TRENTASETTE

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"Hey tu! Portami un'altra birra!" strillo, sbiascicando.

Dopo il colpo che ho fatto prendere a tutti oggi, i miei quattro angeli custodi hanno deciso di portarmi fuori, e più precisamente ad una festa di quartiere. Sembra che in questo paese non si faccia altro che organizzare feste data l'assenza di locali d'altro genere. Scott mi ha lasciato uscire per miracolo, e ha voluto parlare con tutti loro prima di lasciarmi andare. Fin troppo protettivo.

Naturalmente i quattro cervelli mastri non avevano considerato che avremmo trovato lì praticamente tutto il paese, incluse le due persone che meno ho voglia di vedere. Ho passato tutta la sera ad evitare Nathan come un ninja, mentre per fortuna la sua ex psicopatica non mi ha probabilmente nemmeno notata. Non ho voglia di uccidere qualcuno.

"Non stai un po' esagerando El?" mi chiede Mason, preoccupato.

"Naah, tra un paio di giorni tornerò come nuova"

I quattro mi stanno fissando come se mi fossi messa a bestemmiare nel bel mezzo della sala.

"Okay bellezza, non ho voglia di pulire la mia macchina dal vomito, ci vuole una pausa"

Alan mi leva il bicchiere dalle mani. Ma perché tutti cercano di ostacolarmi nella mia rovina momentanea?

Riafferro il bicchiere con fare corrucciato.

"L'idea di portarmi qui è stata vostra, ora prendetevi le vostre responsabilità e lasciatemi marcire il fegato in pace" sbiascico.

Non ho voglia di sentire altre ramanzine, per cui mi alzo dal divano e mi dirigo nella parte esterna della casa. Ho bisogno di aria.
La testa mi gira vorticosamente e il mio stomaco sta facendo le capriole.

È raro che io anneghi i miei dispiaceri nell'alcool, ma ci sono dei nervi scoperti che mi fanno ancora sentire debole. Ogni volta che qualcuno mi punzecchia sull'argomento genitori perdo le staffe e per almeno un paio di giorni divento intrattabile.

"El"

La voce di Nathan irrompe nella mia tranquillità da ebrezza.

"Vattene, sto cercando di far decomporre il mio fegato prima del tempo, e ho bisogno di tranquillità"

"Senti, io voglio solo parlare"

"Cos'è sei sordo?"

"Io non pensavo che lei potesse venire da te"

"Oh poverino, non pensava.. Tu non pensi mai quando apri bocca, accidenti! Lasciami in pace"

Prendo un altro sorso dal bicchiere che ho in mano.

"El, io.."

"Accidenti ma qual'è il vostro problema?! Eleonore di qua, Eleonore di là, non bere, non arrabbiarti, non fare... Sembra che io abbia una calamita addosso" sbiascico. Mi sono mangiata parte delle parole che ho detto, quindi non so se ho ben reso l'idea.

"Ma quanto hai bevuto esattamente?"

"Mi ascolti quando parlo o oltre che stronzo sei anche sordo adesso?"

In quel momento la porta finestra che separa il giardino dal salone si apre e una testa rossa spunta dall'interno. Ci mancava solo questa.

"Ehi Nate... Oh, ma guarda... L'orfanella si sta godendo la festa?"

"Hayley!" ringhia Nathan, in segno di rimprovero.

"Che c'è? È la verità"

Sono indecisa se murarla dentro al cesso o lanciarla direttamente in piscina. So solo che ho un bicchiere di alcool in mano e che non è ancora finito sul suo vestitino solo perché io non sono una che spreca le cose belle della vita per gli stronzi.

Vedo Nathan diventare nero in viso e piantarglisi a qualche centimetro dalla faccia.

"Vattene"

"Oh, ma dai era uno scherzo"

"Ti ho detto che devi andartene!" dice lui, alzando la voce.

Alzo gli occhi al cielo. La cosa sta diventando pietosa.

"Facciamo che quella che se ne va sono io, d'accordo? Bye bye"

Rientro dalla porta finestra sbattendomene le palle della discussione appena avvenuta, e cerco un posto tranquillo in cui godermi la festa.

"Cazzo, eccoti qui!"

La voce di Alan attira la mia attenzione. Lo vedo arrivare verso di me e mi mette le mani sulle spalle.

"Dove diavolo eri? Stai bene?"

"Ho incontrato quel figlio di buona donna di Nathan, poi è arrivata la sua amica babbione e adesso sono qui. Tutto nella norma"

Alan sospira vistosamente. Dietro di lui arrivano anche gli altri tre babysitter, che mi fanno 400 domande a testa.

"Non ti si può lasciare un attimo che combini un casino. Dai forza, andiamo a casa, è stratardi" conclude il belloccio, una volta finito l'interrogatorio.

"Eleonore!"

A quanto pare Nathan ha lasciato perdere la cheerleader mentecatta e mi ha ricorso. Strano.
Sta per raggiungermi, ma vedo Alan pararglisi davanti.

"Amico, non è una buona idea"

Sento la conversazione come se fosse ovattata.

"Lasciami parlare con lei"

"Ma non lo vedi che sta in piedi per inerzia? Lasciala tranquilla, almeno finché non si riprende"

"Ma io ho bisogno di spiegarle"

"Qualsiasi cosa tu debba dirle può aspettare" sentenzia Mason, affiancandosi ad Alan. In men che non si dica anche Ben e Wade fanno lo stesso. Vedo i 5 discutere animatamente per minuti interi, mentre io assisto inerme alla cosa.

Ad un certo punto però succede qualcosa che non mi capitava da qualche anno. Avverto una fitta alla testa e immagini varie cominciano a scorrere davanti ai miei occhi. Milioni di fotogrammi mi attraversano la memoria, caratterizzati da fiamme che si propagano, da rumori di grida e da suoni di pianti.

Mi afferro la testa e cado con le ginocchia per terra. Sento le mani che tremano e sto sudando freddo.

Sento delle voci che chiamano il mio nome, ma non riesco a capire se siano reali o meno.

Mi accascio a terra senza sensi, e da quel momento diventa tutto estremamente buio.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora