Avevo cercato Nora in tutta la scuola dopo le selezioni, ma la rossa si era volatilizzata. Avevo finalmente formato la squadra delle cheerleader, ma mancava ancora un posto. Ovviamente, lo volevo far ricoprire da Nora. Avevo accettato sua sorella Nikki, non solo perché fosse brava, slanciata e coordinata, ma anche perché magari avrebbe potuto convincere la gemella ad entrare nella squadra.
L'orario scolastico era terminato, e di Nora nemmeno l'ombra. Il giorno dopo avrei ripreso la caccia alla rossa.Uscii di scuola assieme a Kelsie e Kylie, ma trovai l'auto di mio padre parcheggiata fuori scuola. Perché mio padre? Perché la sua auto? Avevano licenziato Oscar?
Salutai le mie amiche e raggiunsi la Mercedes nera. Aprii lo sportello e mi sedetti accanto a mio padre vestito di tutto punto. Un completo grigio scuro elegante, una camicia bianca ed una cravatta grigia. I capelli perfettamente ordinati ed il viso prossimo ai cinquantun'anni, serio e cupo. Le rughe sulla fronte erano più marcate, e gli occhi più grigi del solito.«Tutto bene?» azzardai, allacciandomi la cintura. «Non dovresti essere a lavoro? Oscar dov'è?»
«Tua madre mi tradisce» disse solo.
Sentii il peso del mondo sulla schiena.
Non riuscii più a dire nulla, e lui mise in moto, ricominciando a parlare.«Volevo andarla a prendere a lavoro per farle una sorpresa» tirò su col naso. «L'ho vista fuori dall'azienda assieme ad un uomo. Non è un suo collega, non mi pare di averlo mai visto. Le cingeva la vita con un braccio e sorridevano. Tenevano un gelato in mano e si guardavano. Si sono baciati ai miei occhi»
«Papà, ferma l'auto» sussurrai. «Non puoi guidare in questo stato»
«Si sono baciati almeno tre volte» continuò, aumentando la velocità.
«Papà, fermati» lo supplicai. «Mi stai spaventando. Per favore, fermati»
«Dopo ventidue anni di matrimonio, tua madre ha deciso di tradirmi»
«Dove stiamo andando? Andiamo a casa e parliamone lì, papà» iniziai a spaventarmi.
«Guarda i sedili posteriori» mi ordinò, ed io deglutii.
Mi voltai e trovai un mazzo di rose seduto sul sedile su cui di solito stavo io. Tornai con gli occhi sulla strada e trattenni il fiato.
«Io un mazzo di rose come un coglione, e lei mi tradisce» si leccò una lacrima finita sul suo labbro superiore.
«Non c'è giustificazione per il suo comportamento»
Continuò a guidare e tirò fuori dalla tasca della sua giacca, un bigliettino.
Me lo passò e mi invitò a leggerlo.
Lo feci, ma poi mi disse di farlo ad alta voce.«Cara Abbey, continui ad essere la splendida donna di cui mi sono innamorato ventisei anni fa a quella stupida festa di tua cugina. Ti amo.
-Joe»«Hai capito?» disse.
«Papà, non meriti tutto questo»
Sorrise. «Sei l'unica donna viva in cui continuo a sperare. Se solo Harriet fosse qui...»
Mi riempii gli occhi di lacrime, ma le ricacciai subito indietro. Ero io quella che doveva aiutare mio padre, in quel momento. Non Harriet. Ero io l'unica speranza rimasta per quel pover'uomo dal cuore spezzato.
«Papà, ti chiedo per favore di fermare l'auto dove diavolo ti pare. Fermati, non stai bene»
Aumentò la velocità. «Non mi ha mai amato»
«Sono sicura che per un periodo l'ha fatto, altrimenti non avrebbe mai costruito una famiglia con te»
«Smettila di mentire a te stessa, Keira. Lo sai che è una madre pessima. Ti cerca sempre dei difetti, ti paragona agli altri. Ha sempre preferito tua sorella Harriet, ed ora che lei è morta, non sa che fare. Lo so che fa male sentirselo dire, Keira, ma è così. È un aspetto di tua madre che mai e poi mai comprenderò. Sei sua figlia, la sua unica figlia rimasta in vita, e lei ti tratta come una persona a caso»
«Harriet era perfetta in tutto, ma ora non stiamo parlando di me, mia madre e mia sorella. Stiamo parlando di te, papà, che non stai bene ed hai bisogno di fermarti per riprendere la lucidità che hai perso» sospirai. «Per favore, fermati»
Premette sul pedale dell'accelleratore. «Sono un cornuto»
«No pap-»
E poi buio.
***
Riaprii gli occhi.
Non ero svenuta, avevo solo chiuso gli occhi per evitare lo spettacolo raccapricciante che prima o poi mi sarei dovuta subire. La Mercedes era spiaccicata su un albero, io avevo un piccolo taglio sulla fronte ma stavo bene. Papà era con gli occhi chiusi poggiato sull'airbag. Non aveva segni sul viso, né sangue. Tolsi la cintura e controllai se respirasse. Il suo cuore batteva ancora. Stava bene.
Uscii velocemente dall'auto per vedere la zona in cui eravamo finiti, ma non la riconobbi. Dovevo chiamare qualcuno, ma chi? L'ambulanza? Mia madre? Chi?
Alla fine la risposta mi arrivò inconsciamente: dovevo chiamare Jay.
Cazzo, non avevo il suo numero.
Merda, merda, merda.
Che dovevo fare?
Tornai in auto e cercai di svegliare mio padre. Gli tolsi la cintura di sicurezza e portai il suo viso all'indietro. Abbassai il suo sedile e tentai in tutti i modi di svegliarlo. Non si svegliava, dovevo chiamare l'ambulanza. Sì, era l'unica soluzione.«Dimmi che è uno scherzo» sussurrai tra me e me quando vidi il cellulare non accendersi.
Era scarico, porca puttana.
Cercai nella mia borsa il caricabatterie portatile, ma non c'era.
Mi portai le mani tra i capelli e tirai forte. Che cazzo dovevo fare? C'era una casa lì di fronte, potevo andare a citofonare. Non mi rimaneva altra scelta.
Corsi verso la casa e suonai il campanello almeno dieci volte prima che la porta non si aprì, facendo comparire la figura di Oliver, l'amico di Jay.«K-Keira?» chiese preoccupato.
Ripresi a piangere. «Aiutami»
«Che è successo?» chiese guardando oltre a me.
Iniziai a tornare verso l'auto ed Oliver mi seguì. Tra vari singhiozzi gli dissi di chiamare l'ambulanza e lui lo fece subito. Tornai sul sedile del passeggero e riprovai a svegliare mio padre. Respirava, ma non si svegliava.
Dopo dieci minuti in cui avevo smesso di piangere, arrivò l'ambulanza. Caricarono mio padre ed un medico mi chiese come stessi, dato che avevo un segno sulla fronte ed un po' di sangue secco sull'attaccatura dei capelli. Dissi che io stavo fisicamente benissimo, ma che era mio padre quello che aveva bisogno di aiuto. Salii con loro sull'ambulanza e ringraziai Oliver. Lo abbracciai velocemente e sparii dietro le porte del veicolo.
***
Ero seduta sulle sedie verdi del corridoio dell'ospedale. Stavo bene, sul serio. Un'infermiera mi aveva portato del ghiaccio da mettere sulla ferita ed io l'avevo ringraziata. Papà stava bene, aveva solo battuto la testa sul finestrino prima di atterrarla sull'airbag. Nel complesso, stavamo tutti bene tranne la Mercedes nera.Era appena arrivata mia madre, ed a me venne da vomitare.
«Keira! Amore mio! Come stai? Che è successo? Come sta tuo padre? Oh santo cielo!» mi abbracciò.
Rimasi immobile, in silenzio, tra le sue braccia che avevano toccato un uomo che non fosse mio padre. Che schifo. Odiavo i traditori.
Mi staccai bruscamente da lei ed andai verso le macchinette dell'ospedale per prendere un tè.
Il ghiaccio non era più così freddo.
Il corridoio era quasi vuoto.
Mio padre sarebbe potuto tornare a casa già la sera stessa di quel maledetto giorno di merda.
Schiacciai l'opzione del tè caldo al limone, ed attesi che fosse pronto.«Keira» sentii dire da dietro di me.
Non feci in tempo a girarmi che due grandi braccia mi stavano abbracciando. Abbassai lo sguardo e vidi il braccio completamente tatuato. Il petto aderente alla mia schiena e le sue narici che inspiravano il mio profumo.
Jay era venuto a salvarmi.~~~
Buongiorno, buona domenica.
Come va? Io sto bene, mi sono appena svegliata e sono ancora un po' stanca perché ieri sera ero alla festa di una mia amica ahah
Vi è piaciuto il capitolo?? Che ve ne pare? Fatemelo sapere!
Buona giornata ❤-Alessia
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Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019
Romance[COMPLETA] [EX: "DA SEMPRE VICINI PER CASO"] Nella vita di Keira, tutto le è sempre stato regalato. Una casa di lusso, un cognome importante, due amiche su cui contare sempre ed una scuola ai suoi piedi. Keira possiede Miami e nessuno può mettersi c...