Le puntate di How I Met Your Mother mi scorrevano davanti agli occhi senza che io prestassi loro troppa attenzione. Una mano dietro la nuca e l'altra con una forchetta a mezz'aria. Un piatto posato sulle ginocchia con sopra due fette di pane tostato, uno stupido uovo bollito e del prosciutto.
Non avevo nemmeno chiamato Mary per rallegrarmi con una bella cena.
Era tutta la sera che mi tormentavo i pensieri, che mi chiedevo se fossi nata stupida o se lo fossi diventata con l'andare avanti del tempo. Jay e Victoria si stavano divertendo in qualche bar nel cuore di Miami, mentre io me ne stavo tutta sola sul divano.
Se ne saranno stati seduti ad un tavolo, due drink sotto gli occhi, le mani intrecciate...no.
Mi stavo facendo solo che male, non potevo pensare a quei due.
Forse si stavano baciando.
No, basta.
Posai il piatto sul tavolino e mi alzai dal divano. Mi diressi in cucina e senza pensarci due volte aprii una bottiglia di vino bianco di mia madre.
Versai l'alcoolico in un bicchiere e bevvi a grandi sorsi fino a finirlo. Riappoggiai il bicchiere sul bancone e lo riempii ancora.
Misi la bottiglia in frigo e tornai in soggiorno.
In tv, Ted, si lamentava dei suoi complessi amorosi, mentre io guardavo fuori dalla finestra.
Mi appoggiai al vetro e con il bicchiere in mano scrutai le strade adiacenti al condominio. Dal mio alto quarto piano potevo vedere tutto, compreso un prossimo ritorno di Jay.Sperai che si pentisse della decisione di uscire con Victoria, ma così non fu. Era fuori a divertirsi con quella vipera ed io me ne stavo a casa, completamente da sola.
Dopo essermi persa in un breve stato di trance, spensi la tv. Finii in un grande sorso il vino bianco che mi salì tutto in testa e feci una smorfia.
Poggiai il bicchiere accanto al piatto ed andai in camera.
Infilai una felpa nera, presi un paio di auricolari e me ne fregai altamente della mia batteria del telefono al trentasette percento.
Uscii di casa in fretta e furia e corsi giù per le scale.
Quando uscii, inspirai l'aria fresca di inizio settembre. Controllai l'ora: le dieci e ventitré di sera. Infilai gli auricolari ed iniziai a correre senza una meta precisa sotto le note di Natural degli Imagine Dragons.Era buio, naturalmente, e a tratti Miami era vuota. C'erano dei luoghi in cui era completamente spoglia, altri invece in cui si impregnava di persone di tutte le età.
Adolescenti che tornavano a casa per essere un po' più riposati per il seguente giorno di scuola, adulti in giacca e cravatta che salivano in taxi gialli o in auto lussuose, bambini e madri che camminavano di fianco ai parchi, accompagnati da un cagnolino al guinzaglio o da un gelato in mano.
Lampioni che emanavamo luci giallastre, insegne luminose di bar e supermercati aperti ventiquattr'ore su ventiquattro.
Un leggero vento che passeggiava tra gli angoli, tra i semafori che davano costantemente il rosso, tra le palme.Io correvo, correvo veloce e poi correvo piano.
Avevo il fiatone, la fronte sudata.
La musica andava avanti, variava di artista in artista, di genere in genere.
Le gambe continuavano a muoversi senza sapere dove andare, il cuore mi batteva forte nel petto, le mani erano strette a pugno, i capelli attaccati al viso.
Puzzavo di sudore, avevo caldo, la testa mi scoppiava a causa delle mille paranoie. Ma perché non poteva andare mai niente per il verso giusto?
Io piacevo a Jay e a me piaceva lui, quindi perché non metterci assieme? Perché non provarci? Perché essere così ottusamente Keira Kelley?La gente mi guardava confusa, e come biasimarla. Chi va a correre per Miami alle dieci e mezza di sera?
Io, perché ero una completa idiota.
Volevo accasciarmi a terra e non farmi trovare da nessuno che non si chiamasse Justin Evans.
Qualcosa mi spinse a correre ancora più veloce. Pensavo al viso di Victoria, forse troppo vicino a quello di Jay.
Pensavo alla sua chioma castana che passava tra le dita di Jay, ai loro nasi che si sfioravano.
Ma vaffanculo.
Mi fermai giusto in tempo al semaforo rosso, altrimenti mi avrebbero investito.
Mi piegai in avanti con le mani sulle ginocchia e la schiena incurvata.
Respiravo affannosamente con un disperato bisogno di bere.
Controllai che nelle tasche non avessi magari qualche spicciolo, ma niente da fare.
Ero al verde.
Dovevo tornare a casa per bere.Scattò il verde ma io non riconobbi bene la zona in cui mi trovavo.
Rimasi immobile mentre la gente attraversava le strisce pedonali e svuotava lentamente la città.
Dovevo tornare a casa al più presto.
Accesi il telefono e spensi la musica.
Ciò che trovai fu terribile.
I messaggi dei miei genitori e dieci telefonate perse ciascuno.Mamma: Dove diavolo sei?!
Mamma: Keira rispondi al telefono!
Papà: Dove ti sei cacciata??
Mamma: Rispondi!
Papà: Keira sono preoccupato, dove sei?
Papà: Sto per chiamare la poliziaNo, ci mancava solo la polizia.
Risposi inventando una scusa su due piedi. Dissi che Kelsie mi aveva chiamata piangendo e l'avevo raggiunta a casa sua perché stava male.
Mi credettero, si incazzarono e poi mi dissero di tornare a casa presto.
Certo, ma la strada qual era?
Volevo telefonare a Jay ma non avevo il suo numero.
E poi, che gli avrei detto?
'Ehy mi sono persa, mi vieni a prendere?'.
No, patetica.
Miami era la mia città, non potevo perdermi. Raggiunsi la fermata dell'autobus nella parte opposta della strada in cui mi trovavo io e dopo aver controllato gli autobus che sarebbero passati per di lì, strozzai un urlo di gioia quando vidi quello che portava vicino al mio condominio. Dopo dieci minuti di attesa passati a camminare su e giù, evitando accuratamente di pensare a Vicki e Jay, arrivò l'autobus.
Allungai un braccio per fermarlo e subito dopo le porte si aprirono.
Salii e tirai un sospiro di sollievo.
Ripartì subito, senza darmi nemmeno il tempo di sedermi. Addocchiai un sedile in fondo al veicolo e lo raggiunsi velocemente per prendere posto. Le luci soffuse, poche persone e molto silenzio.
Un ragazzo incappucciato con i piedi sul sedile di fronte al suo, un vecchio con le braccia incrociate e lo sguardo perso fuori dal finestrino e due ragazzine di forse quindici o sedici anni che ascoltavano musica dagli stessi auricolari.
Il mio telefono era sul punto di spegnersi, ma tanto a me non sarebbe più servito. Dopo un paio di minuti, l'autobus si fermò ad un'altra fermata dove salirono, ovviamente, Victoria e Jay. Dopotutto la mia vita era sempre stata -quasi del tutto- bella, no? Era dunque giusto aggiungere un po' di figure di merda, un paio di crisi isteriche ed una buona dose di Jay Evans iniettata nelle vene.
Ci mancava solo lui.I due ridevano e si guardavano con occhi sognanti.
Che schifo.
Incrociarono il mio sguardo, i miei occhi che gridavano odio.
Stringevo i pugni e contraevo tutti i muscoli che potevo contrarre.
Loro due smisero di sorridere.
Vicki mi guardava e non sapeva come comportarsi, Jay invece mi fece un cenno con la testa e si avvicinò a grandi passi verso di me.
Sussultai quando vidi le loro mani intrecciate. Mi accorsi di avere gli occhi fissi sulle loro dita quando Jay, di fronte a me, finse un colpo di tosse.«Ehy» sorrise.
«Ciao» mi schiarii la voce, ignorando il bruciore dentro al mio corpo.
«Keira» sorrise falsamente Vicki squadrandomi. «Che stavi facendo?»
«Già, che facevi? Non hai freddo in pantaloncini?» aggiunse Jay.
Tirai un sorriso terrificante. «Sono andata a correre»
«A quest'ora?» chiese il moro.
«Sì» continuai a sorridere in maniera malefica guardando il mio vicino di casa negli occhi.
Victoria spostò lo sguardo fuori dal finestrino e si affrettò a prenotare la fermata allungando il braccio verso il pulsante.
«Io scendo qua» sorrise guardandomi. «Jay, ci vediamo domani allora. E Keira, buona doccia»
Le feci una smorfia mista al sorriso finto di prima, e poi trattenni un conato di vomito quando vidi le labbra di Jay incontrarsi con quelle di Vicki. Se non fosse stata per la stanchezza, le avrei staccato ogni capello.
L'autobus si fermò, Vicki scese e Jay si sedette di fianco a me con un sorriso da ebete stampato in volto, ma quel sorriso non glielo avevo regalato io.~~~
Buongiornoo, come va? Io sono rimasta a casa perché sono piena di raffreddore e dolori vari come vi ho detto già ieri ahahah
Come vi è sembrato il capitolo?
Fatemelo sapere!
Grazie per aver letto e buona giornata ❤-Alessia
STAI LEGGENDO
Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019
Romance[COMPLETA] [EX: "DA SEMPRE VICINI PER CASO"] Nella vita di Keira, tutto le è sempre stato regalato. Una casa di lusso, un cognome importante, due amiche su cui contare sempre ed una scuola ai suoi piedi. Keira possiede Miami e nessuno può mettersi c...