TRENTOTTO

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Immagini confuse si fanno spazio nella mia mente. Fuoco.
Sta bruciando tutto e io sono proprio in mezzo al centro del salotto. Mi guardo in giro spaesata. Le mani mi tremano e sento che la mia faccia è bagnata. Vorrei urlare, ma sono paralizzata dalla paura.
Mi guardo in giro, sperando di trovare una via d'uscita, ma non sembra che ci sia niente che io possa fare.
I miei occhi ricadono su due corpi, distesi per terra, inermi. Stanno bruciando. Una sensazione terribile mi attanaglia il petto. Cado in ginocchio, e le lacrime cominciano a scendere in modo più copioso. Mamma e papà.
Mamma e papà sono morti.
"El" sento dire da una voce. È strana.
"El" ripete. Chi mi chiama?
"Svegliati, ehi!"

Spalanco gli occhi di colpo e noto che mi manca l'aria. Mi sollevo seduta sul letto. Ho il fiatone, e sono tutta sudata. Mi fa male la faccia e i miei muscoli sembrano essere stati strappati e ricomposto uno per uno. Mi volto di scatto: di fianco a me, con aria piuttosto preoccupata, un Alan curioso mi guarda in panico.

"Stai bene?" mi chiede, con gli occhi ancora sgranati.

"Che mi è successo?" chiedo, accorgendomi di avere tutta la bocca impastata. Bleah.
Mi guardo intorno e sono praticamente in canotta e mutande, seduta sul letto che probabilmente appartiene al ragazzo che ho appena visto.

"Stavi sognando. O meglio, credo fosse un incubo" esordisce, grattandosi la nuca. Porta addosso solo dei pantaloncini da calcio, e la cosa mi mette parecchio a disagio.

"Già... Ehm, c'è un preciso motivo per cui io mi trovo nel tuo letto? Un preciso motivo per cui ti dovrei castrare nel caso?"

Alan solleva le sopracciglia e scoppia in una risata.

"No bellezza, niente del genere. Ti sei sentita male ieri alla festa, e per evitarti un risveglio imbarazzante nel letto di Nathan abbiamo deciso di portarti da me"

Aggrotto la fronte.

"E portarmi a casa mia sarebbe stato troppo impegnativo?"

"Dopo la ramanzina di raccomandazione di tuo zio, portarti a casa svenuta non sarebbe stata una buona idea. Gli ho mandato un messaggio col tuo cellulare per avvisarlo che saresti rimasta qui a dormire"

Sgrano gli occhi. Non dirmi che ha ficcato il naso nelle mie cose, e soprattutto nei miei messaggi. Se mi ha sgamato è la fine.

"Tu non hai..."

"Guardato le foto della tua galleria o i tuoi messaggi? Mi piacerebbe molto vedere le foto che ti fai in biancheria o i tuoi messaggi hot, ma preferirei essere io il destinatario"

Gli lancio dietro il cuscino per farlo smettere di dire scemenze. È assolutamente pervertito in ogni modo possibile e immaginabile.

"Ricordami di gambizzarti prima o poi" sentenzio.

Ad un certo punto sentiamo bussare alla porta e mentre io sono ancora rincoglionita dall'incubo, Alan sgrana gli occhi allarmato.

"Presto, nasconditi!"

"Eh?!" esclamo io. Ma che diavolo succede?!

"Alan, sei ancora a letto?" chiede una voce femminile al di là della porta. Per logica credo si tratti di sua madre.

Lo vedo lanciarsi di fianco a me, afferrare il piumino e infilarmi sotto le coperte, di fianco a lui.

"Ma che diavolo"

"Shhh" mi intima lui, tenendo i lembi delle coperte sopra alla mia testa. Sono praticamente appiccicata al suo addome con la faccia e la cosa è parecchio imbarazzante.

Sento la porta spalancarsi: sua madre entra lentamente.

"Scusa, mi sono addormentato, ora mi alzo" dice lui, con fare accondiscendente.

"Mi raccomando, è tardi. Io vado al lavoro, tu vestiti e fila a scuola"

"Si mamma"

Io sto praticamente soffocando. Mi sembra di essere un saccottino, e non vedo l'ora di uscire da qui,anche perché questo contatto forzato mi sta mettendo parecchio a disagio.

"Ti voglio bene, a dopo"

"Anche io, a dopo!"

La donna grazie al cielo esce dalla stanza. Scavo verso l'uscita e sbatto fuori la testa per riuscire a recuperare un po' d'aria.

"Volevi uccidermi per caso?" rimprovero il ragazzo.

"Se ci avesse scoperto non sarebbe servito che ti uccidessi io. Quando scopre che porto le ragazze a casa viene giù il finimondo" si lamenta.

"Beh ha ragione. Dovresti essere più serio con le ragazze. Sono sicura che le piacerebbe vederti sistemato prima o poi" commento.

"Ti stai candidando?"

"Piuttosto mi privo di un arto"

"Eppure sono convinto che non ti sia dispiaciuto stare così tanto tempo lì sotto"

Gli mollo una cricca sul braccio carica di tutto il mio disappunto.

"Auch! Okay, okay me lo sono meritato"

Sospiro vistosamente e mi alzo dal letto con tutta la forza che ho. Devo assolutamente tornare a casa per cambiarmi e rendermi presentabile.

"Beh, devo andare"

"E dove vorresti andare?"

"A casa mia?"

"E ci andrai a piedi?"

"Il gentiluomo qui presente può accompagnarmi se vuole"

Alan sbuffa vistosamente.

"Solo perché hai un culo che parla signorinella. Dammi due minuti e sono da te"

Si infila in bagno, e io alzo gli occhi al cielo. Non potevo avere un amico più deficiente di lui, eppure la sera prima ero vicinissima a farmi scoprire.
Devo stare molto, molto più attenta.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora