Appena finisco le lezioni saluto Alexie che incrocio nel corridoio e poi esco subito da scuola. Fa molto molto freddo fuori, tira vento forte e sta per venire a diluviare. Non vedo l'ora di tornare a casa dal mio ragazzo, mangiare la pizza calda che ci arriva tra poco e rimanere tra le sue braccia mentre cerco di non sentire i dolori delle mestruazioni. Cammino con fretta per le strade mezze vuote della cittadina in cui viviamo e mi perdo nel lungo viale di alberi tutti uguali che mi portano fino all'appartamento del mio ragazzo. Inserisco la chiave nella toppa e spingo leggermente la porta in avanti ritrovandomi in casa. Ghali è steso sul divano e sta guardando una partita di calcio, come al solito insomma. "Ciao amore" dico sfilando il giubbino e poggiandolo insieme alla borsa dietro la porta con l'affanno della camminata. "Aspetta Cris, sta finendo..." dice a voce alta tutto preso dal calcio in tv. Alzo gli occhi al cielo pensando quanto sia ossessionato da questo sport... "Sisi...tranquillo..." dico scuotendo il capo avvilita mentre vado in camera a mettere il pigiama. Dopo qualche minuto sento il ragazzo tirare un sospiro di sollievo e spegnere il televisore. Entra in stanza e mi guarda dolcemente mentre mi spoglio e mi metto il pigiama. È bellissimo, non fa che tenermi gli occhi addosso... "Hai visto come si è gonfiata la pancia?" Lui fa spallucce e scuote il capo. Alcue cose i ragazzi non le capiscono proprio... "Guarda, sembra che sia incinta!" esclamo alzando la maglietta. Lui si mette a ridere e mi cinge per i fianchi. "Me l'hai detto tu stamattina che quando avete il ciclo vi si gonfia la pancia!" dice con tono dolce mentre gioca con i miei capelli. "A proposito...come ti senti?" "Mh...ora bene, solo che poi ho delle fitte pesanti..." "Poi..." sussurra al mio orecchio. "Hai anche le tette più grandi..." mi metto a ridere con lui e fingo di dargli uno spintone. "Hahaha...scemo!" Lui mi da un bacio sul collo e accarezza i miei fianchi dolcemente. È bello sentire il suo odore e il suo respiro leggero su di me. "Ah Ghali!" "Si?" domanda tornando col viso di fronte al mio.
"L'hai ritirato il mio cappotto vero?" Lui sgrana gli occhi e si da uno schiaffo sulla fronte. "Cazzo! Mi sono dimenticato..." "Come ti sei dimenticato?!" esclamo ad alta voce gesticolando. "Cristina scusa..." "Ma 'scusa' un cazzo! Che mi metto domani?!" "Cris lo so, scusa mi è proprio passato di mente..." dice con tono dispiaciuto. "No Ghali, tu non mi ascolti mai quando ti parlo! Di quello che dico non te ne importa proprio!" "Ma no, non è così, è che..." "Io ti servo solo a cucinare e a pulire casa, poi del resto non ti importa! Chi me lo fa fare a diciannove anni?!" "Ma che dici?! Stai dando di matto?!" domanda seguendomi in salone. Basta, sto perdendo la pazienza. "Tutto questo per un giubbino?!" domanda impaziente con voce alta. "Non è per il giubbino, è per te che non mi ascolti. Quante volte te l'ho ripetuto che dovevi passare in lavanderia?!" "E va bene, ho capito! Ma me ne sono dimenticato e ti ho chiesto scusa, quanto vuoi continuare ad urlare ancora?" Il citofono suona e ci interrompe. Ghali paga le pizze e si mette sul divano con i due cartoni. Prendo la mia pizza e me ne vado in camera da letto. "Mangi a letto?" incalza dal salone. "Qualche problema?"Passato un quarto d'ora Ghali viene in camera. Sono comunque nervosa, ma non ho più voglia di urlare e litigare. Spesso è anche il ciclo che mi fa esagerare, anche se non ho mica torto... il rasta castano lega i capelli in una cipolla disordinata e si stende sul letto al mio fianco, sistema i cuscini sotto la testa e si mette con il cellulare in mano. Tra noi c'è silenzio e nemmeno lo scambio di sguardi. "Quand'è che è pronta casa mia?" domando freddamente guardando di fronte a me. "Sei seria?" "Certo." mi guarda malissimo poi sgrana gli occhi, "Per un giubbino che mi sono dimenticato te ne vuoi andare da qua?" "Ti ho solo chiesto quando è pronta casa, non fraintendere." Come sono acida... Lui rilassa il volto e sembra più sereno. "Ah..." "C-comunque... non lo so. Se vuoi domani chiedo." "La lingua per chiedere ce l'ho anche io. Pensavo tu lo sapessi." Fa di tutto per restare calmo e fa spallucce. "No, non lo so." Risponde tranquillamente anche se urtato dalla mia freddezza. Schiude la bocca per dire qualcosa, ma io mi giro nel letto dandogli le spalle. "Dai, non puoi fare così Cristina..." dice a bassa voce mettendo una mano sulla mia spalla. "Non toccarmi. Non voglio parlare."
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Un Po' Italiano Un Po' Tunisino
Romance"Un po' Italiano, un po' Tunisino.": 'La classica da classico' veniva definita Cristina da tutti i suoi amici. In effetti, era proprio così. Dopo la maturità, appena diciottenne, lascerà il suo piccolo paese dove si è sempre sentita ovattata e parti...