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Mi sveglio tra le braccia di Cameron con un mal di testa allucinante. Facendo attenzione a non svegliare il moro dal suo sonno beato, mi alzo dal letto e mi dirigo in bagno per sciacquarmi il volto.

Mi appoggio al lavandino e fisso l'acqua che scorre, poi alzo lo sguardo e noto che sotto gli occhi ho delle borse enormi.

-sarà il pianto- dico, sperando veramente che sia a causa delle lacrime versate.

Vado in cucina per bere qualcosa, sento la bocca intorpidita. Noto che l'orologio indica le 4:30, ho dormito solo due ore? Davvero?

Mi affaccio alla finestra e in effetti fuori è ancora tutto buio, ma così calmo.
Candidi fiocchi di neve calano dal cielo, sono così delicati, piccoli e anche innocenti se pochi, possono creare un paesaggio da lasciarti esterrefatto per la meraviglia, ma anche per i danni che possono causare.

Infondo anche la più piccola delle cose, la più innocente ed insignificante può creare un disastro enorme, senza poter far nulla.

Addento un pezzo di cioccolata e mi siedo in salotto.

Iniziò a riflettere su ciò che è successo ieri sera e non mi sembra vero di essere riuscita ad esprimermi finalmente. Sono terrorizzata, però, dal fatto che Cameron abbia compreso tutte quelle cose di me, che sia riuscito a capire come sono davvero anche perché nessuno prima d'ora ci era riuscito... forse perché non volevo che la gente sapesse troppo di me... forse perché agli altri non interessava di me... forse perché nemmeno io so più chi sono realmente.

Improvvisamente mi ricordo che fra qualche ora dovrebbero arrivare Corbyn e Ashley.

Decido di dare una sistemata alla casa per evitare che qualcuno si ammazzo inciampando su qualche oggetto disperso fra le numerose stanze. Certo che è proprio disordinato!

Dopo aver spolverato in tutte le camere entro in quella che una volta era di Amanda. Faccio un respiro profondo e abbasso la maniglia della porta, che appena si spalanca permette la dispersione del magnifico profumo della ragazza, ormai defunta.

È come me la ricordavo, il letto è sistemato con le coperte color lavanda come le pareti, sotto l'enorme finestra c'è una scrivania bianca e sopra ad essa ci sono delle fotografie incorniciate. L'enorme armadio di legno dipinto di bianco nel quale ci nascondevamo quando giocavamo a nascondino è nel suo solito posto, è troppo vecchio per venir spostato, ma troppo forte per vedere adesso. In mezzo alla stanza c'è un tappeto tondo, bianco come il latte, con degli inserti viola e turchesi.
Le piaceva così tanto che non ci voleva nemmeno camminare sopra, diceva che si sarebbe sporcato e fu così, ma non per le scarpe infangate di qualcuno, per un succo d'arancia rovesciato sopra.
Volete sapere chi è stato l'idiota a rovinare quel meraviglioso tappeto? Beh, sono stata io perché mi ero arrabbiata così tanto con Amanda che quello mi sembrò l'unico modo per avere la mia vendetta. Non mi ricordo il motivo della nostra discussione, ricordo quanto ho dovuto strofinare per togliere la macchia arancione; avevo le braccia a pezzi e il succo non si toglieva più. Dopo le sgridate che mi sono subita da parte di Amanda, mi è sembrato abbastanza e ho lasciato perdere, tanto più di così non si toglieva e adesso è ancora lì, ormai sbiadita, ma è ancora lì.
Se vi chiedete perché non abbiamo lavato il tappeto è perché era inverno, in piena montagna, con 10 gradi sotto 0 e lavarlo non sarebbe stato il modo migliore per risolvere il problema.

Le ginocchia iniziano a tremarmi, le gambe incominciano a non reggermi più e un attimo dopo mi accascio a terra.

Iniziò a piangere silenziosamente, ripenso a tutto ciò che io e Amanda abbia vissuto, superato, trascurato.

Una folata di vento mi fa rabbrividire, ma tutte le finestre sono chiuse. Mi sento osservata, così mi alzo per vedere se è Cameron, ma nella stanza non c'è nessuno a parte me. Un'altra folata di vento mi fa rabbrividire, ma questa volta non era fredda ma così calda che sembrava un abbraccio.
Una mano si posa sulla mia spalla, provo ad afferrarla, ma non c'è nulla.
Sto cominciando a spaventarmi. Com'è possibile? Forse mi sto immaginando tutto! E se stessi impazzendo?
Mi alzo di soppiatto e mi dirigo verso la porta, quando su uno dei comodini che affiancano il letto noto una fotografia raffigurante me e Amanda, sdraiate in un immenso prato verde, che ridiamo come due ebeti.
La guardo per poi prenderla in mano.
Accarezzo la sua figura e una lacrima mi riga di nuovo il volto per poi finire sopra il vetro della cornice.
-mi manchi tanto- dico come se lei mi potesse sentire, come se lei fosse qui! Aspettate e se fosse davvero qui con me.

Un rumore proveniente dalla cucina mi distrae dai miei pensieri.

Rimetto la fotografia al suo posto e vado a vedere che cosa sta succedendo.

-ma cosa?- dico scoppiando a ridere alla vista di Cameron ricoperto da farina.

-da quando la farina si trova nei davanzali in alto?- domanda, girandosi verso di me e tossendo per espellere la "polvere" bianca che gli finita nei polmoni.

Io l'ho detto, a volta anche la più insignificante delle cose può creare un disastro.

Cameron si va a cambiare e quando ritorna mi aiuta a sistemare quel casino. Appena finiamo suonano al campanello, ma mentre io mi dirigo verso la porta per aprire lui mi blocca.

-aspetta! Prima di aprire ti devo dire una cosa-

Hey hey hey! Lo so che ci ho messo tanto tempo prima di aggiornare, ma pensavo di aver tempo per scrivere durante le vacanze ma alla fine si è rilevato tutto il contrario. Adesso, però, sono qui! Spero che il capitolo vi piaccia e mi scuso per eventuali errori ortografici!

Da Odio Ad Amore || Cameron Dallas, Madison BeerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora