Immagina Cinque TUA prima parte

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Il mio nome è Otto Hargrevees e si, faccio parte dell'Umbrella Academy da quando sono nata.
Ho vissuto la mia vita, fino ad ora, in questa grandissima accademia gestita da mio padre.
Il signor Hargrevees.
Qui vivo con i miei fratelli.
Siamo nati tutti nello stesso giorno, ma con genitori diversi.
Il signor Hargrevees ci ha spiegato che siamo stati riuniti tutti in questa accademia perché abbiamo delle capacità.
Capacità che solo una minima percentuale dell'umanità ha.
Ognuno di noi ha un potere diverso dall'altro e veniamo addestrati ogni giorno per poter utilizzare al meglio queste nostre capacità e per capire come gestirci a vicenda.

Mio fratello Uno ha la super forza.
Due riesce a direzionare gli oggetti controllandoli con la propria mente.
Mia sorella Tre con la sua voce può cambiare ogni decisione e pensiero di una persona.
Quattro può vedere oltre.
E quando dico oltre intendo proprio l'aldilà.
Secondo me è uno dei poteri più belli, anche se alla fine può sembrare uno dei più macabri.
Lui non lo sopporta molto, si vede.
Mio fratello Cinque invece può teletrasportarsi ovunque e addirittura viaggiare nel tempo.
Quest'ultima diciamo la sta ancora sperimentando, però non si da per vinto.
Essendo poi lui uno dei più testardi sicuramente troverà un modo.
Sei invece può tirar fuori da se ogni tipo di mostro spaziale.
Sette? Bhe, diciamo che ha dei poteri.
Insomma, noi tutti siamo stati informati fin da subito che lei non ha poteri a confronto nostro, però...diciamo che per sbaglio ho sentito parlare Pogo e nostro padre di una certa "capacità immane da tenere a freno di Sette".
Numero Otto.
Io.
Me stessa.
Il mio potere?
Prevedo il futuro.
Esattamente.
Vi posso dire qualsiasi evento che accadrà nei prossimi giorni, mesi, anni.
Persino le cose più complesse, anche se effettivamente non mi è mai capitato di avere una visione importante.

Otto:«Campanello» dissi sul mio letto mentre leggevo un libro alzando la voce, così da farmi sentire da Pogo.
Pogo venne verso la mia camera.
Pogo:«Otto, qui mai nessuno ha suonato il campanello»
Tu starai pensando.
Perchè non fidarsi di una sensitiva?
Bhe, diciamo che ancora non riesco a capire come gestire questo potere e ogni tanto non ci azzecco.
Ammetto che ultimamente non ci azzecco per niente.
Otto:«Si, ma papà sta tornando»
Pogo:«Tornerà la settimana prossima, lo ha detto ieri al telefono»
Lo guardai fisso negli occhi.
Pogo era veramente molto apprensivo in tutto e cercava di stare calmo in ogni situazione.
Possiamo dire che era come una specie di assistente per papà,
ma per noi era molto di più.

Otto:«Imprevisti» dissi guardando un punto fisso avanti a me.
Segno di una visione.
Subito dopo tornai a leggere il mio libro.
Pogo rimase per un attimo davanti l'uscio e poi tornò indietro per controllare la situazione in casa e per accertarsi che tutto vada bene.
Di fuori stava piovendo a dirotto e tuoni e fulmini si concentravano tutti nelle vicinanze.
Non un buon segno a mio parere.
Chiusi immediatamente il mio libro e uscii di camera.
Uno e Tre mi stavano guardando.
Dalle loro espressioni sembrava che io stessi cercando un po' di compassione, ma non è affatto così.
Anzi, sono sicura che le mie predizioni abbiano un senso in realtà.
Continuo a camminare lungo il corridoio senza pensarci un attimo di più, finché non mi fermai a guardare Cinque, che stava come studiando un qualcosa, anche se in realtà non so cosa.
Non è la prima volta che mi soffermo davanti camera sua a guardare ciò che fa.
Non prendetela come una cosa brutta.
Non sono una stalker e tra l'altro è mio fratello.
Poi ci odiamo a morte.
Quindi...

Cinque:«Che vuoi?» disse sbuffando per poi alzare la testa verso la mia direzione.
Arrossii leggermente.
Odiavo quando facevo così.
Otto:«Niente» dissi provando a rispondere in malo modo.
Fece un mezzo sorriso.
Era la prima volta che lo vedevo sorridere per un qualcosa che ho detto ed era la prima volta che non mi cacciava via...
Non so come sia successo, ma immediatamente dopo mi ritrovai assalita da una forte ventata e mi ritrovai la porta in faccia.
Otto:«Cinque!» urlaiZ
Mi toccai immediatamente il naso e come avevo intuito mi stava uscendo del sangue dal naso.
Nessuno era andato a vedere cosa stesse succedendo, visto che non è la prima volta che io urlo a Cinque o viceversa.
Come avevo detto prima,
non ci andiamo molto a genio.
Più che altro ci odiamo.
Anche se ultimamente stavo ricredendo un po' di più in lui, cosa non ricambiata purtroppo.

Otto:«Stronzo» dissi con una lacrima che mi stava rigando il volto.
Me ne andai in bagno e mi chiusi dentro.
Mi guardai allo specchio per vedere bene la situazione del mio naso.
Otto:«Ahia!» dissi toccandomelo.
Continuai a lacrimare.
Non so neanche perchè.
O forse si, dato che ero lì da sola.
Sarà pure una delle cose più fighe del mondo avere dei poteri, ma io preferirei in gran lunga avere degli amici.
Provai a fermare il sangue in qualche modo.
Subito dopo mi sciacquai con un po' d'acqua.
Era diventato un po' gonfio.
Avevo gli occhi ancora lucidi e un'ultima lacrima fuggitiva stava scendendo nel momento in cui aprii la porta.
Mi ritrovai davanti Cinque.
Mi stava guardando.
Dalla sua espressione sembrava essere preoccupato.
Cercai di sorpassarlo, dunque andai contro la sua spalla spintonandolo un po' all'indietro.
Se l'ho fatto apposta?
Decisamente.
Scesi le scale per andare al piano di sotto, visto che era il momento di cenare.

Mamma:«Ragazzi! Scendete!» disse nostra madre dalle scale, sorridendo.
Mamma:«Oh Otto, eccoti qui»
Subito dopo il suo sorriso si spense.
Mi guardò dubbiosa e poi mi toccò il viso.
Mamma:«Che hai fatto al naso?»
Abbassai lo sguardo.
Arrivarono anche gli altri e questo discorso si chiuse all'istante.
Tutti ci sedemmo a tavola e io mi misi come di mio solito di fianco a Cinque.
Mi stava guardando da quando si era seduto.
Non capivo cosa volesse.

*dlin dlon*
Alzai la testa immediatamente, come tutti i miei fratelli e sorelle.
Erano tutti abbastanza sorpresi da quel suono, perché, come aveva detto prima Pogo, non succede mai che suonino lì.
Io stavo sorridendo.
Anche i miei fratelli, sapendo delle mia visione di prima sembravano sorpresi.
Pogo mi guardava soddisfatto e stupefatto allo stesso tempo.
Cinque stava facendo il suo solito sorrisetto da sapientone, come se sapesse già da subito che la mia visione fosse azzeccata, e continuò semplicemente a mangiare.
Pogo andò ad aprire e davanti a noi si mostrò il signor Hargrevees zuppo dalla punta dei capelli fino a quella dei piedi.
Aveva in mano un ombrello che non riusciva a chiudere per il forte vento e la giacca aveva cambiato colore a causa dell'acqua.

Signor Hargrevees:«Questo tempo non me lo sarei mai aspettato così brusco» disse lottando ancora con quell'ombrello.
Pogo:«Signore, entri immediatamente»

Pogo:«Come mai è tornato così presto?»
Signor Hargrevees:«Imprevisti»
Pogo si girò verso di me e dopo sussurrò qualcosa a papà.

Improvvisamente mi sentii debole.
Mi girava tutto.
Chiusi gli occhi e misi istintivamente una mano sul braccio di Cinque ed iniziai a stringere fortissimo.
Cinque:«Otto? Otto!»
Stavo cominciando a sentire il dolore sempre più forte, così tolsi la presa dal ragazzo e spostai le mani sulle tempie.
Sembrava che stessero per esplodere.
Sentivo le orecchie fischiare.
Tutto era ovattato e sfocato.

Pogo:«Signor Hargrevees...»
I due si guardarono negli occhi.
Papà si tolse immediatamente il cappotto e si alzò le maniche.
Mamma e Pogo spostarono il tavolo.
Di solito avevo una crisi del genere prima di una visione,
ma non era mai successo così forte.
Cinque:«Perché reagisce così?»
Si avventarono subito su di me e spostarono la mia sedia ancora di più verso il centro della stanza facendo allontanare i miei fratelli.

Il dolore non cessava.
Era sempre più forte.
Iniziai ad urlare.
Un urlo pieno di dolore.
Sempre più forte.
Cinque:«Perché reagisce così?!» chiese per l'ennesima volta, ma urlando.
Signor Hargrevees:«Va in camera tua Cinque»
«Anche voi ragazzi, non c'è niente da vedere»
Cinque:«No!»
Signor Hargrevees:«Non lo ripeterò ancora Numero Cinque»
Stavano allontanando anche Cinque, ma lo bloccai nuovamente per un braccio.
La mia mano tornò con la presa salda di prima.
Alzai la testa e mi sentii come sollevata da qualcosa o qualcuno.
Stavo per avere una visione.
Guardai.
Avrei preferito non farlo...

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