VENTIQUATTRO

9.2K 418 25
                                    

La mattina dopo

Entro a scuola avvolta in una sciarpa gigante e in un cappuccio altrettanto gigante. Sono bordeaux in faccia da ieri e probabilmente, come era prevedibile, Lupin mi ha attaccato qualche malattia veneerea grazie alla sua saliva sudicia. Dopo averlo praticamente sbattuto fuori di casa ci ho riflettuto molto, e sono arrivata alla conclusione che collimare con il buon Nathan sarebbe solo una perdita di tempo per la mia missione, perciò ho deciso di non dare importanza a ciò che è successo ieri e di evitarlo alla massima potenza,anche perché vorrei evitare brutte sorprese.
Il problema che non avevo considerato è stato il guardare in faccia Mason senza pensare all'accaduto. Sono stata un'imbecille e adesso ne sto pagando le conseguenze.

"Sei sicura di stare bene El?" mi domanda Alan, per la trecentesima volta.

"Benissimo, sto benissimo" borbotto.

"Beh non sembra affatto, sei un ammasso di coperte che cammina in pratica" commenta Wade.

"Ve l'ho detto, probabilmente mi sto ammalando e non voglio infettare nessuno"

"Si, ma così è esagerare" ridacchia Mason.

"Ehi Brontolo, ti sei dimenticata di uscire dal piumone stamattina"

No, e che cazzo. Perché me lo ritrovo sempre fra i piedi!?

Mi volto e vedo un Nathan imponente alle mie spalle, che mi guarda con un sorriso beffardo. Di colpo sento le ginocchia pesanti e decido di mettere in atto il comportamento più maturo e più adatto a quel momento per non destare sospetti: scappo a gambe levate, chiudendomi nel primo sgabuzzino disponibile.
Dopo cinque minuti buoni sento qualcuno bussare alla porta. Non c'è verso di essere lasciati in pace stamattina.

"Ehi El, senti, sei sicura di stare bene? Possiamo entrare?"

"Ehm, no sto bene, mi sono solo ricordata di dover cercare una cosa per il prof di ginnastica, voi andate avanti, tra poco comincia la lezione"

Li sento borbottare da dietro la porta e i loro passi si allontanano incerti. Eppure è rimasta ancora un'ombra di scarpe da ginnastica sotto la porta. Senza neanche chiedere, Coglionathan spalanca la porta e mi osserva confuso.

"Capisco la ritirata strategica, ma non ti sembra di esagerare?"

"Vattene, non voglio essere stuprata di nuovo col rischio di prendere la sifilide o chissà che altro, aria giovine!"

"Ma sei impazzita per caso? Mi dici che ti prende? Ieri non ti è dispiaciuto per niente"

"Balle"

"Puoi mentire a me, ma sappiamo bene che se avessi avuto qualcosa da ridire lo avresti fatto con la lingua lunga che ti ritrovi"

"È stato un incidente di percorso, non si ripeterà. E comunque no che non mi è piaciuto" borbotto.

"Ah sì? Ne sei sicura?"

"Certo che ne sono sicura"

"Quindi se io cercassi di baciarti di nuovo mi fermeresti?"

"Certo, ci mancherebbe"

"Bene, proviamo"

"Che!? No, asp-"

Mi attira a se, richiudendosi la porta alle spalle, e sento la sua lingua infilarsi insidiosa nella mia bocca e intrecciarsi con la mia. Non andrà a finire bene. Mi afferra i fianchi e i nostri bacini combaciano in una danza a cui i miei sensi di ragno non sono affatto immuni. Il mio circuito inferiore prende fuoco e logicamente tutti i miei buoni propositi vanno a vongole in cinque secondi.

Le labbra di Nathan si staccano dalle mie e scendono lungo il mio collo, cominciando a baciare e succhiare. Mi sembra di essere una bambola di pezza, ho la gambe di budino e non riesco a dire niente. Ma che diavolo mi succede!?

Ad un certo punto però la magia finisce di colpo, perché Lupin si stacca all'improvviso e mi sorride malefico. Oh no, che cosa ho fatto.

Apro la bocca per dire qualcosa, ma dalla mia gola non esce niente. Solo aria e tanti pensieri confusi.

"Bene, ora tocca a te"

"Come scusa!?"

"Come abbiamo appena dimostrato non è vero che non ti piaccio, hai solo paura di ammetterlo, per cui da esperto quale sono ti ci lascerò riflettere. Nel frattempo ti ho lasciato un regalino di ringraziamento per aiutarti a decidere meglio" sorride.

"Tu sei uno psicopatico, sappilo"

"Prima o poi lo accetterai, su non farla così tragica"

"Ma col cavolo!"

"Sono uno paziente, aspetterò che sia tu ad esplodere e a venire a cercarmi"

"Che!? Ma levati!"

Lo scanso in malo modo ed esco dallo sgabuzzino, lasciandolo lì come un ebete. Io che cerco lui!? Si, certo, come no!

Mi infilo in bagno per cercare di sistemare il sistemabile, e appena mi tolgo la sciarpa capisco cosa intendesse per" regalino" di ringraziamento. Un succhiotto viola mi copre una parte considerevole del collo, senza lasciare spazi indiscreti.

È ufficiale. Lo detesto.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora