Parte 37

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"Sei sicuro che questa culla regga?" gli domando scettica nella cameretta di nostro figlio. "Certo, l'ho montata io!" risponde Ghali ridendo. "Ecco, appunto..." "Dai, ahahah... ora che nasce ce lo mettiamo dentro e capiamo se regge o meno! A proposito... la borsa con tutto l'occorrente per l'ospedale ce l'hai?" "Si,ho tutto. Il passeggino è pronto, deve soltanto nascere." "Dai che manca poco..." mi dice incoraggiandomi. Ci guardiamo intorno per controllare meglio la cameretta: ha le pareti azzurre, culla, cassettone e giocattolini a posto. "Immagina se il dottore si è sbagliato e nasce una femmina..." fantastico io guardandomi intorno. "Eh no, non farò come nei film americani che mi metto a dipingere tutto in rosa!" dice Ghali scuotendo il capo. "Ma tanto è un bel maschietto! Non vedo l'ora che nasca!" In un secondo sento inumidire leggermente il mio intimo. "G-ghali..." balbetto spaventata. "Si?" "M-mi sa che si... s-si sono rotte le acque..."

"Ghali fa troppo male, cazzo!" urlo presa dal dolore più forte che io abbia mai sentito in vita mia. Lui trema, piange e guida verso l'ospedale allo stesso tempo. "Amore stiamo arrivando, dai che stiamo arrivando..." risponde completamente nel pallone mentre cerca di non distrarsi dalla strada. Sono le otto di sera, e le strade sono decisamente trafficate. Un'altra fitta fortissima mi colpisce e non riesco a non piangere, il dolore non è misurabile. "Ahia, cazzo! Non ce la faccio più!" "Cristina, ti prego non piangere, su, per favore... già sto morendo io dall'ansia..." il mio respiro si fa irregolare, e seppure lo senta non riesco ad ascoltare ciò che mi stia rispondendo. Quasi mi si annebbia la vista, vorrei solo avere mio figlio tra le mie braccia e non sentire tutto questo male, è insopportabile. Cerco di regolarizzare il respiro, di trattenere il pianto e il dolore, ma tutto sembra impossibile ora. "Chiama mamma...!" gli ricordo ad alta voce senza fiato mentre mi colpisce un'ennesima fitta. "Si, dopo Cristì! Vorrei non fare un incidente prima di arrivare in ospedale! Tremo tutto!" risponde in lacrime di preoccupazione scuotendo il capo velocemente. Non rispondo e continuo a piangere dal dolore. "Ecco, siamo arrivati..." dice convinto fermando l'auto davanti al pronto soccorso stringendomi la mano. "Ce la fai a camminare?" chiede nervoso con gli occhi lucidi. "No, non ce la faccio Ghali..." piagnucolo esausta in singhiozzi. "Si, o-okay. Vado a chiamare qualcuno dentro..." esce dall'auto e corre in ospedale. Dopo pochi secondi riappare insieme ad un'infermiera e una sediolina a rotelle. "Signorina, si sieda qui!" mi esorta la donna sorridendo con carica. "Non ce la faccio, mi aiuti!" rispondo persa dal dolore. Ghali e lei con un movimento che non so spiegare mi caricano su e in un attimo sono in sala parto con il mio ragazzo al fianco e il dottore di fronte. "Su, è prontissima al parto, è il momento!" esclama facendo avvicinare due infermiere a me. Sto per stringere mio figlio tra le mie braccia. Non ci credo ancora, non realizzo.


"Signorina, riesce a seguirmi?" mi chiede il ginecologo dopo una domanda a cui non ho risposto mentre le contrazioni si fanno di me. Non rispondo, non ho la forza... "Come si chiama?" mi domanda per capire se ho la lucidità o meno. "Cristina!" sospiro senza forza. "E il suo ragazzo?" "G-ghali!" dico con voce strozzata dal dolore. "Quanti anni ha?" "Dio, tutte ora ste domande?! Ci sono, sono lucida!" "Allora signorina, inizi a spingere, più forte che può!" mi esorta il dottore, mettendo una mano sulla mia gamba. Ghali lo vede ma giustamente non dice nulla, sta facendo il suo lavoro, e lui è troppo agitato. "Vai amore mio..." dice il mio ragazzo baciando la mia mano prima di stingermela forte mentre non smette di tremare e trattenere le lacrime. La prima spinta la do con tutta la forza che avevo, e il dottore mi chiede di ripeterla. Un'altra fitta lancinante si fa sentire e mi scappa un altro urlo, fa troppo male, troppo, troppo... "Forza Cristina!" dice Ghali impanicato, mentre guarda la scena con gli occhi sgranati. "Dio mio!" grido dopo aver spinto ancora, ma non basta. "Vada, vada che manca pochissimo!" dice il ginecologo dandomi la carica giusta. "Oh cazzo..." mormora Ghali impressionato guardando la scena. Ci manca solo che svenga... "Vai Crì, sono qua tranquilla. Dai, voglio nostro figlio, spingi!" quel "nostro figlio" mi fa capire davvero il perché adesso sto soffrendo, e perché devo metterci il massimo. Per Nostro Figlio. Gli stringo forte la mano, con una presa più forte delle precedenti e spingo dando tutta la forza che avevo. È la rottura di un pianto a far piangere anche me. È nato. 

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