Capitolo 53: I tacchi

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«Grazie ancora per l'aiuto» sorrisi a Millie. «Senza di te, a quest'ora, starei ancora a mettermi l'eyeliner»

«Figurati, lo sai che lo faccio con piacere» sorrise infilandosi la giacca e scuotendo un po' i capelli. «Adesso scenderai dalla finestra o affronterai quel discorso con Jay -sonofigo- Evans?»

«Sai? L'idea della finestra non mi dispiace! Grazie mille!»

«Assolutamente no, bellezza» mi prese per un polso e mi posò la borsetta tra le mani. «Non ti permetterò di rovinare quest'abito solo per lui»

Sbuffai e presi il pacchetto regalo per Kylie. Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio ed abbassai il tubino nero.
I compleanni di Kylie erano sempre in posti eleganti e, quindi, c'era sempre un dress code da seguire.

«Adesso scappo» disse lanciando un'occhiata all'orologio. «Hai cinque minuti per prepararti mentalmente un discorso con Jay. Vai lì fuori ed annientalo!»

«Assolutamente» sospirai.

Mi diede un abbraccio e poi uscì di casa. Non ero affatto pronta a parlare con Jay. Non volevo farlo.
Forse la finestra non era una cattiva idea...

Iniziai a camminare su e giù per il corridoio.
Su e giù, su e giù, su e giù.
I tacchi battevano sul parquet, i miei capelli arricciati apposta per la serata svolazzavano sulla mia schiena, e il mio cuore accellerava sempre di più i battiti.

Ero incazzata nera con Jay.
Dovevo apparire assolutamente perfetta ai suoi occhi, così da poter fargli capire cosa si era perso.

Erano passati già tre minuti.
Me ne mancavano due.
Sei e cinquattotto di sera.

Jay probabilmente era già fuori dalla porta da dieci minuti.
Decisi di accertarmi della sua presenza, spiando il pianerottolo dallo spioncino della porta.
A passo felpato mi diressi verso la porta d'ingresso. Strinsi la busta regalo, misi la borsetta in spalla e cercai di non fare rumore con i tacchi.

Come sospettavo: lui era lì fuori.
Con la schiena appoggiata alla ringhiera delle scale, le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo che vagava dalla sua alla mia porta.
Accesi il telefono: sette in punto di sera.
Dovevo uscire.
Dovevo sfoggiare tutta la mia bellezza, così da rinfacciargli il fatto che avesse preferito Vicki a me.
Doveva pentirsi amaramente della sua scelta.

Io non facevo l'amante.

Posai la mano sul pomello, presi un bel respiro e poi aprii la porta.
Senza esitazioni, avanzò di un passo verso di me. I suoi occhi viaggiavano attraverso tutto il mio corpo.
Aveva la bocca leggermente aperta.
Indossava dei jeans neri (ovviamente) ed una camicia nera infilata dentro.
Si era addirittura messo una cravatta bordeaux. Allora per lui, quei capi d'abbigliamento, non erano un taboo.

«Non credevo avessi una cravatta in armadio»

«È la prima volta che la metto» disse allentando il nodo. «Sento di non avere abbastanza salivazione»

«Uhm, okay?» chiusi la porta di casa alle mie spalle.

Gli passai di lato e scesi il primo gradino, quando vidi le sue gambe correre giù per altri tre gradini.

«Per favore, non andare da sola»

Sbuffai.
Mi porse il braccio ed io rimasi a fissarlo per qualche secondo.
Non vedendo alcuna mia risposta, decise di prendermi il braccio e di incrociarlo al suo, come se lo avessi fatto io.
Poi mi rivolse un dolce sorriso.
Iniziammo a scendere.

«Sei bellissima»

Lo so, pensai.

«Grazie» mi limitai a dire, poi mi schiarii la voce. «B-bella camicia»

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora