Capitolo 3: Key-Key

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Mancavano dieci giorni all'inizio della scuola.
Non ero ancora psicologicamente pronta a tornare in mezzo ai banchi.
Aprii gli occhi, perché fingere di continuare a dormire non camuffava le grida di mia madre.
Mi stava urlando di alzarmi, di andarmi a lavare e di andare a fare colazione.

Mi alzai sbuffando, appoggiai i piedi scalzi sul parquet e cercai le pantofole che erano finite leggermente sotto al letto. Dopodiché sbadigliai e mi stiracchiai.
Non riuscivo a tenere gli occhi aperti ed avevo una gran sete.
Neanche mi fossi ubriacata la sera prima.

Raggiunsi a passo felpato il bagno e non appena mi guardai allo specchio, maledii mentalmente i miei vicini di casa. Due terribili occhiaie circondavano i miei occhi verdi, ed io avevo una gran voglia di strozzare tutti gli invitati presenti alla festa della serata precedente.
Mi sciacquai la faccia e poi andai in cucina sbuffando.
Mia madre ignorò il mio stato d'animo, come sempre, e mi sorrise dolcemente.

«Buongiorno tesoro, quanti pancake vuoi?»

«Hai cucinato tu?» chiesi con una faccia disgustata.

«Finché la domestica non ci sarà, toccherà a noi tre cucinare. Non vorrai mica morire di fame?»

Sospirai. «Due pancake.»

***
Mia madre non sapeva proprio cucinare.
Due pancake ancora crudi all'interno ed un caffè davvero troppo amaro. Possibile che non sapesse fare neanche un caffè? Un caffè!

«Perché internet non prende?» chiesi alzando il telefono verso il soffitto.

«Questa notte tuo padre si è alzato ed è andato a sbattere contro un mobile, facendo cadere il Wi-Fi.» disse mia madre facendosi scappare una risata.

«Quindi siamo senza casa, senza cibo ed ora senza internet?!»

«Come senza cibo?»

«Oddio!» urlai alzandomi dal tavolo, strisciando la sedia contro il pavimento. «Vado sulle scale!»

Mi avviai frettolosamente verso l'uscita e poi chiusi la porta, sbattendola.
Mi sedetti sui freddi gradini e riaccesi il telefono.
Almeno lì, internet prendeva.
Risposi a vari messaggi, controllai le notifiche e smanettai un po' con il cellulare, dato che non avevo di meglio da fare per tutto il resto della mattinata.

«Ciao.» disse una voce alle mie spalle con un tono di voce incerto.

Mi voltai e vidi il misterioso vicino di casa. «Ciao.»

«Ti hanno cacciata di casa?» chiese ridendo e scendendo due gradini.

«No, sono uscita io. Lì dentro internet non prende.»

«Capisco.» sorrise.

Lo guardai dal basso, perché io ero seduta a terra e lui in piedi di fronte a me.
Aggrottai la fronte.

«Io e te già ci conosciamo.»

Scoppiò a ridere. «Forse.»

«E quindi perché non mi ricordo il tuo nome?»

«Non ne ho idea Key-Key, prova a pensarci su.» mi fece l'occhiolino scendendo altri due scalini. «Ora vado.»

'Key-Key'?
Solo una persona mi poteva chiamare così.

«Jay!» esclamai sorridendo ed alzandomi velocemente dai gradini.

«Ben svegliata, Key-Key

«Non ci vediamo dai tempi del...» mi schiarii la voce. «Beh dai, hai capito.»

«Sì, purtroppo.» finse un colpo di tosse.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora