Capitolo 11

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Julyen non aveva mai visto la Discordia da una distanza ravvicinata come quel giorno. Gli sembrava strano avere di nuovo la pelle a contatto con la camicia grigia, indossare qualcosa di integro come la divisa e non capi logori, sporchi e polverosi. L'acqua scarseggiava nei bassifondi, rendendo difficile la pulizia - cosa molto diversa dal centro di Sester, visto che la Discordia appariva tirata a lucido. Rifletteva la luce di quella giornata, per puro caso, serena, abbagliando parecchi membri dell'equipaggio, che man mano che si avvicinavano si coprivano gli occhi con le mani per non rimanere accecati. Portavano tutti sulla spalla il borsone su cui era stampato il simbolo del Patto, qualcuno chiacchierava a gruppetti e non erano pochi quelli a rivolgere occhiate incuriosite a Julyen che tra tutti appariva il più spaesato.

In fondo alla rampa, vide Briya, intenta a gesticolare animatamente con BIT, mentre la Breckett era a poca distanza, ferma a leggere il pad, incurante di quel che venisse detto. Erano gli ufficiali a controllare le operazioni di imbarco visto quanta poca attenzione il comandante della Discordia stava ponendo al flusso che saliva sulla nave. Julyen la osservò inclinando appena la testa: era la prima volta che la vedeva in quella vesta, ma la voglia di litigare con tutti le rimaneva addosso anche con la divisa.

Alzando lo sguardo, Briya notò lo spaesamento di Julyen, facendogli poi cenno di avvicinarsi con una mano. Quello eseguì, sentendosi a disagio mentre BIT gli girava intorno, squadrandolo a fondo, come se volesse capire qualsiasi cosa avesse fatto dalla nascita a quel momento.

«Scemo d'un robot, la prossima volta ti mando direttamente alla discarica!» urlò Briya richiamando l'attenzione di alcuni uomini che ridacchiarono fra loro. «Smetti di mettere in soggezione la gente con le tue analisi fasulle, sappiamo benissimo tutto !»

«Non sono fasulle. Posso dirti qualcosa di interessante su questo giovanotto».

«Cosa nasconde il fuscello?» chiese Briya alzando una mano pronta a colpire il robot.

«Che non è vergine».

«Vai a bordo e non farti vedere per i prossimi tre giorni» sibilò Briya.

«Eventuali guasti non saranno riferiti. Ci schianteremo contro un meteorite e moriremo tutti. Ricevuto».

«Sopportare un altro periodo di convivenza con quell'essere sarà un'impresa. Bene, siete stati entrambi battezzati dal meglio del peggio della Discordia. Ciò che non volevo» borbottò lei massaggiandosi gli occhi i polpastrelli.

«Tranquilla, Anderz. Conosco già la fama della Discordia, ho solo constatato che le voci erano vere» le disse la Breckett accennando un sorriso mentre riponeva nella borsa a tracolla il pad. «Se per te non è un problema, salgo a bordo a sistemare le mie cose».

Briya annuì, poi guardò Julyen, più confuso per mai. «Il robot, come penso che tu abbia capito, era BIT, l'altra era la Breckett, te l'avevo detto che sarebbe stato a bordo. Il Consiglio non si fida più delle nostre azioni diplomatiche, quindi ci tocca portare a giro anche un Soprammobile. Sali pure a bordo, segui la marea verso le cabine, la tua la riconosci dal numero di matricola stampato sulla tessera. L'hai portata, vero? È la tua chiave di accesso». Julyen annuì: aveva ricontrollato tre volte di aver preso tutto. «Allora vai. Abbiamo una tabella di marcia da rispettare».

Salito a bordo, Julyen per poco non fece cadere a terra il borsone: la Discordia era completamente diversa da quel poco che ricordava dell'Olavia, soprattutto nei colori. Era molto più cupa e dall'interno aumentava la sensazione che fosse un mostro nero che aveva avuto all'esterno. Facendo come gli era stato detto, seguì il flusso verso i ponti più bassi della nave. Non gli fu difficile trovare la cabina che gli era stata assegnata, se la trovò davanti dopo aver svoltato un angolo. Gli altri membri dell'equipaggio chiacchieravano tra loro, facendo ipotesi su quel che avrebbero fatto da lì a poco. Nessuno aveva avuto notizie sulla destinazione, il che doveva nascondere una certa importanza della missione.

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