Sette giorni dopo.
Cameron nota solo oggi che Italia non viene a scuola da molto, forse troppo tempo. Finge di nulla. Tanto a lui di quella ragazza non importa assolutamente nulla - è questo che da a vedere. Cerca di vedere le sue foto su instagram, ma non ne trova insieme a lui. Solo una. Sotto il commento personale c'è scritto: MI HAI ROVINATO LA VITA. CI SPERAVO IN NOI. MA PURTROPPO NON È ANDATA COME VOLEVAMO. Leggendo il commento ci sta molto male. Non vorrebbe essere ricordato come colui che le ha rovinato la vita. Lui non le voleva bene, l'amava, ma non gliel'ha dimostrato. Anzi le ha fatto soltanto male.
Preoccupato che possa essersi fatta del male, chiede alla sua migliore amica se ha notizie di Italia. Lei risponde con un semplice ed innocente: <<No>>. Lui inizialmente non le crede, ma dopo il continuo, come potrebbe non crederle. <<È una settimana che non la sento>>.
Chiede alla professoressa di uscire dalla classe e lei gli ricorda il badge. Lui si reca in bagno. Il numero di Italia sotto i palmi dei suoi pollici. Clicca il numero e chiama Italia. Fa due o tre squilli ma Italia non risponde. Scatta la segreteria telefonica. <<Che cavolo ho fatto?>> urla nelle pareti del bagno che sembrano gemere di dolore quando lui lancia il telefono. Fortunatamente il vetro del suo telefono ha preso talmente tante cadute da esserci abituato. Infatti non si scheggia neanche.
Torna in classe madido di sudore. La sua preoccupazione, gliela si legge in volto. Da un pugno al banco. Si piega dal dolore. Lui ricorda come si è piegata Italia sotto i suoi pugni. Chiude la sua testa fra le braccia. Non è il tipo che piange, ma purtroppo ora non può fare altro.
---------
Appena suona la campanella, Inés prende il suo telefono e va dritta in bagno. Attiva Skype. <<Non siete ancora arrivati?>>
<<No>> afferma Italia. <<Ci siamo fermati all'autogrill. Sai, il papà>>.
<<E... come sta andando il viaggio? Bene? Voglio sapere i particolari. Ti prego>>.
Sente la porta del bagno aprirsi, si guarda intorno con circospezione. Se fosse Cameron nel corridoio, scoprirebbe che gli ha mentito e forse non se la caverà con un paio di pugni. Dice a Italia di smettere di parlare. Cerca di farsi piccola piccola. Si raggomitola sul water e cerca di non fare rumore.
<<Ma chi c'è?>>
<<Forse è Cam. Non ne sono sicura. Ma sento dei passi. Aspetta. Ora controllo>>. Si affaccia nella toppa della porta e lo vede. È Cameron. <<Stai zitta. Non fare alcun rumore. È lui>>. Inés nota che Italia si appallottola come per ripararsi da un grave pericolo. Non sente più alcun rumore. <<Mi sembra che se ne sia andato>>.
Fa per controllare l'esterno, il corridoio del bagno e nota solo un grande vuoto. Preferirebbe che ci fosse qualcuno lì dentro, magari la aiuterebbe se Cameron volesse attaccarla. Ma non c'è nessuno. La camera è più vuota di un bosco senza alberi, di una musica senza alcuna melodia, come il cuore di Italia che non prova più emozioni se non quella della tristezza. Cerca di rimanere silenziosa mentre si sposta dalla toppa, ma una volta che vi stacca l'occhio, sente un ruggito maligno al di fuori. <<Apri>> le grida la voce.
<<No>> risponde Inés. <<Ti spiacerebbe allontanarti dal bagno delle ragazze? Forse non ti sei accorto Cam che non è il bagno dei ragazzi>>.
<<So che stai parlando con Italia. Voglio solo sapere come sta>>.
Inés comprende ciò che Cameron vuole dire ma resta impassibile. <<Non vuole parlare con te>>.
