Capitolo 31: Una soddisfazione

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Mancavano dieci minuti alla fine delle lezioni e, stranamente, il professore di letteratura ci aveva fatto finire la lezione prima. Mi aggiravo per i corridoi in cerca di qualcosa per far passare più in fretta il tempo, ma vidi Chad. Cazzo, lo odiavo.
Ogni volta che lo rivedevo, rivivevo la scena del bagno alla mia festa.
Non lo sopportavo.
Disgustoso.
Stavo bene in quella giornata, tutto sommato. Poi vedevo Chad Bennett e tutto quel poco buonumore, svaniva.
Non avevo voglia di parlare con lui.
Tra tutti i miei problemi, una conversazioni con lui era l'ultima cosa che volevo. Non potevo opporre resistenza, ormai. Mi aveva vista, aveva puntato i suoi grandi occhi azzurri nei miei ed aveva sorriso.
Quello schifoso sorriso.
Mi si avvicinò, facendomi indietreggiare. Ero intimorita, sì.
Non sapevo fino a che punto si sarebbe spinto. Però non gli staccavo gli occhi di dosso. Ero Keira Kelley, ed io guardavo le persone in faccia. Prendevo le cose di petto. Sperai solo che non andasse "oltre", viste le innumerevoli cattive voci che giravano su di lui. Avevo persino sentito dire da una ragazza che Chad era stato visto con una ragazzina di tredici anni. Per sua fortuna, vennero fuori le prove che la ragazza stava mentendo. La ragazzina in questione era sua cugina, ed erano usciti assieme per andare da loro nonna. Forse Chad non era così una brutta persona, ma a me faceva schifo. Avevo la percezione che fosse falso, che qualsiasi cosa attorno a lui prendesse una brutta forma, una brutta piega. Era come se la sua presenza influenzasse negativamente gli altri. Odiavo quel suo potere.

«Keira» sussurrò con voce roca.

«No» lo bloccai.

Sorrise, e si fermò ad un palmo di distanza dal mio viso. «Cosa devo fare per farti uscire con me?»

«Non essere te, tipo»

Rise. «Te l'ho già detto» mi accarezzò il braccio con due dita. «Io e te staremmo benissimo insieme: sempre sulle bocche di tutti, ogni giorno invidiati. Non dirmi che quest'idea non ti eccita nemmeno un po'»

Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai: «Preferirei chiudere ripetutamente la mano in una porta che stare con te»

Rise. «Se potessi, la mano, te la bacerei tutti i giorni, per tutto il giorno»

«E cosa ti dice che io ti lascerei fare?»

«È solo questione di trovare il momento giusto» sorrise.

Mi prese la mano.
Cercai di ritrarla subito, ma la strinse.
Avvicinò le sue labbra e per un momento ricordai Jay. Quando mi aveva baciato il dorso in auto, dopo l'ospedale. Dopo la lite con mia madre. Dopo l'incidente con mio padre. In quel momento capii che Jay non si meritava odio. Non si meritava alcun sentimento negativo da parte mia. Forse anche io provavo qualcosa per lui, e forse era arrivata l'ora di dirglielo.
Sfilai un calcio tra le gambe di Chad e mi voltai. Lo sentii cadere a terra, sulle ginocchia, dal dolore. Mi voltai un secondo, continuando a camminare, e lo vidi stringere gli occhi e tenersi le mani sulle parti intime. Forse era stato un calcio troppo forte, e forse avrei dovuto farlo quella sera alla mia festa, non a scuola. Ma ero arrabbiata, stufa. Ero incazzata con tutti e con nessuno.
Me ne andai e corsi per le scale mentre la campanella suonava e riecheggiava in tutta la scuola, annunciando il termine delle lezioni.
Decisi che sarei arrivata a casa io per prima, non Jay. Volevo parlargli lì, non a scuola. Non avevo intenzione di dare spettacolo, volevo solo un po' di privacy.
Svoltai l'angolo e vidi Nora e Nikki. Litigavano. Animatamente.
Nora urlava qualcosa contro la sorella, mentre Nikki fingeva di non prestarle ascolto, usando il cellulare.
Avevano entrambe gli occhi lucidi.
Chissà cos'era successo.
Dovevo per forza passare di fianco a loro per uscire di scuola ed andare verso casa, ma non volevo intromettermi nella lite.

«Non riesco a capire perché mi odi così tanto!» urlò Nora. «Che ti ho fatto di male? Eh?»

Piangeva.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora