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Sono infuriata e delusa, provo un sacco di emozioni tutte mischiate e la testa mi scoppia.

Le lacrime che scorrono sulle mie gote mi fanno irritare, sono il segno che Luca sa rendermi perfettamente debole.

Entro furiosa nella camera affitata stamattina e mi avvento sulla mia valigia, la butto sul letto e afferro i miei indumenti e le poche cose che ho portato, essendo soltanto due giorni ed una nottata.

Continuo a piangere mettendo in ordine tutto, non faccio caso nemmeno a come piego i vestiti, sono veramente troppo arrabbiata, ho un nodo in gola e lo stomaco sottosopra, per non parlare del mio cuore che è stato devastato ancora una volta da quel moro dagli occhi castani.

Sento aprirsi la porta di scatto, ma me ne frego altamente: continuo a fare ciò che sto facendo e pochi istanti dopo una mano si posa sulla valigia, chiedendola. Faccio appena in tempo a ritirare le mani, alzo lo sguardo e incontro gli occhi rossi di Luca, che mi scrutano attenti.

Ha il fiatone, il suo labbro trema, ma ha un'espressione arrabbiata, anzi più che arrabbiata, stampata sul volto.

-Ti chiedo il favore di andartene, Luca, per favore. Non ho più le forze di combattere contro di te, contro le tue stronzate- quasi lo supplico con tono stanco.

-Tu da qua non ti muovi, hai capito?- mi domanda brusco e scaraventa la valigia sul pavimento, facendomi sobbalzare.

-Sta' calmo, romperai qualcosa, altrimenti- dico cercando di mascherare la mia paura.

Non è mai stato aggressivo come lo è in questo momento e un po' mi spaventa.

-Non mi frega un cazzo se romperò qualcosa, okay? Non mi importa proprio niente, Aurora!- urla come un pazzo, inizio a tremare ed indietreggio.

-Tu hai già rotto me- aggiunge con tono più calmo, ma so perfettamente che si tratta di calma apparente.

Deglutisco e mi ritrovo appoggiata con la schiena sull'armadio di legno scuro, lo guardo e si passa le mani sul volto in maniera frustrata.

-Basta, devi smetterla. Se voglio lasciarti ho il diritto di farlo- sbraito con non so quale coraggio.

Lo guardo negli occhi e lui sospira.

-Ma sì- dice sedendosi sul bordo del letto.

-Andatevene tutti quanti a fanculo, non mi ha sopportato mio padre, perché dovresti sopportarmi tutti voi?- prendo un bel respiro e si alza, si avvicina al muro e comincia a riempirlo di pugni.

Ad ogni colpo trasalisco sempre di più e sento il mio cuore accelerare.

-Cazzo!- urla e se continua di questo passo, ci cacceranno.

-Smettila- dico, ma aumenta con i colpi e la parete verde acqua si dipinge di alcune macchie di sangue.

-Luca, Dio mio!- esclamo disperata, con le lacrime agli occhi che sorgono come acqua in una fontanella.

-No, non mi fermo, Aurora. Non mi fermo per niente. Sono un mostro, un fottuto mostro, uno stranzo... Aah, Dio!- continua ad urlare ed io deglutisco.

Continua a sferrare pugni contro la parete, le sue nocche si sono completamente spaccate.

-Luca, adesso basta- lo afferro per le braccia e lo immobilizzo, lui mi spintona, così facendo cado indietro sul letto, con tutto il suo peso addosso.

Ci ritroviamo a pochi centimetri di distanza, sento il mio cuore esplodere nel petto e il suo respiro sembra tornare regolare.

Mi scruta e con la mano tremante mi accarezza la fronte, quasi come se fossi fatta di vetro, quasi come se avesse paura che potrei rompermi sul serio da un momento all'altro.

ORMAI//CAPO PLAZA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora