Il mio nome è Otto Hargrevees e da quello che avrete capito faccio parte dell'Umbrella Academy, o meglio, facevo parte.
Adesso ho trent'anni e mi trovo sperduta nel futuro per colpa di mio fratello.
Il mio potere è l'invisibilità e sinceramente ho sempre pensato di essere stata una ragazza fortunata, perché a parer mio è uno dei superpoteri più speciali di tutti.
Grazie alla persona che noi abbiamo sempre chiamato papà, il signor Hargrevees, ho scoperto ogni sfaccettatura di esso e infatti per questo lo ringrazierò sempre, l'unica cosa a suo svantaggio è il fatto che per me e i miei fratelli e sorelle non è mai stato veramente presente.
Le uniche persone che ci stavano realmente vicine erano Grace e Pogo, che persone neanche erano.
Grace, ovvero nostra madre, è un robot ideato da papà che ci ha sempre fatto da badante, ma si comportava anche come una madre.
Ci leggeva le favole la notte e ci preparava dei piatti deliziosi.
Il mio preferito era la lasagna.
Pogo invece, è una scimmia, ma sembra veramente una persona.
Cammina come noi e porta persino gli occhiali.
Credo che sia una delle persone che mi è stato più vicino in quella casa e anche una delle persone che al momento mi manca di più.
Con i miei fratelli e sorelle non ho mai avuto un rapporto così intimo, infatti grazie a questo mio potere, molte volte tendevo a nascondermi pur di non farmi vedere.
Non che mi stessero antipatici, dopotutto ci sono cresciuta insieme, è solo che non sono mai stata una persona che ama parlare con gli altri, infatti sono abbastanza timida e per niente loquace.
Solo un ragazzo lì dentro però è riuscito negli anni a cambiare un po' questo mio carattere.
Il ragazzo non ha un nome, come me d'altronde.
Esatto, tutti lo conoscono come Cinque, il ragazzo so tutto io e a volte arrogante.
Si, devo ammettere che il ragazzo aveva un carattere difficile, ma non tutti lo avevano capito fino in fondo come lo avevo capito io.
Noi passavamo molto tempo insieme, anzi, devo dire che lui passava molto tempo con me. Molto spesso mi nascondevo in mansarda, ma lui con i suoi viaggi nello spazio si teletrasportava subito da me.
Non so come faceva a trovarmi sempre, però ci riusciva.
Con lui ho passato la maggior parte dei miei momenti felici, ma non solo, anche quelli più cupi.
Infatti non ho mai capito se il nostro rapporto fosse qualcosa di più di quello tra fratello e sorella.
Il fatto è che non l'ho mai potuto capire.
Dopo quel giorno in cui è scomparso non ho mai smesso di pensare a lui.
Non ho mai smesso di aspettarlo.
Io però sapevo sarebbe tornato, me lo aveva promesso.*flashback*
Cinque:«Lo so che sei qui, non nasconderti anche da me» disse cercandomi tra gli scatoloni della mansarda.
Mi spostai di poco pensando non mi vedesse, invece per errore urtai un libro e il ragazzo si fermò davanti a quel punto con le braccia sui fianchi.
Cinque:«Marco?..» disse esausto, sapendo già che avrei risposto.
Otto:«..Polo» dissi triste facendomi vedere.
Otto:«Possibile che perdo sempre a questo gioco?» dissi abbattuta.
Cinque mi raggiunse e si sedette vicino a me.
Cinque:«C'è solo bisogno di un po' di pratica» disse sorridendomi «Come mai qui?»
Otto:«Ormai dovresti esserci abituato» dissi prendendomi le ginocchia tra le braccia e affondando la testa in esse.
Cinque:«Non intendevo questo» disse per poi sciogliere le mie braccia e prendere il mento con le dita, facendomi capire che voleva lo guardassi «perché sei di nuovo qui? Mi avevi promesso che non ci saresti più salita. Mi avevi detto di stare meglio» disse quasi preoccupato per poi togliere le dita.
Otto:«Lo so...» dissi abbassando la testa.
Una lacrima mi scese improvvisamente e Cinque notandola portò il suo braccio intorno alla mia vita facendomi avvicinare di più a lui, poi lo portò intorno alle mie spalle.
Cinque:«Non piangere..» disse mentre mi accoccolai sul suo petto «ci sono qui io»
Mi alzai improvvisamente.
Otto:«Si, ma non ci sarai sempre» dissi tra le lacrime.
Cinque:«E questo chi te lo dice?»
Otto:«Cinque, prima o poi tutti se ne vanno» dissi mettendo la testa nell'incavo del suo collo.
Cinque:«Io ci sarò Otto» disse mettendo meglio il braccio così da avvicinarmi sempre di più a lui «ci sarò sempre»