi degli ultimi cinquant'anni. Era un attore gettonatissimo durante gli anni sessanta e comparve in più di duecento film, per quel che ne so. Ai tempi potevo presentarmi a casa di Matt, sedermi in camera sua e suonare la chitarra per ore, senza che nessuno entrasse, imparando pezzi dai suoi dischi - Fece una pausa si sistemò meglio contro i cuscini, prima di riprendere a parlare.

- Ai tempi Seymour coltivava erba nel retro della casa, e in quella casa ci giravano anche i film porno. Era un paradiso, quella casa - rise e postò lo sguardo sul soffitto come a rivivere quel periodo. Liv lo ascoltava senza interromperlo mai.- Era un grande vantaggio trovarsi lì, da Matt: gironzolavamo da quelle parti e tentavamo di fare amicizia con quelle attrici. Non era una cosa molto appropriata, lo so, ma a loro piaceva avere ragazzini intorno con cui giocare fino a eccitarli, per poi spedirli a casa in preda alla frustrazione- rise e Liv scosse la testa divertita. Immaginò Slash ancora quindicenne alle prese con una pornostar. Impacciato, forse, chi lo sa.

- Poi cosa accadde?- chiese la donna curiosa. Slash la guardò divertito e continuò il racconto.

- Un giorno Saymour mi guardò e mi appioppò il soprannome che suonava alle sue orecchie meglio del mio vero nome. C'era un party, uno dei tanti, a casa sua, e io ero intento a cercare qualcosa in giro per le stanze. Mi toccò sulla spalla, mi fissò e mi disse: " Ehi, Slash, dove stai andando? Dove stai andando, Slash? Uh?" Ovviamente il nuovo nome mi rimase incollato addosso. I miei amici che frequentavano casa Saymour iniziarono a chiamarmi Slash, e presto anche a scuola tutti mi conoscevano così-

- Lo hai più rivisto? Dopo essere diventato famoso, intendo- chiese lei

- Sì, qualche tempo più tardi, durante il Tour di Use Your Illusion. Ero a Parigi e con me c'era mia madre. Mangiammo tutti e tre insieme e in quell'occasione mi spiegò che il soprannome che mi aveva dato incarnava, a suo parere, il mio modo di essere preso da attività febbrili. Mi aveva ribattezzato Slash perché non ero capace di stare fermo per più di cinque minuti. Mi vedeva come qualcuno sempre pronto a lavorare sul prossimo piano-

- E aveva ragione?- domandò inclinando il capo, ripensando a quell'uomo quando ancora giovane saltava come un grillo sul palco della sua band.

-E aveva ragione: sono stato sempre pronto a scattare, senza mai stare fermo in un posto. Ero perennemente in movimento e lo sono ancora: penso già al momento in cui saluterò mentre sto ancora arrivando. Saymour riuscì a riassumere questo aspetto del mio carattere in una sola parola- poi si voltò verso Liv con un sorrisetto sfrontato sulle belle lebbra- Può andare come spiegazione, Signorina Tyler?-

Liv lo baciò.

- Oh certo. Sono più che soddisfatta della risposta-

- Cosa vuoi sapere di altro?-

Lei ci pensò, sollevando gli occhi e portò l'indice alla bocca con fare scenico.

- Ho sentito dire che eri una specie di cleptomane da ragazzino, è vero?-

Slash rise, e rise ancora. - Ho rubato praticamente di tutto, tutto quello che pensavo mi servisse ma che non potevo permettermi. Rubavo quello che ritenevo potesse rendermi felice. Rubavo un sacco di libri, perché ho sempre amato leggere, ma anche tonnellate di cassette, perché ho sempre amato la musica. Erano facili da rubare. Erano sottili come un pacchetto di sigarette, per cui un ladruncolo ambizioso poteva nascondere l'intera discografia di un gruppo nei vestiti e andarsene dal negozio senza essere notato. Nei giorni peggiori, rubavo fino al massimo della capienza dei miei vestiti, per poi gettare il carico della refurtiva tra i cespugli e tornare a rubare ancora. Un pomeriggio rubai alcuni serpenti in un negozio di animali. Ho nascosto i serpenti facendoli avvinghiare attorno al polso e infilando il giubotto, assicurandomi che si fossero sistemati sufficientemente in alto sul mio avambraccio. - Fece una pausa, poi scoppiò a ridere.- Un giorno esagerai e ne presi un sacco: li lasciai da qualche parte, mentre ritornavo nel negozio per fregare anche dei libri che mi avrebbero insegnato come prendermi cura dei serpenti rari appena sottratti. Rubai una zattera gonfiabile da un negozio di articoli sportivi e solo per una scommessa con i miei amici- concluse guardando Liv praticamente a bocca aperta.

- Eri un teppista!-

- Può darsi, sì. Ho placato la tua fame di informazioni?-

Liv scosse la testa. Voleva sapere di più, voleva conoscere Saul prima di Slash e lui le avrebbe permesso di entrare nei suoi ricordi.

Eccoci qui con il primo capitolo.

Ciò che leggete è tratto dalla biografia ufficiale di Slash. Spero possa interessarvi e farvi ridere come ho riso io nel leggerla!

Sweet child of mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora