Capitolo 19

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Julyen si rigirò fra le mani la pistola, rimanendo seduto sul letto: dopo la convocazione sul ponte non era riuscito a chiudere occhio. Aveva inviato un messaggio crittato al padre, ma ancora non aveva ricevuto risposta e poteva solo sperare che il pad che si era portato dietro dai bassifondi riuscisse a mantenere il segnale. Strinse le labbra, rivolgendo un sorriso tirato al nulla. Gli sembrava che la Mano Scarlatta volesse mettergli i bastoni fra le ruote, che non avesse la forza di aspettare, che non potesse capire.

Riteneva pericolosa la loro pressione sul Consiglio: una mossa affrettata come quella che avevano compiuto poteva essere un problema per tutti e, soprattutto, ritorcersi contro la stessa Mano Scarlatta, ma sapeva che la Confederazione premeva per avere il controllo del Patto, che avevano offerto una marea di soldi alla Mano - spesi in buona parte per il Chow - e che non potevano più aspettare per avere le teste dei loro principali nemici.

Si alzò solo quando l'IA annunciò che la fase di decollo era imminente: prese il cappello, sistemandolo in testa. Rimase fermo davanti allo specchio a controllare che il fondotinta facesse il suo dovere: per il momento non era andato mai via, se non quando ci aveva sfregato la spugna durante la doccia. Per ogni evenienza, ne portava una piccola quantità dentro la tasca della giacca, dopo aver rimediato un contenitore delle giuste dimensioni da un altro membro dell'equipaggio.

Si guardò intorno non appena mise la testa fuori porta della cabina, cercando di trovare nella marea che si avvia verso i ponti le facce di quelli che ormai erano diventati i suoi compagni più vicini.

«Dicci la verità, ti eri appisolato di nuovo!» lo canzonò uno del gruppetto, strappandogli il capello dalla testa. Julyen scoppiò a ridere, riprendendosi l'oggetto.

«No, stavolta no».

«Stavi riflettendo sul nostro essere diventati criminali ricercati?» chiese un altro abbozzando un sorriso. Julyen gli rivolse un'occhiataccia: probabilmente quel giovanotto di buona famiglia non aveva idea di che significasse vivere veramente al limite dell'illegalità.

«Ehi, ehi, non guardarmi così male, Tann! Non ti ho mica detto di baciare BIT seduta stante!»

Julyen scosse la testa. «Preferirei morire piuttosto che fare quella roba».

«Oh, qualcuno l'ha fatto per un giro di scommesse. Il problema è che BIT ha sbagliato collegamento e praticamente tutta la flotta ha ricevuto un audio in cui uno dei tecnici chiama BIT amoruccio. Non so che fine abbia fatto il poveretto, forse è in esilio su qualche pianeta...»

Julyen annuì mentre in parecchi scoppiarono a ridere: la scena doveva esser stata tanto esilarante per gli altri quanto imbarazzante per il malcapitato di turno.

Mentre intorno a lui discutevano di quel che sarebbe successo, Julyen non riusciva a restare tranquillo: era stato abituato con la Mano Scarlatta, le notti insonni passate a cercare di sfuggire alle ronde gli erano rimaste impresse nell'animo per il rimanere immobile schiacciato contro un muro, trattenendo il respiro nel buio più completo, con l'ammonimento del padre - "non devono vederti" - che rimbombava in testa, ma tutti quelli che camminavano intorno a lui non gli davano l'impressione di poter sopravvivere a lungo.

Cercò di scacciare quei pensieri con un piccolo movimento della testa e mise il gomito sulla spalla di quello che gli stava accanto, gettandosi a pesce nei discorsi che stavano facendo tra loro. Era l'ultimo arrivato sulla Discordia, ma per loro non faceva tanta differenza - era pur sempre un aiuto nel fare scherzi a Dax che ormai si era rassegnato alla poca disciplina che la squadriglia d'assalto aveva nei suoi confronti e l'ufficiale continuava a chiedersi come facesse Briya a tenere sotto controllo tutto l'equipaggio visto che lui non riusciva a controllare un gruppo di venti ragazzi.

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