Parte 28

164 5 0
                                    

Guarda fisso nel vuoto e sta seduto al mio fianco sulle poltroncine blu in sala d'attesa senza dire una parola. "Sei nervoso?" gli chiedo. "Emh...si." Ammette mentre si tocca ansioso i dread. "Ce lo siamo già detti, e l'abbiamo già capito. Sarà solo una conferma." "Lo so..." risponde semplicemente senza staccare lo sguardo dal punto lontano che sta fissando. Anche io sono in ansia, ma so già cosa mi dirà il medico, quindi la mia ansia è molto relativa... "Signori, il dottore è pronto ad accogliervi." Annuncia una ragazza sorridendoci. Ghali scatta impiedi dalla sedia e mi guarda mentre mi alzo. "Dai, andiamo." Sussurra prendendo per un attimo la sua mano nella mia per calmarmi un po'. Essendo anche molto piccola, sarà la seconda volta che vado da un ginecologo, sta volta, non per un semplice controllo. "È inutile fare il test se poi dobbiamo andare dal dottore!" aveva detto il mio ragazzo qualche giorno fa. Di fatti, eccoci qui. "Salve..." diciamo nello stesso momento quando entriamo nello studio. L'uomo ci guarda per un attimo e ci fa un caldo sorriso sistemandosi dietro la sua scrivania. "Prego, sedetevi ragazzi!" io e Ghali lo obbediamo mettendoci di fronte a lui. "Siete giovanissimi, eh?" domanda con tono solare. "Quanti anni avete?" "Venti..." rispondo mentre gioco nervosamente con gli anellini che ho alle dita. "Mh...va bene..." dice con voce più bassa senza smettere di sorridere mentre appunta l'età e il mio nome su carta. È così solare quest'uomo che quasi non sento l'ansia... Ghali invece, è praticamente in paranoia. "Quindi, tornando a noi... lei, signorina, ha un ritardo, giusto?" "S-si..." rispondiamo io e il rasta all'unisono. "Va beh!" sbuffa simpaticamente alzandosi impiedi. "Vediamo un po' se siete due oppure tre..." "Seguitemi!" Sposta una tendina che divide in due la stanza e mi trovo davanti un lettino e mille aggeggi tecnologici. "Su, non si preoccupi!" esorta sorridendo, "Salga su!" Guardo Ghali negli occhi e nello stesso momento prendiamo un bel respiro. "Okay..." rispondo con tono basso mentre mi alzo la maglietta per lasciare scoperta la pancia. Mi stendo sul lettino e guardo Ghali sedersi al mio fianco su una sedia alta. 

Il dottore maneggia i computer per un attimo e subito dopo stende sulla parte bassa del mio addome una 'gelatina' azzurra fresca. Ghali prende la mia mano e la stringe forte mentre muove su e giù le gambe per scaricare la tensione. "Vediamo un po'..." dice il dottore con tono spensierato cercando di tranquillizzarci. Inizia a muovere un oggetto sul mio addome e dallo schermo del computer si proietta l'ecografia che mi sta facendo. Dopo pochi secondi sembrati un' eternità, il dottore si gira verso di noi e indicando con il dito uno spazio sullo schermo dice: "Lo vedete questo puntino minuscolo, questo puntino bianco?" io e Ghali subito ci guardiamo negli occhi e lui stringe ancora di più la mia mano in segno di affetto. "È vostro figlio, o figlia. Lei è incinta signorina."


"Chi? Questo puntino qui?" domanda Ghali mentre gli si inumidiscono gli occhi di lacrime. Sembra felice e quasi non ci capisce niente. "Si." Risponde il dottore. Resta a fissare incredulo lo schermo del computer sorridendo debolmente. Si volta verso di me e mi sorride, mi guarda mentre non riesco a realizzare cosa sia appena successo. Quello lì, proiettato sullo schermo è mio figlio, nostro figlio. Mi lascio cadere un sospiro e porto la testa indietro, chiudo gli occhi e una lacrima di preoccupazione mista ad emozione riga la mia guancia. "Dai...mamma." dice Ghali che non smette di sorridere come imbambolato poggiando un tono scherzoso su quella parola. Ora che vuole? Scappare? Lasciarmi sola con un bimbo in grembo a diciannove anni? Cosa vuole? Lo so già che se ne andrà e riprenderà con la vita di prima, senza calcolare di avere un figlio. "Ora ci rimbocchiamo le maniche, e andiamo avanti insieme. Tutti e tre." No, forse ho capito male? "C-cosa...?" "Si, che credevi che sarei andato via? Avrei potuto farlo quindici giorni fa quando già lo sapevamo." "Io non me ne vado. Uno, perché quello è mio figlio. Due, perché non la lascio la ragazza che amo solo perché a venti anni mi è successo di metterla incinta. È capitato, è ovvio che a quest'età non lo si vuole, adesso però lui è qui..." dice indicando lo schermo, mentre il dottore stampa l'ecografia. "... e si trova il modo per farlo crescere bene come sono sicuro saprai fare." " 'saprai'? È di entrambi questo bimbo." Puntualizzo ovvia. "Tu saprai crescerlo, io no." "Sarai un papà fantastico invece." "E tu una mamma super."


Un Po' Italiano Un Po' TunisinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora