Capitolo 71: Il tempo

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Tornando a casa in autobus, con la testa poggiata sul finestrino e la musica nelle orecchie, mi sentivo in un video musicale.
E anche un po' stupida.
Qualche goccia bagnava la vetrata e Miami scorreva velocemente davanti ai miei occhi.
Quando arrivammo ad una fermata, l'autista frenò di colpo, facendomi sbattere la fronte contro il finestrino.

«Scusate! C'era un fosso!» urlò, sporgendosi verso di noi.

Il parlottio generale riprese a confondersi con le note della canzone che stavo ascoltando, e le porte automatiche si aprirono. Sentii un peso sedersi di fianco a me, ma non avevo voglia di voltarmi per vedere di chi si trattasse.
Poi però, due dita picchiettarono sulla mia spalla. E mi voltai.
Ma forse era meglio non farlo.

«Ciao.» tentò, con un sorriso timido.

Feci una smorfia di disgusto e mi tolsi un auricolare. «Che vuoi?»

«Chiederti...scusa.»

Chad Bennett si stava davvero scusando con me?
E perché aveva un occhio viola?

«Per cosa?»

«Per quella volta nel bagno, alla tua festa... e per essermi presentato da te ubriaco marcio, con l'intenzione di... boh, baciarti, credo.»

Tolsi anche l'altro auricolare e lo guardai di sottecchi. «Perché mi stai chiedendo scusa adesso?»

«Uhm-» si schiarì la voce. «Vedi... un uccellino mi ha fatto chiarire le idee.»

«E chi sarebbe, questo uccellino?»

«Ti basta sapere che possiede un pugno molto forte.» accennò ad un sorriso e prenotò la sua fermata. «Scusa ancora, prometto di starti alla larga. E se mai vorrai, un giorno, potremmo ricominciare da capo. Sai... "piacere Chad, piacere Keira"... quelle cose lì, ecco.»

«Perché dovrei?»

«Perché hai un animo buono, io lo so» si alzò dal suo posto. «E anche se sei la stronza della scuola, saresti capace di aiutare anche il tuo peggior nemico.»

Accennai ad un sorriso.

«Ovviamente non ti sto chiedendo di diventare migliori amici domani, ma se un giorno, salutandoti per strada, tu ricambiassi, allora potrei già considerarlo un traguardo enorme.»

«Okay.» mormorai.

«Scusami ancora» sussurrò. «Sono felice di essermi beccato quei cazzotti, quella volta in bagno. Me ne sarei pentito a vita, e avrei rovinato parte della tua. Ti chiedo ancora scusa, adesso scendo o perdo la fermata. Ciao.»

Avanzò di un passo, la porta si aprì.

«Chad?» tentai e lui si voltò. «Ciao.»

Sorrise e scese dall'autobus.

***
«La carica dei 101!» strillai.

«No.»

«Cenerentola?»

«Assolutamente no.» disse Jay, senza staccare gli occhi dal suo telefono.

«Rapunzel!»

«È un "no" categorico!»

«Mulan? Ti prego, Mulan!» unii le mani e feci il labbruccio, avvicinandomi a lui.

«Enne-o.»

Sbuffai e mi feci cadere a pancia in su sul divano di Jay-stronzo-Evans.
Possibile che non gli andasse bene un bel niente?

«Allora guardiamo un film!»

«Okay» disse distendendo le mie gambe sulle sue. Lui era seduto accanto a me, con la schiena appoggiata ai cuscini.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora