Capitolo 22

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Grinda era considerato da tutti un piccolo paradiso ed effettivamente non si sbagliavano. Nonostante lo spazioporto fosse, come al solito, sistemato fuori dalla città, era caratterizzato da un'eleganza che non si sarebbe trovata con facilità da altre parte: Briya era abituati a scali commerciali che, come quello su Kiaphus, sacrificavano l'aspetto estetico per quello tecnico. Non era raro vedere i condotti di areazione sul soffitto e molte parti lasciate scoperte per risparmiare sui costi di costruzione. Quello su Grinda, invece, dava l'idea di una cura maniacale fin dalla pista: le linee in terra si vedevano perfettamente, l'asfalto era privo di buche e le toppe sembrano fatte alla perfezione. Non c'erano stati problemi per la Discordia nell'atterrare e non ce ne sarebbero stati nemmeno per le altre navi. A lato della pista c'era una serie di alberi dal tronco largo e bianco e dalle foglie di colore viola. Briya si fermò un attimo a osservarli, sapendo di non aver mai visto niente di simile. Laera la notò con la coda dell'occhio, voltandosi a guardarla.

«Sono alberi di Guce» le spiegò intrecciando le mani davanti al ventre. «È una specie che si trova solo su Grinda: non è facile ricreare un ambiente come quello generato dalla nostra stella, ma non voglio scendere in particolari scientifici. Ti dico solo che da quanto sono speciali sono il simbolo del pianeta e al centro di alcune credenze magico - religiose».

Briya annuì. «Capisco... non li avevo mai visti, ma sembrano davvero imponenti».

«Gli esemplari dello spazioporto sono i più antichi, hanno centinaia di anni e hanno un compito speciale: accolgono i visitatori di Grinda, offrendo loro protezione e ristoro sotto le loro fronde».

«Non ho tempo per le tue cazzate filosofiche» sbottò Briya.

«Quando imparerai che la politica ha bisogno di tempo?»

«Quando avrò abbastanza momenti da dedicarle. Ogni secondo può essere fatale per noi se la Mano Scarlatta ha preso il potere».

«Non attaccheranno, non finché sarete a terra. Non attaccheranno Grinda».

«Il nome non vi salverà per sempre» ribatté Briya alzando gli occhi al cielo. «L'Olavia non è qui. Le altre navi non sono qui. Se non attaccheranno Grinda, se non attaccheranno la Discordia, riusciranno comunque a creare il vuoto intorno. Non puoi scappare se ti trovi circondato da quella che adesso sarà la flotta più grande che la Proxima Hemithea abbia mai consciuto».

«Questo perché Grinda non è mai scesa in guerra».

«Non credo che tu possa trovare una flotta su un pianeta che non è mai venuto in guerra, beandosi della sua bolla di protezione».

«Briya. Sapevamo benissimo che prima o poi la bolla sarebbe scoppiata. Le ricchezze di Grinda fanno gola a tutti. Ci sono importanti centri minerari sul pianeta e commerciamo anche con gli angoli più remoti della Proxima Hemithea e con altre galassie. Grinda è un punto strategico e non potevamo permetterci di perderlo troppo presto. Ci siamo volutamente tenuti lontani dai conflitti che hanno sempre animato la galassia, ma non per un motivo di superiorità o poco interesse. Non c'è mai una parte nel giusto assoluto, motivo per cui abbiamo cercato di fare da ago della bilancia, soccorrendo chi ne aveva bisogno».

«Per l'amor del cielo, Soprammobile, vai al punto. Non me ne frega nulla delle vostre ragioni sul tenersi fuori da un conflitto. Voglio solo sapere perché adesso la situazione dovrebbe cambiare. Guarda me, guarda i miei uomini: siamo criminali ormai».

«Non siete solo criminali. Avete bisogno di aiuto e Grinda non ha mai rifiutato di dare aiuto a chi ne avesse bisogno».

«Non c'è nessuno che possa formare nuovi equipaggi. Ho capito che la tua idea è quella di fornici una flotta che Grinda appare nascondere a tutti. Ma non c'è tempo per addestrare gli equipaggi, per organizzare tutto alla perfezione».

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