Capitolo 4: Il ragazzo del letto accanto

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Dopo quel pomeriggio passato assieme a Kylie e Kelsie, avevo deciso di tornare a casa a piedi. Papà aveva mandato l'autista in ferie, e di prendere l'autobus, io non ne avevo alcuna voglia.

Suonai al campanello e dopo qualche secondo, mia madre mi aprì.
Salii velocemente le scale, levando gli auricolari dalle orecchie e quando arrivai al quarto piano, trovai una ragazzina seduta sull'ultimo gradino, proprio dove mi ero seduta io la stessa mattina.

«Ciao...» dissi aggrottando la fronte. «Tutto bene?»

«Non ho le chiavi di casa.» disse sbuffando.

«Abiti qui?»

«Evidentemente.»

Simpatica.

«Okay.» dissi sorpassandola.

«Sai che ore sono? Mi si è spento il telefono.» chiese voltandosi verso di me.

«Le sette in punto.» dissi accendendo il cellulare.

«Okay.» sospirò, tornando a guardare un punto indefinito.

«Sei parente di Jay?»

«Sono sua sorella.»

Sgranai gli occhi.
Non ci potevo credere.
La piccola Jodie Evans non era più così piccola. L'ultima volta che l'avevo vista era stato quando avevano dimesso sia me che Jay, quattro anni prima.
Poi io e lui abbiamo completamente perso i contatti, e da lì non l'ho più vista. Ricordo che suo fratello era finito in ospedale per colpa di qualche stupida pasticca, proprio due giorni prima del nono compleanno di Jodie. Io invece, ero stata ricoverata d'urgenza il sette maggio, proprio al compleanno della bambina. Ero davvero triste per lei, quando venni a sapere del suo compleanno. Dovevo per forza tentare il suicidio quel giorno? E Jay doveva essere per forza così stupido da prendere quelle maledette pasticche?

«Jodie?»

«...Ci conosciamo?»

«Sono Keira!» sorrisi. «Nemmeno io ti ho riconosciuta inizialmente, sei cresciuta molto! Quanti anni hai ora, tredici?»

«Sono quasi sicura di non conoscerti.» disse alzandosi.

«Come no? Andiamo! Sono passati solo quattro anni! Sono Keira Kelley, ero ricoverata in ospedale nello stesso periodo di tuo fratello!»

Poi ecco che vidi Jay salire le scale.
Si bloccò davanti a me e sua sorella.
Ci guardò stupito e poi smise di far roteare il mazzo di chiavi attorno all'indice.

«Ciao.» disse riferendosi ad entrambe.

«Jay, perché Jodie non si ricorda di me?» chiesi.

«Jay, perché dovrei conoscere questa tizia?» chiese, invece, la sorella.

«Uhm Jo, tu intanto entra in casa.» disse passandole le chiavi. «Ti raggiungo tra un minuto.»

«Okay.» mormorò lei, riservandomi un'occhiataccia.

Dopodiché entrò in casa e rimanemmo solo io e Jay.

«Non ti ha riconosciuta perché, secondo lei, tu sei morta.» disse velocemente.

«Morta?!» chiesi alterando la voce, provocando un lieve, ma fastidioso, eco.

«È che i miei genitori avevano paura per lei. Era solo una bambina di nove anni ed aveva appena visto una ragazzina che aveva tentato il suicidio. Loro, per farle capire che non avrebbe mai dovuto fare una cosa del genere, le hanno detto che eri morta poco dopo aver dimesso sia me che te.»

«Cosa cazz-»

«Sshh, ti prego, non mi va di parlare ancora di questa storia. Ora entro in casa e spiego a Jodie tutto quanto.» mi interruppe.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora