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Sono appena uscita dall'infermeria, mi son fatta medicare la merita, aveva iniziato a pulsare, facendo davvero un male assurdo.

Mi reco verso la palestra visto che è l'ora di educazione fisica, la mia nuova classe è già alle prese con una partita di pallavolo, a me non va di giocare, perciò mi accomodo sulla panchina.

Noto Luca scambiarsi delle occhiate con un ricciolino della squadra avversaria, sarebbe il ragazzo che proprio ora ha il pallone tra le mani, lo lancia di proposito verso Luca, lo colpisce e si accascia al pavimento per il dolore atroce.

Scatto instintivamente in piedi, una piccola cerchia lo circonda in un baleno, mi avvicino anch'io e, appena vedo il suo naso sanguinare eccessivamente, mi inginocchio impulsivamente e gli afferro il viso tra le mani.

-Ti fa tanto male?- finalmente gli rivolgo la parola dopo mesi interi passati a vederlo impresso nella mia mente e nei miei sogni, quelle poche volte che riuscivo a prendere sonno.

-Da quando ti preoccupi del mio stato?- sbotta acido.

Si tira su con le sue forze e mi scosta.

Mi guarda male, quasi con odio, ciò secondo me fa più male di una pallonata.

-Non fare l'orgoglioso, Luca. Sai benissimo che c'ho sempre tenuto a te. Si è trattato di un periodo di confusione, la mia vita era un caos- ribatto gesticolando, visto che sono nervosa.

-Io c'ero, avremmo condiviso il nostro caos. Aurora, potevi volar con me ma hai scelto di stare giù. Adesso non è colpa mia, io c'ero, te ne sei fregata, per te ho persino mandato a fanculo il mio orgoglio, ho fatto di tutto per salvarci, ma non ne hai voluto sapere. Ora ho la mia vita, ho la mia nuova vita di cui tu non fai parte, perciò ti chiedo di starmi alla larga, ti prego di non essermi di intralcio, non voglio problemi, per te ho già speso troppo tempo ed è stato inutile- mi guarda negli occhi e sento immediatamente un vuoto dentro.

Certo, cosa potevo aspettarmi dopo tutto?

-Torna dov'eri, sto bene- aggiunge con acidità, mi limito a guardarlo, dopo di che guarda male il ricciolino e si reca insieme al professore in infermeria per poter far medicare la ferita. 

Esco dal campo e sgattaiolo nel bagno femminile, le sue parole mi hanno  fatto male, mi hanno provocato un fortissimo dolore interno che credo nemmeno il tempo sia in grado di far guarire.

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Esco dal gabinetto e chiudo la porta, davanti mi ritrovo tre ragazze, credo di almeno un anno più piccole.

Hanno gli occhi puntati su di me e credo che non siano occhiate positive. Cosa mi spetta ancora?

-Ragazze, vi serve qualcosa?- domando perplessa.

La biondina al centro dagli occhi color nocciola mi squadra dalla testa ai piedi con aria disgustata, per poi scambiarsi due sguardi con le sue due amichette.

-Cara, te lo dico chiaro e tondo, lascia stare Luca, non devi metterti in mezzo, okay?- sbotta la biondina con tono da gatta morta, schiudo leggermente la bocca, rimanendo quasi scioccata.

-Perché dovrei starti a sentire? Tu chi saresti?- sbotto acida, sentendo i nervi a fior di pelle.

-Sono Giulia. Io e Luca scopiamo insieme da ormai metà estate, mi fa comodo stare con lui, vedi di non rompere le palle mettendoti in mezzo, tutto chiaro? Ti ho spiata in palestra poco fa, ero venuta a farmi un giro per vederlo e ho visto che gli stavi troppo addosso. Da adesso in poi non dovrà essere più così, altrimenti ti renderò ogni fottuto giorno impossibile in questo inferno- mi minaccia, mentre le sue amichette ridono compiaciute scambiandosi sguardi complici.

-È un mio ex, tutto sommato a lui tengo ancora, non vedo perché non possa avere un rapporto d'amicizia con lui- scrollo le spalle indifferente e lei ridacchia, è un'oca.

-Un'ex? Strano, non mi ha mai parlato di te, mi sa che sei stata di scarsa importanza, perché a volte abbiamo parlato delle nostre vecchie relazioni e tu non sei sbucata fuori nemmeno una volta- sorride con malizia e  intanto sento il mio cuore sgretolarsi, pensando all'opzione che, forse, questa ragazza possa avere ragione sul serio.

E se veramente non fossi stata importante per Luca?

Scuoto la testa e ripenso alle sue parole che mi ha detto in palestra, dopo di che le mie idee si confondono ancora di più e le mie iridi si cristallizzano.

Non so che dirle, non riesco nemmeno a ribattere, non ne ho le forze, le ho perse ormai da tempo.

Vorrei soltanto sparire, nient'altro.

-Cos'hai, non sai più parlare? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- finge di essere dispiaciuta, stringo le mani in due pugni e scuoto la testa.

Prendo un bel respiro e forzo un mezzo sorrisetto.

-Lasciami stare, non ho bisogno delle tue stupide minacce!- esclamo, guardo male tutte e tre, dopo di ciò scappo a gambe levate da quel bagno divenuto per me ormai fin troppo soffocante.

Afferro il telefono sentendo gli occhi bruciare, ho bisogno di Nicolò, in questo momento mi manca ancora di più.

A Nicolò:
Ho bisogno di staccare, vengo da te a Roma per qualche giorno. Non ti chiedo di tornare ad essere come prima, ti sto chiedendo di ospitarmi solo per pochissimi giorni, il tempo di rimettere in ordine i pensieri e di rivederti, mi manchi.

Invio e tiro su col naso; magari stare a Roma per qualche giorno potrebbe veramente essere un'ottima idea, magari le mie idee riescono a riordinarsi e al mio ritorno sarò capace di gestire le mie emozioni al meglio.

Speriamo bene.

ORMAI//CAPO PLAZA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora