CINQUANTATRE

8K 412 27
                                    

Attenzione: capitolo dai contenuti forti ed espliciti. Se non vi sentite di leggerlo potete chiedermi una sintesi via messaggio privato. Buona lettura.

Arrivo alla destinazione indicatami dal navigatore, e noto che si tratta di una piccola casetta in legno affacciata su un piccolo lago. Ho la pistola carica in mano, e non ho paura di usarla nel caso succedesse qualcosa.
La preoccupazione mi sta logorando molto più del solito. Il sentimento è molto più forte, quasi da spaccarmi lo stomaco in due.
La moto di Nathan è parcheggiata fuori dalla casetta, e non sembra in cattive condizioni. Salgo sul portico e mi preparo a sfondare la porta. O la va o la spacca.

Tiro un bel respiro e mollo un calcio alla porta, finendo quasi per buttarla giù. Appena apro però tutto sembra tranquillo.

"Ma che diavolo stai facendo?" chiede una voce all'improvviso.
Giro la testa velocemente e individuo Nathan con... in mano un bicchiere di birra?
Tiro un sospiro di sollievo e se prima la preoccupazione mi stava tirando scema, ora quello stesso sentimento si sta trasformando in rabbia.

"Ce l'hai fatta ad arrivare alla fine, li sai seguire i navigatori allora"

"Ma si può sapere qual è il tuo problema?!" grido, furiosa.

"Io..."

"Tuo fratello e tua madre stanno impazzendo perché non rispondi al cellulare e tu sei nel bel mezzo del nulla  a bere birra?! Credevo ti fosse successo qualcosa, accidenti!" comincio a gridare.

Lui aggrotta le sopracciglia.

"Sono sparito solo per un giorno ed eri già così preoccupata? E quella tra l'altro dove l'hai presa?" mi chiede, indicando la pistola.

"Era nel cassetto di mio zio, ma lui non la usa mai... e comunque che domanda cretina è?! Certo che ero preoccupata, sono venuta fin qui di corsa, pensavo ti avessero rapinato, picchiato o chissà che altro, e ti garantisco che vedendo che lo hai fatto apposta mi viene molta voglia di picchiarti io adesso!"

Nathan ignora la mia incazzatura, il che mi fa solo andare fuori di testa di più. Fa il giro della cucina e si siede su una poltroncina proprio di fianco a quello che credo sia un letto. È un piccolo rifugio, carino, ma in questo momento sono troppo arrabbiata per apprezzarlo.

"Avevo bisogno di staccare un po' " dice solo, tirando un sorso alla media chiara.

" E non potevi staccare un po' avvisando qualcuno?! Mi farai morire qualche giorno!"

"No, ero troppo arrabbiato. È stato meglio cosi"

Tiro un alto sospiro, cercando di calmarmi. Mi passo una mano sulla faccia e rifletto. Qualcuno poi mi dovrà ricordare come ci sono finita in questa situazione.

"Va bene... appurato che hai fatto una coglionata e che tra cinque secondi chiamerai tuo fratello per avvisarlo se non vuoi che usi la pistola di mio zio per scopi perversi ed educativi, che diavolo è successo?"

Il viso di Nathan si fa più cupo. Avevo intuito che centrasse suo padre ancora prima di chiedere.

"Ha provato ad entrare in casa, mentre eravamo via"

Aggrotto le sopracciglia.

"E?"

"Ha citofonato di notte, ubriaco, e quando lei ha aperto lui ha cercato di entrare"

"E tua madre che ha fatto?"

"Gli ha richiuso la porta in faccia, ma non ha voluto chiamare la polizia. Dice che comunque è sempre nostro padre e che non vuole vederlo dietro le sbarre"

"Ah... questa parte non la sapevo"

"Come faccio io a sapere che è al sicuro se non riesce a badare a sé stessa? Sta volta non è riuscito ad entrare, ma la prossima volta... Io non so più che fare"

Vorrei trovare qualcosa di giusto da dire, come si fa in queste situazioni, ma le parole non mi escono. È una situazione terribile.

"Ero talmente arrabbiato che ti ho lasciato la posizione e poi ho spento il cellulare. Non volevo sentire nessuno"

"E perche a me hai lasciato la posizione?"

"Perché con te mi sento una persona migliore... o almeno posso fare finta di esserlo, insomma... sono così stanco..."

D'istinto mi avvicino a lui e lo stringo in un abbraccio. Ne ho vissute parecchie di situazioni come queste in polizia, ma quando si tratta di persone a cui vuoi bene ti rendi veramente conto di quanto sia pesante. Voglio proteggerlo. Farò il massimo, ma non voglio perderlo.
L'abbraccio si allunga in tempistica, finché praticamente non mi ritrovo accoccolata sulle sue gambe, con la testa appoggiata al suo petto.

"Non sei una brutta persona" mi viene da dire alla fine.

"E chi te lo dice?" domanda lui.

"Non mi saresti piaciuto così tanto"

Sgrano gli occhi e mi rendo conto di averlo detto ad alta voce. Mi sono fatta prendere un po' la mano dalla sincerità.

Nathan rimane un attimo perplesso e il suo sguardo si sposta su di me. Siamo a due centimetri l'uno dalla faccia dell'altra e io sto cominciando a sudare roba al sapore di costine.

"Okay normalmente saprei cosa fare, ma a questo punto con te non ne sono più tanto sicuro" mi sussurra.

"Neanche io a dire la verità" dico, con voce tremolante.

I respiri di Nathan si fanno piuttosto profondi, e senza che neanche me ne accorgessi, io lo sto seguendo a ruota.
Piano piano il suo viso si avvicina al mio, finché nostri nasi sono praticamente appiccicati.

"Se vuoi che mi fermi, questo è il momento di dirlo"

Rimango un attimo senza sapere cosa dire. Vorrei potermi rifiutare, ma non sarei sincera con me stessa. E non lo sono stata per troppo tempo.

Lascio che Nathan accorci la distanza tra di noi, e che le nostre labbra si tocchino. Sento le nostre lingue intrecciarsi in una danza sensuale, che mi fa fremere ogni parte del corpo.
Mentre questo succede, le sue braccia mi sollevano e mi adagiano sul letto. Il suo corpo mi sovrasta e io mi sento una bambina alle prime armi per la prima volta in vita mia.

La sua bocca scende piano piano, accarezzandomi il collo, e succhiando pazientemente.
In quattro e quattro otto mi leva la maglietta e i pantaloni, e fa lo stesso con i suoi vestiti. Afferra una bustina di carta e la apre, infilandosi il preservativo velocemente.

Rimaniamo nudi, l'uno attaccato all'altro, in un intreccio di passione.
Lo sento entrare dentro di me, ma la sensazione è quella di stare camminando su una nuvola. Mi stringe a sé come se non dovessimo staccarci mai più, finché non esauriamo tutte le forze. Ricadiamo sul letto, uno di fianco all'altra. Siamo sudati come due spugne, ma la sensazione che sto provando in questo momento è assurda. Ormai il sole è calato e non so neanche che ore siano. Osservo Nathan e il suo sguardo dolce mi fa venire in mente un solo pensiero: anche se ci ho provato con tutta me stessa, alla fine ci sono cascata. Mi piace in modo assurdo e non so come uscirne, o forse semplicemente non voglio.

Che cosa cazzo ho combinato.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora