Capitolo 37: Il Cosmopolitan

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L'esterno del Cosmopolitan era carico di gente. Ragazze con sigarette elettroniche e minigonne colorate, ragazzi con birre in mano che studiavano attentamente il corpo di ogni essere umano di sesso femminile presente.
Io, Kylie e Kelsie appostate dietro ad un cespuglio, al termine della coda della massa di persone in fila per entrare.

Erano le nove e mezza ma la gente era già di fronte alla discoteca pronta per andare a ballare.
Ogni tanto sentivo dei cori cantare delle canzoni che andavano di moda in quei periodi. In altri momenti vedevo ragazzi traballare, altre ragazze vomitare ai piedi delle amiche. La differenza tra noi e loro "adulti" non era poi così abissale come pensavo.

Kylie aveva studiato ogni cosa, ogni singolo dettaglio. Non le sfuggiva mai niente, soprattutto quando il fine era quello di divertirsi ed infrangere le regole.
Secondo il suo piano, avremmo dovuto scavalcare un muro alto circa due metri, oltrepassare un piccolo cortile che dava sul retro della discoteca e poi passare di fianco ai bagni. Saremmo dovute entrare attraverso le finestre, per poi capitare nei gabinetti.
Niente di complicato, ma nemmeno una passeggiata.

«Allora, io sarò l'ultima ad entrare» disse Kylie. «Fate pari o dispari per decidere chi entrerà per prima»

Kelsie bevve un altro sorso di vodka alla pesca e poi si pulì la bocca con il dorso della mano. «Pari»

«Dispari»

Sette: entravo io per prima.
Mi feci passare la bottiglia dalla mia amica e bevvi velocemente l'alcoolico.
Scossi la testa e feci una smorfia mentre il liquido bruciava lungo la mia gola.

«Tra quanto devo andare?» chiesi a Kylie sistemandomi i pantaloncini neri.

«Ti consiglio di andare adesso, tra poco inizieranno a far entrare la gente. Kelsie ti raggiungerà tra cinque minuti ed io fra dieci»

«Okay» annuii convinta. «Tenete il telefono vicino»

«Assolutamente. Adesso vai!» mi incitò Kelsie con una leggera spinta.

Mi sistemai, raccolsi i capelli in un'orrenda coda di cavallo e camminai velocemente in direzione del famoso muro.
Quando ci capitai davanti, pregai per i miei collant.
Feci il Padre Nostro e mi aggrappai all'albero di fianco.
Allungai una gamba lungo il muro e mi si alzarono il top ed il reggiseno in contemporanea.
In quel momento pensai: e se qualcuno mi vedesse?
Probabilmente avrebbero chiamato la polizia, il WWF ed un esorcista tutti assieme.

Con un grande slancio varcai il muro, ma caddi. Mi procurai due buchi sui collant: uno sul ginocchio ed uno sulla coscia.
Mi morsi la mano per camuffare le parolacce.
Mi rialzai e camminai nel cortile a passo svelto in direzione del bagno. Mi guardai attorno in cerca di qualche bodyguard, ma essendo quell'area molto buia, nessuno la veniva a controllare spesso.
Cercai di non far rumore, anche se era impossibile sentirmi viste le chiacchiere delle altre persone in fila.
Oltrepassai delle grosse piante dalle foglie appuntite ed incastrai tre volte il piede in degli spazi che dovevo oltrepassare per raggiungere i bagni.

Una foglia mi finì nei capelli ormai troppo spettinati per essere presentabili. Il telefono continuava a vibrare dall'elastico degli slip, ma non avevo tempo per tirarlo fuori.

Raggiunsi finalmente i bagni e vidi le finestre. Hanna, la sorella di Kylie, aveva ragione: gli idioti del Cosmopolitan le tenevano sempre aperte.
Erano in alto, ma raggiungerle non era impossibile.
Sorrisi e poi mi arrampicai su un altro albero lì a fianco.
Facevo un baffo a Tarzan.

Sentii dei passi avvicinarsi.
Ecco, ci mancava solo quello.
Mi strinsi al ramo e lo abbracciai con braccia e gambe. Trattenni il respiro per qualche assurdo motivo a me ignoto, e quando mi accorsi che i passi provenivano da un gatto, buttai fuori un grande sospiro.
Sorrisi ed avanzai un po' di più verso la finestra.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora