Capitolo 12

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Laera spostò lo sguardo da Kiaphus ormai lontano a davanti a sé: la Discordia non era come le altre navi, non aveva gli schermi che permettevano di far scegliere ciò che si voleva guardare fuori, mostrava lo spazio nella sua immensità senza filtri.

«Il sistema di Kiaphus è stato lasciato. La destinazione è raggiungibile con la rotta 27A-Ter. Sistemi impostati per il salto a velocità luce. Rimanere ai propri posti» annunciò l'IA all'improvviso e Laera si guardò intorno, non sapendo né dove mettersi né se ci fosse qualche cintura nella cabina. Decise di rimanere distesa sul letto senza spostarsi: riteneva che, benché fosse stata priva di sensi, il viaggio di andata per Kiaphus l'avesse fatto in modo simile. Chiuse gli occhi, sentendo la nave accelerare all'improvviso.

Non aveva idea di quanto fosse durata quella sensazione, ma non appena riuscì a guardarsi intorno e a vedere che la situazione era tornata pressoché alla normalità, continuava ad avvertire un certo malessere indistinto - un po' di nausea accompagnata dal mal di testa.

Piegò un braccio sopra la pancia e guardò fuori, voltando appena la testa: non le sembrava ci fosse molta differenza tra il punto dove si trovavano e lo spazio intorno a Kiaphus, ma sapere di essere in mezzo al vuoto la spaventava.

La sua presenza sulla Discordia era dovuta a qualcosa di più che cercare di arginare i tentativi disastrosi di negoziamento della Anderz, ma la decisione era stata presa in sua assenza e non aveva avuto notizie troppo precise e da quel che aveva sentito dai membri dell'equipaggio, l'obbiettivo non era affatto chiaro. Rabbrividì, ma era sicura che non fosse per il freddo.

Sospirò, mentre le si faceva largo nella mente l'idea che il Consiglio avesse voluto in qualche modo salvare lei e la Discordia.

Ma da cosa?

Voltò la testa, sentendo la porta aprirsi all'improvviso. Briya era ferma sull'ingresso, teneva la testa piegata verso destra e aveva la fronte aggrottata, come se stesse cercando di capire cosa non andasse; si riscosse all'improvviso.

«Zitta. È stato BIT a mandarti qui, vero?» sibilò Briya allungando una mano verso Laera e stringendo il naso con due dita dell'altra.

«Sì...»

«Non fa niente, resta pure. Non abbiamo il tempo necessario a fare altri spostamenti. Se non è un problema per te, ci stringeremo».

Laera scosse la testa, i capelli sfuggirono al lento elastico che aveva usato per fare la crocchia e le ricaddero sulle spalle. «Che ci fai qui?»

«Avevo intenzione di cercarti per sapere com'era andato il salto» scrollò le spalle. «E anche vedere quale fosse la tua cabina: in caso di necessità, non posso passare il tempo a cercarti ovunque, no?»

«Ma ora non l'hai fatto, o sbaglio?» chiese Laera mettendosi a sedere.

«Non sbagli. Ho chiesto a BIT dove fossi e mi ha risposto che conoscevo bene il posto. Ho intuito tu fossi qui, non mi sembri tipo da vagare nei ponti più bassi, in mezzo a motori e munizioni».

«Capisco. Comunque, non preoccuparti. Tranne un po' di nausea è andato tutto bene».

«Ci farai l'abitudine. Non siamo soliti usare la velocità di crociera».

Laera annuì, lasciando che la conversazione cadesse lì. Aveva parecchi dubbi, ma non sapeva se Briya fosse la persona adatta a darle le risposte che cercava. Non voleva nemmeno metterle addosso più problemi di quanto fosse necessario, ma la curiosità era troppa.

«Perché sono qui?» esordì all'improvviso, facendo sobbalzare Briya, intenta a fissare le doppie punte dei capelli legati in una coda.

«Per evitare disastri nelle trattative?» azzardò lei lasciando andare la ciocca.

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