TRENTANOVE

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Esco dal bagno della scuola con fare rilassato. Nonostante io sia ancora rincoglionita dalla festa di ieri non mi sento poi così male. Avevo temuto un ritorno di quella patologia, e invece è stato solo un episodio sporadico. Ricominciare a prendere le medicine ora non sarebbe proprio il massimo per la mia missione.
Cammino tranquillamente per i corridoi, anche se devo dire che non sono proprio a posto. C'è ancora una questione che devo sistemare.

Senza neanche volerlo, il mio sguardo ricade su una coppia poco distante da lì che sembra stia discutendo animatamente. Riconosco i visi di Nathan e della sua ex deficiente. Il ragazzo sta gesticolando in maniera agitata e lei ha un'espressione da vipera incazzosa. Sembra stiano litigando pesantemente. Beh, non che sia un mio problema.
Nel gesticolare Nathan si volta e incrocia il mio sguardo. Senza neanche finire di parlare si avvicina a me precipitosamente,scansando le persone nel corridoio. Io rimango pietrificata, ma ad attirare la mia attenzione, ancora prima che lui arrivi, è un'altra voce.

"Guarda un po' chi c'è qui"

Riconoscerei questa voce da coglione anche se bisbigliasse.
Mi volto e lancio un'occhiata arcigna al ragazzotto che mi si presenta davanti. Riconosco il tizio che ha mandato in giro foto del mio sedere a ripetizione.

"Sparisci" mi limito a dire.

"Che c'è ti senti minacciata, orfanella?"

Bene. Sembra che la troia rossa abbia cominciato a mandare un giro le voci. Caso vuole che io abbia una botte piena di rabbia repressa da lanciare addosso a qualcuno.

La mia espressione si tramuta in una risata nervosa, quasi isterica. Il bullo da corridoio non perde la sua espressione da finto duro, ma il gruppetto dietro di lui sembra piuttosto confuso. Sono stata calma per troppo tempo, e non è nel mio stile.

"Orfanella?" ripeto, mantenendo un ghigno sinistro in faccia.

"Che c'è non ti piace essere chiamata così?" ridacchia il coglioncello.

"Ehi, lasciala stare! Non ne hai prese abbastanza l'ultima volta?!" tuona Nathan, giungendo alle mie spalle.
Sento che sta per superarmi, ma io lo fermo ponendogli l'indice davanti alla faccia, a mezz'aria. Il mio sguardo non si è però minimamenre spostato da quello che sta per vivere uno dei quarti d'ora più umilianti della sua vita.

"Ridillo" lo incito, avvicinandomi pericolosamente alla sua faccia.

"Orfanella" scandisce lui,senza esitare.

Appena pronuncia l'ultima lettera lo colpisco con la mano in orizzontale proprio sulla trachea. Lui sgrana gli occhi e comincia a tossire, facendo poi respiri affannosi. Basta un colpo nel punto giusto e hai perso. Non lascio passare neanche un secondo che lo faccio cadere in ginocchio grazie ad un calcio laterale a lato del ginocchio sinistro. Una volta che il deficiente è in ginocchio e fa fatica anche a respirare mi abbasso al suo livello, con calma.
Faccio roteare la lingua nella guancia.
So che moralmente è assolutamente inaudito quello che sto facendo, ma almeno questo spettacolino servirà a ricordare a qualcuno qual è il suo posto nel mondo.

"Battuto da una puttana qualsiasi con una bella carrozzeria. Patetico, non è vero?" domando, con un sorriso strafottente ai massimi livelli. Gli tiro un paio di schiaffetti di sfottó in faccia, poi mi alzo e senza guardare nessuno me ne vado con una camminata trionfale alla ricerca della mia aula. Era da un po' che non entravo in azione.

Sento i brusii della gente nei corridoi e la cosa fa ingigantire ancora di più il mio ego. Se non posso farmi rispettare con le buone, lo farò con le cattive. Non sono entrata nell'FBI per niente, e di sicuro non sono famosa per essere una persona gentile.

Fanculo, stronzi.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora