Capitolo 62: Il primo appuntamento

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Ero indecisa se raccontare a Jay di Mark. Non volevo tempestarlo con i miei problemi, ma volevo sentirmi più sicura. Millie mi aveva ascoltata, supportata e sopportata. L'adoravo proprio per quella sua empatia e gentilezza nei miei confronti.

Volevo parlarne con lui, chiedergli se fossi stata troppo buona o troppo cattiva. Volevo una sua opinione.
E seppur mancasse una sola ora al nostro primo appuntamento ufficiale, io non riuscivo a togliermi dalla testa il viso di Mark Morris.
Dentro di me sapevo che sarei dovuta saltare dalla gioia, che avrei dovuto iniziare a prepararmi per il tanto atteso e sudato primo appuntamento.
Mi era impossibile, però.
La voce di quell'uomo si era incastrata nella mia testa, non riuscivo a rimuoverla. Pensare solo che quella stessa persona aveva investito mia sorella quattro anni prima, mi fece ribollire il sangue nelle vene.
Spaccai una matita in un solo colpo, e poi uscii in terrazzo.
Scavalcai il mio e raggiunsi quello di Jay.
Bussai con insistenza contro la vetrata della porta finestra, fino a quando non vidi il mio ragazzo comparire.
Forse non lo era ancora, il mio ragazzo...
Però mi piaceva pensarlo.
Jay e Keira, Keira e Jay.
La cotta che mi ero presa da bambina ricominciò a tornarmi in mente, tingendomi il viso di rosso ed il cuore d'amore.
Girovagavo nel mondo delle favole, in cui lui e lei potevano stare subito assieme.
Senza problemi, ostacoli.
Poi la sua voce mi fece tornare sul pianeta Terra.

«Che hai?» chiese con un accenno di fastidio nella voce.

Mayday, Mayday.
Era infastidito?
Arrabbiato?

«Ho bisogno di parlarti.»

«Credevo non fosse il momento.»

Oh no.
Era tornato a fare il permaloso.

«Per favore.» lo supplicai.

Esitò un paio di secondi. «Non so che dirti, non voglio essere il tuo psicologo. Vieni da me solo quando qualcosa non ti va bene.»

«Jay...» mormorai, poi strinsi i pugni. «È questo quello che pensi di me? Mi dipingi come un'egoista.»

«Forse lo sei.»

Risi. «Questa è bella!»

«Pensaci.» mi strinse un braccio. «Io morirei per sentirti pronunciare quelle due fottute parole, eppure tu non ti curi di dirmele. Voglio sentirtelo dire. Invece tu ti preoccupi di raccontarmi solo i tuoi problemi, ignorando il fatto che io desidero stare bene fino all'osso. E l'unico modo per farmi stare bene, è pronunciare cinque stupide lettere. Due cazzo di parole, Keira!»

«Scusa, okay? È questo quello che vuoi sentirti dire? È che-»

«NO!» urlò ed io mi spaventai. «Voglio sentirmi dire altro.»

«Non forzarmi.» sussurrai abbassando lo sguardo. «Non posso dirlo senza sentirlo.»

Allentò leggermente la presa sul mio braccio. «Non senti niente?»

«Io sento tutto, Jay. Ma-ma...oggi...è che-»

«Cosa?»

«Non è giornata. Sono scossa.»

«Perché?»

«Ho rivisto...Mark Morris. Quello che ha investito Harriet.»

Il silenzio calò in mezzo ai nostri sguardi e respiri mozzati. Mi fissò intensamente, dritta negli occhi.
Dritta nell'anima, mentre cacciavo indietro le emozioni.
Ci costruii un muro di fronte e non piansi.

«Mark Morris.» ripeté in un sussurro.

«Lui.»

«Io lo faccio fuori.» rise. Sembrava impazzito. «Io adesso lo ammazzo.»

Lo guardai confusa.
Cos'era quello scatto d'ira improvviso?

«Che ti prende?»

«Che mi prende?» sbraitò. «C'è che eri riuscita a fare qualche passo avanti verso la vita in libertà, e-e adesso spunta questo tizio. Questo coglione, colui che ti ha rovinato la vita. Io-io-» si tirò i capelli. «Io non riesco a tollerare una cosa del genere.»

«Non devi prenderla sul personale, io sto bene.»

«È più che personale, Keira!» vidi una vena pulsare sul suo collo. «La mia fottuta ragazza sta male, ed io cosa devo fare? Gli affari miei? Giocare a scacchi? Te lo scordi! Maledizione, io voglio ucciderlo a quello stronzo!»

Jay era fuori di sé.
Talmente tanto da avermi chiamato la sua ragazza.
Sussultai all'udire di quelle due parole.
Mi reputava davvero la sua ragazza? E come poteva? Non ci eravamo mai aperti a riguardo...
La cosa sembrava aver scosso più lui che me, il che mi risultò parecchio strano.
Forse non era il momento giusto per preoccuparmi sul soprannome che mi aveva affibbiato.

«Jay, Jay! Sto bene! Davvero! Sono solo arrabbiata, in sovrappensiero, irritata. Però...però sto bene, mi sono arrabbiata con lui, ho distrutto cose ed urlato e pianto. Sto bene, tutto ciò è servito solamente per placare la rabbia. So per certo che continuare in questo modo non significherà far tornare Harriet in vita...»

«Non mi starai mica dicendo che lo vuoi perdonare?»

«Sei pazzo?!» chiesi schizzando le sopracciglia in alto e strabuzzando gli occhi. «Il mio perdono se lo può anche scordare, per me lui è morto

Nei suoi occhi scorsi un lieve luccichio. I suoi muscoli facciali tornarono a rilassarsi, le vene sulle braccia si fecero meno visibili, il suo sguardo tornò serio, non più incazzato.

«È successo altro?» chiese dolcemente, anche se il suo intento era quello di sembrare ancora arrabbiato.

«Gli ho urlato in faccia, ho dato calci e pugni agli armadietti e poi sono andata a mangiare una pizza. Direi che è tutto.» accennai ad un sorriso. «E scusa se sono un'egoista. Hai ragione, vengo solo per cercare conforto tra le tue braccia.»

Un sorriso si fece spazio sul suo volto. «Le mie braccia sono sempre aperte per te, tant'è che, ormai, il mio petto ha preso la forma del tuo corpo.»

Sorrisi anche io.

«E non sei egoista, l'ho detto a caso.»

«Ti faccio sempre arrabbiare.»

Sospirò, era sorridente. «Ahimè, ho come l'impressione che tu mi farai impazzire per ancora tanto, tanto tempo.»

Risi. «Dici?»

«Dico.»

«Adesso... vado a prepararmi.» annunciai dopo qualche secondo di "occhi dentro occhi".

«Stasera esci?» sorrise.

«Ho un appuntamento.» risi indietreggiando.

«Forte, anche io.»

«Ma che casualità!»

Sorrise. «Ti farai bella?»

«Sì, per lui ne vale la pena.» sorrisi. «E tu? La porterai in qualche bel posto?»

«Sì, anche se qualsiasi luogo è bello se c'è lei.»

Mi mostrò una bellissima fila di denti bianchi e poi mi fece l'occhiolino.
Feci dietrofront e sparii in un secondo, in camera mia.
Lui fece la stessa cosa.

Avevamo appena flirtato?
Forse no, ma per me, quello, era stato il miglior flirt di sempre.
Pregai affinché tutto andasse liscio quella sera, senza litigi, battibecchi.
Incrociai le dita e strinsi gli occhi per un paio di secondi. Quando li riaprii, tornai con i piedi per terra: dovevo iniziare a prepararmi per il mio primo appuntamento con Jay.

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Buongiorno vi sono mancata sì lo so lo so, come va? Siete in vacanza? Come state passando l'estate? Vi è piaciuto il capitolo? Fatemelo saperee ❤❤😊
Buona serata

-Alessia

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