Parto

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Erano passati tre mesi, fra incubi, apparizioni e allucinazioni. Anna non ce la faceva più.
Voleva dirlo a Matt, ma prima voleva farlo rilassare.

"Perchè non andate al bowling voi due?" Propose Anna.

"Si!" Rispose Emma eccitata.

"Beh, sì può fare" rispose Matt.

"Allora andate a prepararvi" rispose Anna.

I due uscirono di casa.

Anna restò sola.
Si sdraiò sul divano, ma sentì subito una fitta.

"Non mi dire che ci siamo..." Sussurò.
Poco dopo le si ruppero le acque.

Corse in cucina a prendere il telefono, ma la linea era morta.
Provò anche con il cellulare, ma niente.

Come poteva chiamare Matt o i soccorsi?

Uscì e bussò da tutti i vicini, ma nessuno si degnava di aiutarla.

Anna, nel panico, prese la macchina e si diresse verso l'ospedale.
Guidava ad alta velocità.
Non c'era nessuno per strada.
Sembrava che fossero tutti morti.
Anna aveva preso una scorciatoia.
Era una strada circondata da alberi, che portava in ospedale.
Era tutto al buio, non c'era illuminazione.

Anna accese i fari dell'auto, e vide spuntare davanti Elisa.

Per scansarla sbandò e finì fuori strada.

Uscì sconvolta dalla macchina.

Riprovò a chiamare, ma il telefono non si accendeva neanche.

Si accasciò in preda ai dolori sotto un grande albero.

Urlò, un pò per il dolore un pò per la disperazione.
Non aveva scelta. Il suo bambino doveva nascere lì. E nessuno li avrebbe aiutati.

Anna iniziò a spingere.

Non ebbe più la cognizione del tempo.

"Aaaaaah!"

Nessuno la sentiva. Nessuno la aiutava.

Con coraggio, afferrò la testa del suo bambino, e, con un ultima spinta, lo prese fra le braccia.

Aveva il terrore che non respirasse, o che andasse in ipotermia.

Gli infilò un dito in bocca, e liberò le sue piccole vie respiratorie. Poi, finalmente, pianse.

Anna tirò un sospiro di sollievo.

Il sangue era dappertutto.

Lei era distesa sotto quell'albero, senza forze, con il suo piccolo stretto al petto.
Cercava di coprirlo con la giacca.

Poi comparve una sagoma.

Si dirigeva verso di lei.

"Aiuto!" Gridò con voce stanca e affaticata.

"Ti prego aiuto!" Gridò quasi in lacrime.

Era una sagoma femminile.
Anna sapeva di chi si trattava.

La luna illuminò quella sagoma.

Era Elisa.

Con un sorrisetto si avvicinò ad Anna e al suo bambino.

Anna cercò di allontanarsi, trascinandosi di peso.

Elisa si chinò verso di lei, e con la sua fetida bocca morse il cordone ombelicale.

Lo staccò di netto, e Anna era paralizzata dal terrore.

Scomparve all'improvviso.

Anna si guardò in torno.

Vide che compariva dappertutto.

Era velocissima, e ogni volta che si rendeva visibile per pochi secondi si avvicinava sempre di più ad Anna.

Anna strinse il suo piccolo a se. Poi con un filo di voce sussurrò

"Lasciami"

Elisa urlò.

Anna con le ultime forze rimaste si alzò.

Forse aveva un emorragia in corso, perché continuava a perdere sangue.
Si diresse verso l'ospedale.

Si staccò la protesi che la rallentava per il peso.

Anna era una povera donna che aveva appena partorito in un bosco, senza un braccio, con un piccolo neonato stretto a se, inseguita da un demone, che, di certo, non aveva buone intenzioni.

Poi lo vide. Finalmente era arrivata in ospedale.

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