Capitolo 12. Cameron e Italia

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Dopo aber portato Italia a casa sua, Cameron sente dentro sé il disagio per i maltrattamenti fatti subire alla ragazza. La notte quasi non riesce a dormire a causa dei pensieri: un groppo in gola che non scende giù. Prova a non pensare più al passato, a non rimuginare su tutti gli avvenimenti di questi ultimi anni. Ma come fa a non pensare a Italia, alle sue lacrime sul viso, i tagli sulle braccia, il dolore scolpito in tutti i suoi lineamenti?

Decide di alzarsi dal letto e di farsi un giro fuori casa. Sa che a notte fonda ci sono molti malviventi per strada, ma esce comunque. Due ore prima ha portato Italia a casa sua, reduce da una sbornia. Non sa se recarsi o meno a casa sua in questo momento, così passa avanti. Fa per recarsi a casa di Monica, la quale lo accoglie a braccia aperte, per meglio dire a gambe aperte. Monica, notando che non è molto attento, gli chiede come stia.

<<Beh...>> esita. <<Credo... sto bene>>.

Lei decide di stimolare un po' il suo ragazzo infilando la mano nei pantaloni. Lui non resiste. Si mostra molto più attento adesso. Infatti spinge intensamente mentre bacia Monica. Lei risponde ai suoi baci. Lei gli prende la mano e gliela poggia sul seno sinistro. Cameron vede sbiadire la figura di Monica. Ora c'è Italia, la quale quando la accarezza geme. Alla ricomparsa di Monica lui riesce a finire tutto. Si accascia di lato lasciando Monica ansimante al suo fianco.

<<Ti amo, Cam>> dice Monica fra un respiro affannoso e l'altro.

<<Anch'io>> dice a Monica. Poi riferendosi a sé stesso aggiunge: <<Italia>>.

Se amo Italia perché sono venuto da Monica anziché andare da lei? è la domanda che gli frulla in testa in questo momento. O forse amo Monica e non Italia? la seconda.

Fa per indossare il suo giacchetto nero di pelle e, dopodiché, esce. Da un bacio alla sua ragazza. Appena è fuori, il suo incubo più grande e frequente ha preso vita. Una banda fuori la casa di Italia. Come passerà per tornare a casa sua senza scontrarsi con loro i quali lo pesteranno a sangue se dovesse succedere?

Fa per recarsi sull'altra sponda della strada, ma invano. I vandali già lo stanno seguendo. Vorrebbe scappare, ma viene immediatamente circondato da loro che sono in quattro. <<Sei sul nostro terreno>> dice il più grosso.

<<Non ti hanno detto che a quest'ora non deve esserci nessuno per strada? Nessuno?>> fa un suo seguace.

<<Veramente no. Non mi hanno mai detto nulla>> mente Cameron, il quale sa già che non se la berranno facilmente. <<Sono nuovo si qui. Non succederà più>> ammette alla fine. <<Promesso!>>

<<Non serve a nulla promettere. A nulla. Ormai hai infranto una regola molto importante. Quindi ciò significa che andrai punito. E anche severamente>> dice il più grosso. <<Tenetelo fermo a quell'albero. E poi dobbiamo essere molto silenziosi. Non vorremmo svegliare la povera gente che dorme?>>. Ride. <<Dammi il manganello. Subito>> Ordina al suo ragazzo più giovane. <<E mettetegli qualcosa in bocca per non farlo gridare>>.

Ricevuto il manganello, inizia a scaraventarlo su Cameron, il quale non riesce a gridare. Gli arriva dritto sul fronte, dalla cui ferita esce un fiotto di sangue. Il ragazzo si poggia la mano sul fronte il quale brucia subito al contatto.

Un altro gli arriva dritto allo stomaco. Gli altri si armano di bastoni, rami di alberi e tubi di ferro, che iniziano a scaraventare sul povero corpo di Cameron, il quale regge bene all'inizio, poi il dolore diventa più lancinante quando sul suo viso arriva il tubo di ferro. Vorrebbe gridare. Non potendo farlo, si lascia andare al suo destino.

Le attenzioni del mio bullo // CAMERON DALLASDove le storie prendono vita. Scoprilo ora