Elisa

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\\Elisa Pov.\\

Tutti mi prendevano in giro. Tutti dicevano parole sgradevoli sul mio conto. Tutti mi criticavano per quello che ero.

Anna mi aveva abbandonata. Aveva preferito stare con ragazze più popolari di me.

Erano tutte vestite da sgualdrine. Ma criticavano il mio modo di vestire, semplice e normale.

Criticavano i miei fianchi larghi.

Ho smesso di mangiare.

Prendevano in giro il mio modo di vestire.

Ho iniziato a tagliarmi. Non sentivo dolore, solo piacere. Ma dopo mi sentivo peggio. E ricominciavo.

Dopo un circolo vizioso, decisi che era ora di reagire.

Basta tagliarsi, basta morire di fame, basta ascoltare gli altri.

Mangiavo come prima.

Non mi tagliavo più.

Non ascoltavo più le critiche degli altri.

Iniziai a disprezzare Anna. Era sempre pronta a sparlarmi e a prendermi in giro.

Dopo tutto quello che avevamo fatto insieme. Credevo mi volesse bene.

~~~~

Era sera.

Mamma e papà erano andati dalla nonna, dato che si era sentita male.

Avevo preferito restare a casa. Era stata una giornata pesante.

Ero al pc, per rilassarmi prima di andare a letto.

Sentì un tonfo, e il vetro della mia finestra si ruppe.

Entrarono 3 ragazze e 1 ragazzo.

Erano Emily, Erica e Jennifer. Le solite che mi importunavano.

Non riuscì a capire chi fosse il ragazzo. Aveva una specie di maschera scura.

Ero furibonda. Adesso basta.

Presi il cellulare e composi il numero della polizia.

Le ragazze iniziarono a gridare di fermarmi e che era solo uno scherzo.

Il ragazzo mi spinse, facendomi cadere.

Iniziarono a urlare parole che non riuscivo a capire con la confusione.

Erica mi strappò il cellulare dalle mani. Io cercai di prenderlo, ma Jennifer mi spinse per terra, picchiandomi.

Emily iniziò a tirarmi i capelli, e tutte la seguirono.

Il ragazzo pestò il mio cellulare rompendolo.

Io gridavo aiuto, nella speranza che qualcuno mi sentisse.

"Lasciami! basta! mamma!" Gridavo.

Poi il ragazzo, stanco di sentire le mie urla mi mise le mani al collo.

All'inizio era cauto, credo volesse solo spaventarmi, ma poi le sue mani diventavano pesanti e sempre più strette alla mia gola.

Ormai non potevo più respirare.

Mi lasciai andare piano piano.

Una luce abbagliante. Stavo per entrare quando sentì le loro voci. Non ero sono curiosa di sapere cosa stessero facendo, ero anche furibonda.

Tornai indietro.

Li vidi.

Le ragazze mi lavavano.

Poi presero una camicia da notte di mia madre e me la misero.

Il ragazzo prese i miei vestiti e il cellulare infilandoli in una borsa delle 3 ragazze.

Andò nello sgabuzzino e prese una corda.

Era evidente che erano nel panico.

Erica prese una lametta e mi riempí le braccia di tagli. Non doveva farlo.

Infuriata cercai di prendere la lametta, ma non ci riuscì.

Mi legarono la corda al collo e mi appesero al tetto, sul lampadario.

Emily scrisse una lettera, piena zeppa di cazzate.

Stavano per uscire dalla finestra, ma non potevano passarla franca.

Con tutte le energie che avevo in corpo spinsi il mio corpo avanti e indietro. Le loro facce sbiancarono. Jennifer urlò, ma il ragazzo le tappò violentemente la bocca.

Scapparono in fretta e furia dalla finestra e si diressero verso la pineta, dietro gli alberi.

Svuotarono la borsa dove stavano le mie cose, le ammucchiarono e poi il ragazzo gli diede fuoco con un accendino.

Adesso? Ero morta? Ero un fantasma? Cosa ero diventata? La mia famiglia, come avrebbe fatto?

Ero distrutta e tornai a casa.

Dovevo consolare mamma e papà in qualche modo.

Ero carica di rabbia, e notai che dalla mia bocca colava un liquido nero.

Vidi mia madre che piangeva e mio padre sconvolto. Inizia a piangere anch'io, ma non lacrime, liquido nero...

Quel liquido nero era la mia rabbia. Quel liquido nero era la prova che ero diventata uno spirito cattivo, un demone.

Andai in bagno, e notai il bracciale, quello che mi aveva regalato Anna. Mi dava così tanta tranquillità. Mi dissolsi in una nube nera. Entrai nel bracciale.

Ero in pace, in qualche modo.

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