Mi risveglio sul divano nel salone di Alexie e Lucas. "Cris!" duce la mia amica vedendomi sveglia. "Ti sei addormentata qui...ti avevo preparato un lettino!" "Eh Ale, ieri proprio non c'ero con la testa..." rispondo stropicciandomi gli occhi. "Alla fine come è andata con Ghali?" domanda mentre inizia a fare colazione. "Niente,ha continuato a giustificarsi e a spiegarmi come è andata la cosa ma... io non lo perdono." "Credi che ti abbia mentito?" "Mh...non lo so... so solo che sto malissimo. Cioè, mi ha pure messa incinta! Che bel casino..." dico mentre riprendo a piangere senza sosta, come ieri sera. "No, tesoro non piangere..."Il mio cellulare squilla. È Ghali. Esito prima di rispondere, ma poi lo faccio. "Cristina, non riattaccare ti prego..." supplica parlando velocemente. Che faccio? Lo faccio parlare? Che vuole dirmi? In che modo ha intenzione di farsi perdonare? Faccio passare alcuni secondi in silenzio, senza dire nulla. "...dai parla." "Ho bisogno di parlarti. Ma non qui, a telefono. Volevo vederti. Non dirmi di n..." "No, sono io che devo parlarti." "Beh, dobbiamo parlare entrambi." Dice facendomi spuntare un sorrisetto divertito. "Ti passo a prendere alle nove?" domanda con tono più rilasaato. "E va bene. A prescindere da 'noi' dobbiamo fare qualcosa, sono due settimane che non mi viene. Ora basta, mi serve una visita."
Siamo seduti al tavolino di un bar per discutere. Lui è molto stanco, si vede dalle occhiaie. Ha preso un caffè, io invece del latte caldo. "Non hai dormito stanotte?" gli domando alzando lo sguardo dalla mia tazza. "Sono stato davanti casa di Alexie e Lucas fino alle due sperando che mi aprissi. Non l'hai fatto. Sono arrivato a casa mezz'ora dopo a casa e ho realizzato di non avere le chiavi. Te la faccio breve: sono rimasto in macchina fino a quando non ho ricordato dal nulla di avere una copia nascosta in auto, erano le quattro del mattino più o meno." Quando sento queste cose mi arrabbio davvero tantissimo... "Quante volte ti dico di portare sempre le chiavi con te? Quante? Non è detto che ci sia Cristina a casa ad aprirti al citofono sempre." "Eh, lo so..." "Ma come facevi quando vivevi da solo?!" lo rimprovero mentre metto dello zucchero nel latte. "Stavo più attento." Ammette fermandosi a guardarmi. "Da oggi in poi dovrai stare 'più attento' di nuovo, perché casa mia è pronta. A mia insaputa." Dico poggiando un tono più nervoso sulle ultime parole. La sua espressione cambia in un attimo. "Cris, si, s-su questo hai ragione, però..." " 'però' cosa?! Bugie su bugie! Ghali, sono furiosa con te! Sai perché sono qui a parlarti? Perché qui dentro c'è nostro figlio. Non per altro!" "Non arrabbiarti di nuovo. Fammi parlare..." "Non mi arrabbio di nuovo." Dico semplicemente, "...non ho mai smesso di esserlo da qui a...ieri." "Perché non mi hai detto che il MIO appartamento fosse pronto? Dov'era il tuo problema? Che scopo avevi?" Lui mi guarda sbuffando. "Mah, secondo te? Ti avevo tutti i giorni con me, ti addormentavi tra le mie braccia e ti risvegliavi nello stesso modo. Cenavamo insieme e facevamo colazione insieme. Studiavamo insieme e guardavamo film insieme. Convivevamo, nel vero senso della parola, ma dovevamo farlo perché non avevi una casa. Però tu ci stavi bene, e io ci stavo bene. Ho provato a nascondertelo per il maggior tempo possibile perché non ti avrei voluto chiedere di trasferirti da me, perché la sola parola 'convivenza' spaventa, soprattutto a venti anni, e ti capisco.
Però, senza che ce ne rendessimo conto, quella era una convivenza, solo che dirti che casa tua era pronta e proporti di rimanere lo stesso da me, avrebbe reso tutto difficile." Beh, in effetti ha ragione. L'ha fatto per non farmi andar via... "Buongiorno!" esclama svampita una ragazza avvicinandosi a noi. È Kara...
Si siede velocemente vicino a noi, ci guarda per un attimo. "Lei sa...?" "Si, tutto." Risponde freddo Ghali sapendo già a cosa si riferisce. Ha la faccia stanca, non l'ho mai vista così. "Mi dispiace." Dice d'un tratto guardandomi. "Tu ora mi odierai...e fai bene. Ma sappi che lui non centra nulla. Ghali non centra." In quel momento riprendo a respirare regolarmente e mi sciolgo. "Davvero. Tutta colpa mia. Lui non ha mai mostrato interesse nei miei confronti. Mai. Io invece, ho provato a baciarlo, come la stupida. Lui mi ha respinto. Quindi complimenti. Anzi, sei fortunata: un ragazzo così, che ti ama pure, e ti è fedele. Solo dopo aver provato a baciarlo ho realizzato di cosa avessi combinato. Stanotte non ho chiuso occhio, sono stata male pensando di aver rovinato una coppia fantastica. Capisco che idea ti sia fatta di me: la classica 'stronza' che arriva e si ruba il ragazzo... beh, no, non lo sono. In fondo sono un'immatura, stupida, ma sono buona, e mi sono venuti i sensi di colpa. Tu avrei cercata oggi a scuola se non ti avessi trovata qui al bar, ma te ne avrei parlato, e il prima possibile..." sto ferma ad ascoltare ogni sua singola parola e realizzo quanto sia stata cretina a non fidarmi di Ghali, che mi è così fedele. "Adesso tranquilli. Io ho dato i miei esami, non ci vengo più a scuola. Sparisco dalle vostre vite. Ho creato scompiglio, lo so, e non so più come scusarmi. Vi auguro tutto il meglio." Ghali aveva ragione. Lui non la ama, non l'ha baciata. Lui è solo per me.
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Un Po' Italiano Un Po' Tunisino
Romance"Un po' Italiano, un po' Tunisino.": 'La classica da classico' veniva definita Cristina da tutti i suoi amici. In effetti, era proprio così. Dopo la maturità, appena diciottenne, lascerà il suo piccolo paese dove si è sempre sentita ovattata e parti...