<<Ti prego>> sente dire dall'altra parte con voce sofferente. Non vorrebbe sentirlo triste, ma dopo tutto se l'è meritato dopo tutto quel che ha fatto alla sua amica. Le sofferenze che le ha fatto patire.
Ora inizia a parlare con Italia. <<Se non sente la tua voce non mi mollerà. Mi farà rimanere chiusa qui dentro. Perché non costruiscono una maledetta finestra>>.
<<Uff... E va bene>>.
----------
Cameron fissa impotente il cellulare di Inés e intanto Italia è lì che aspetta una sua parola. A Cameron tornano in mente i ricordi di loro due insieme. <<Mi manchi>> dice.
<<Tu no>> gli ha risposto Italia.
<<So di averti fatto soffrire ma... Voglio solo sapere se stai bene lontano da me>>.
<<Lontano da te starebbe bene chiunque. Mi chiedo i tuoi come facciano a sopportarti. Gliel'hai mai detto perché non ci vediamo più? Gliel'hai detto perché cerco di starti il più lontano possibile? Perché ti odio? Perché...>> Non continua perché nota le lacrime agli occhi di Cameron. Italia stacca la chiamata e lui fissa lo schermo nero del telefono. Vorrebbe tirare il telefono in aria, ma sapendo che non è il suo non si permetterebbe mai.
Lo restituisce alla legittima proprietaria la quale lo rimprovera della fine della chiamata con la sua amica.
Lui ritorna in classe. Alla sua entrata tutti si preoccupano neanche fosse arrivato un mostro. Il lupo cattivo. Si siede al suo posto e fissa il banco vuoto di Italia. Decide di parlare con il professor De Bianchi, con il quale Italia aveva una gran confidenza, nel cambio dell'ora. <<Non sa dov'è Italia? Non si è mai persa un giorno di scuola>>.
<<No, Cam. So solo che ha richiesto il nulla osta per trasferirsi, ma non mi hq detto dove si sarebbe trasferita>>.
<<Quindi se n'è andata?>>
<<Si. Mi dispiace. Ma... avete rotto?>>
<<Si>> è la risposta secca di Cameron. Cosa avrebbe dovuto rispondere. Che lei si era allontanata per colpa della scuola? Si è trasferita per colpa mia. Mi ha lasciato perdere le ho fatto troppo male, vorrebbe dire, ma basta il pensiero di quelle parole a trafiggergli l'anima.
<<Mi dispiace molto. Stavate bene insieme. Una gran bella coppia al baloo studentesco>> dice il professore abbassando lo sguardo alla scarpe. <<Ora devo andare. Ho lezione. Per qualunque cosa mi trovi sempre a scuola. Se hai bisogno io nei cambi dell'ora e nell'ora di buca vengo in biblioteca dove leggo un po' prima di tornare a numeri, equazioni, espressioni ecc. Quindi se hai bisogno di confidarti mi trovi qui>>. Indica la biblioteca.
Dopo tanta comprensione, Cam si avvicina al professore e l'abbraccia. Il professore, ricevendo il primo abbraccio da lui rimane un po' stupito del gesto. Ma poi risponde all'abbraccio del ragazzo. <<Grazie, prof. Posso chiamarla "prof.", vero? O devo chiamarla "signore"?>>
<<Ma no. Queste cose sono vecchie. "Prof." va più che bene>>. E si allontana salutando il ragazzo, che sorride.
-------
Scusatemi, miei cari books' readers, per la prolungata assenza, ma ho avuto problemi. Un po' è dovuto alla mancanza di giga, un po' per la mancanza di tempo. Ho avuto un corso pomeridiano per la certificazione in inglese. Comunque mi fa piacere se state leggendo la storia e vi piace. Grazie per la compressione.
Pubblicato il 15/04/19
STAI LEGGENDO
Le attenzioni del mio bullo // CAMERON DALLAS
RomanceItalia Giordano ha sedici anni, è la secchiona della scuola. È timidissima. Italia, ogni giorno, viene presa di mira dalla banda dei Dallas's Boys, della quale fa parte anche il ragazzo che le piace, Cameron. Per evitare i continui insulti, la banda...