Capitolo 36

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Rivedere Grinda, per Gebiw fu strano: il pianeta appariva circondato da un alone luminoso, segno che la Drae era alta nel cielo e splendeva sulla capitale. Un puntino luminoso, poco distante dal pianeta, comparve all'improvviso nel campo visivo quando si voltò a destra: si trattava di Xallao.

Fece un respiro profondo, stringendo le mani sull'oggetto che uno degli Affiliati gli aveva messo in mano, per poi trascinarlo allo spazioporto dopo avergli dato pochissimo tempo per preparare una valigia.

Lasciare Kiaphus alle spalle, però, lo calmava: erano mesi che non provava quella pace, che viveva con il terrore. Lui, che non aveva mai imparato a usare le armi, che si era sempre appellato alla mentalità non violenta del gruppo in cui era cresciuto su Grinda, si era ritrovato a dormire con una pistola vicino al letto. Non passava giorno in cui non sentiva gli spari rimbombare nelle vie di Sester che ancora ricordava come trafficate: non si dava pace per la fine indegna a cui era stato costretto il Patto della Fronteria, non si capacitava di come tutto quello che negli anni era stato costruito fosse crollato in pochi attimi.

Scosse la testa, stringendo la cintura quando sentì la navicella virare e abbassarsi verso l'atmosfera di Grinda, chiuse gli occhi quando la luce della Drae divenne intensa, colpendo l'interno e facendo diventare chiara ogni cosa per pochi istanti. Un attimo dopo, ritornò la semioscurità e l'IA di bordo annunciò l'inizio della fase di atterraggio.

Gebiw si sistemò con la schiena sul sedile, stringendo le mani sui braccioli: sentiva un peso sullo stomaco che aumentava man mano che il suolo di Grinda si avvicinava a una velocità che, per lui, era fin troppo sostenuta.

Tirò un sospiro di sollievo quando la navetta si posò a terra e l'IA sbloccò le cinture. Si mise in piedi, lisciandosi la veste: fuori, a lato della pista, notò un drappello di soldati - sicuramente mandati da Re Damian quando aveva avuto notizia del suo arrivo. Scese dalla navicella, alzando per un attimo lo sguardo al cielo: Xallao appariva come un puntino scuro nel cielo ma, per quanto piccolo, sapeva che sarebbe stato un punto cardine della nuova guerra che stava per investire la Proxima Hemitea.

Si avvicinò a passo svelto al drappello, salutandoli con un cenno del capo: nessuno di loro parlò per tutto il viaggio verso il palazzo e Gebiw si ritrovò a gesticolare più di quanto avrebbe voluto. Nessuno dei soldati sembrava dargli troppa importanza: si mantenevano immobili nelle loro posizioni anche mentre il treno della metropolitana sfrecciava sotto la superficie del pianeta, attraversando a velocità sostenuta tutte le stazioni intermedie.

Quando si fermò con un sibilo proveniente dai freni, Gebiw strinse la mano su un palo, ma si ritrovò a spostarsi verso destra.

Lanciò un'occhiata ai soldati che, uno dopo l'altro, si misero in piedi. Li seguì all'interno della stazione principale, cercando di camminare il più velocemente possibile per sbrigare quell'incombenza che la Mano Scarlatta gli aveva addossato, ma di cui avrebbe fatto volentieri a meno.

Sentire di nuovo gli annunci nella lingua di Grinda, vedere le indicazioni e le pubblicità nel primo alfabeto che aveva imparato lo rendeva felice: ciò che considerava casa esisteva ancora. Si rese conto che non era cambiato molto da quando era partito: la stazione centrale era sempre animata da un via vai di persone, eppure sentiva che ciò che permeava tutto l'ambiente non fosse tranquillità, ma una preoccupazione latente. Forse era solo un'impressione dovuta alle luci, ma alcuni angoli apparivano bui, i volti di molte persone sembravano tirati, preoccupati da una situazione che Grinda non aveva mai conosciuto di persona.

Ingoiò a vuoto, fissando il bordo di ogni gradino che saliva, mentre una voce femminile annunciava l'arrivo imminente di un treno della quinta linea al binario otto.

***

«Vostra altezza». Gebiw si inchinò, portando una mano sul petto e l'altra dietro la schiena. «È un piacere per me essere di nuovo su Grinda».

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