Non avrei mai immaginato, o almeno speravo che ciò che è successo poco dopo, non accadesse mai.
Minuti goccioline si posano sulla mia pelle, mentre corro in mezzo a centinaia di alberi nella speranza ce un proiettile non mi colpisca... nella speranza che tutto questo finisca il prima possibile.
Da una parte io, dall'altra Cameron e dietro di noi delle pistole. Non sono persone quelle che ci vogliono uccidere, nessuno può considerarsi umano se toglie la vita a qualcun altro. Sono cosciente de fatto che anche io manovro armi, che più di una volta ho minacciato di morte qualcuno, ma non ho mai pensato di trasformare in realtà le mie parole.
Quelli che ci stanno calcagna non sanno veramente cosa stanno facendo, non stanno ragionando a mente lucida; è come se fossero ipnotizzati, accecati da promesse che non avverranno, da ricompense che non riceveranno, dal potere che non possederanno.
Questo è un modo per andare dritti all'inferno, ma non quello che tutti conoscono, quello con fuoco dappertutto, suddiviso in vari gironi... no, non quello. Magari quello si raggiunge alla morte, io mi sto riferendo al proprio inferno.
Ogni persona ne possiede uno, non tutti lo attraversano e quelli che ci passano in mezzo, vorrebbero tornare indietro per prendere una strada differente. Potrebbe sembrare una metafora della vita, ma no! L'inferno di cui sto parlando non sono le conseguenze delle nostre azioni, è un vero è proprio putiferio.
Mi riferisco al rimanere del tutto soli, perdere ogni persona cara, sbagliare in continuazione ma non sapere dove, cadere e non riuscire a rialzarsi... avere la sensazione di morire ogni giorno di più, ma non raggiungere mai quel momento... sentire la propria anima consumarsi sempre di più e pregare d'uscire dal quel corpo.
Ecco tutto ciò può succedere a chiunque da un singolo minimo sbaglio e vi assicuro che non è una balla. Vediamo tutti i giorni persone che sono in mezzo al loro tragitto dell'inferno e altrettante che sono arrivati alla fine e spesso non solo di quel lungo percorso, ma anche della vita perché quando si vedranno finalmente le porte della libertà, non avrà più senso uscire. Vi chiederete perché! Beh, la libertà non ha valore se non si ha la felicità e non i può essere felici se si ha perso tutti.
Purtroppo, penso di aver varcato la soglia d'ingresso del mio inferno e di essermi spinta troppo in avanti per poter trovare la strada del ritorno, ciò che mi terrorizza maggiormente, però, è il fatto che penso di essere ad un passo dall'uscita, solo che dovrei fare un enorme salto e non so se ci riesco, o meglio, non so se voglio.
Ad un tratto non vedo più Cameron e il mio cuore comincia a battere più velocemente.
Non possono averlo colpito, avrei sentito almeno un urlo o qualcos'altro. Cerco di convincermi che abbia preso una strada diversa, è l'unica possibilità.
Il bosco si infittisce e gli spari diminuiscono, gli alberi impediscono la vista e la mobilità dato che sbucano enormi rami da tutti i lati. Noto che alcuni si fermano e probabilmente l'unico a continuare è Joel.
Giungiamo nell'area pic-nic, ma di Cameron non c'è nemmeno l'ombra. Quelle che prima erano delle piccole goccioline adesso si sono trasformate il un vero e proprio temporale.
Sta piovendo a dirotto e nel bosco sembra non esserci anima viva. Qualcosa inizia a muoversi e spero vivamente che sia Cameron, ma a comparire è Joel.
-non scappi più, eh?- dice scontroso lui.
-dov'è Cameron?- domando stringendo i pugni.
-e perché dovrei saperlo? Come ai potuto vedere tu stessa ero occupato ad inseguire te- detto ciò mi punta la pistola alla fronte e lo stesso faccio io.
-mi sa che è ora di finirla definitivamente!- esclama Joel.
-abbassa la pistola- mi intima.
-no. Se dobbiamo veramente finirla, sappiamo entrambi come dovrebbe andare quindi vediamo se ne hai il coraggio-
-dai Madison! Lo sappiamo benissimo entrambi che non nuoceresti nemmeno ad una mosca- cerca lui di convincermi.
-infatti tu non sei una mosca!- rispondo io.
-sai cosa, voglio aspettare ancora un po'! Forse sto sbagliando a farlo, ma voglio ucciderti quando arriverà Dallas, dopodiché vi ricongiungerò- dice abbassando la pistola.
Questo è il mio momento, posso sparargli e finirla una volta per tutte. Punto la pistola sulla sua fronte, ma a quel gesto Joel sogghigna.
-abbassa la pistola, lo sappiamo entrambi che in questo momento non riusciresti a fare proprio nulla-
Stringo forte l'arma le mani mi stanno tremando e nn ho la più pallida idea di come agire. Provo un senso di rabbia nei miei confronti, che non penso di aver mai sentito.
Ma perché dovevo organizzare tutto questo? Perché per una volta non potevo rimanere ferma? Riesco a camminare si e no da circa tre giorni e già voglio tornare a fare le stesse cazzate che mi hanno portata all'immobilità?
Spero con tutta me stessa che Cameron non arrivi, spero che sia scappato, che abbia seguito la mia direttiva di essere egoista... a quanto pare però non è così.
Eccomi tornata con un nuovo capitolo! So che è passato u sacco di tempo dall'ultimo aggiornamento, ma sono qui.
VI INFORMO CHE QUESTO è UNO DEGLI ULTIMISSIMI CAPITOLI, QUINDI SI SIAMO QUASI GIUNTI ALLA FINE.
Grazie di ogni cosa: delle visualizzazioni, delle stelline, dell'aggiunta della storia ai vostri elenchi di lettura. GRAZIE!
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Da Odio Ad Amore || Cameron Dallas, Madison Beer
FanfictionE se non fosse vero che gli "opposti si attraggono"? Che ciò che appariamo è quello che siamo? Che si cambia sempre quando tutto non è più lo stesso? E se invece fosse vero che ci si rende veramente conto di amare una persona solo quando ci si trova...