SESSANTACINQUE

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"Accelera!" esclamo, indicando la strada. Siamo su quella che dovrebbe essere una strada statale, ma è piuttosto deserta.

Stiamo seguendo il segnale GPS impostatoci da Benjamin tramite il mio cellulare, cercando di trovare una strada alternativa per bloccare la macchina. Abbiamo allertato anche altre unità vicine che dovrebbero arrivare a minuti.

"Gira a destra! A destra!"

"Non urlare, ti sento per dio" si lamenta Scott.

Sembro un gatto isterico col pelo rizzato. Sento una stressa angosciosa al petto, che mi impedisce di pensare a mente lucida. I due puntini (uno rappresentato dalla nostra macchina, mentre l'altro rappresentato dalla macchina del padre di Nathan) stanno per incrociarsi e speriamo che non sia troppo tardi. Abbiamo preso una stradina sterrata in mezzo a tantissimi alberi, che non so dove ci stia portando esattamente.

"Come li fermiamo?"

"Nell'unico modo possibile. Reggiti" mi dice Scott, accelerando a manetta.
Non so se voglia suicidarsi con me di fianco o cosa, ma cercherò di fidarmi. Non ho altra scelta.
Mi reggo forte alla portiera, e mi scappa un urlo di paura quando vedo il muso della nostra auto sfiorare quello di un altra macchina, che d'istinto inchioda.

Appena il rumore dell'inchiodata termina mi accorgo che la macchina si è fermata. Se non avessi avuto i capelli già bianchi credo che li avrei sviluppati dopo questo.

"Sei impazzito?!"

"Era il modo più veloce per fermare quella" dice Scott, indicando la macchina ferma vicino a noi.
Il GPS della nostra macchina coincide con quello della macchina che stavamo inseguendo. Ci siamo.

Scendiamo velocemente, estraendo le armi prelevate prima di partire.

L'uomo scende dalla macchina con la moglie e i figli a seguito, continuando a tenere la pistola puntata alla testa della signora Bennet.

"Okay, game over. Mani sulla testa e nessuno si farà male" sento dire da Scott.

"Fate un passo verso di me e lei muore!" urla il pazzo.

Nathan e Mason sono pietrificati dalla paura e dall'ansia. So che vorrebbero fare qualcosa, ma la situazione potrebbe peggiorare.

"Non fare cazzate, ci sono altre pattuglie che stanno arrivando, non aggravare la tua situazione"

"Ho detto che non dovete muovervi, cazzo" ringhia lui.

Io rimango zitta, cercando di mirare attentamente. Ho esitato troppo a lungo la volta scorsa, e non ho intenzione di lasciar andare di nuovo questo figlio di puttana. Respiro attentamente e cerco di isolarmi mentalmente. Mi concentro sul mio battito cardiaco. Affino la vista e prendo la mira. Tre. Due. Uno. Sospendo il respiro.

Premo il grilletto e vedo il proiettile partire. O la va o la spacca.
In un secondo vedo il bussolotto penetrare la mano dell'uomo, facendogli saltare la pistola dalle mani. Un urlo sordo mi conferma di aver centrato il bersaglio. Ricomincio a respirare e mi rendo conto che per fortuna è andata bene. Ce l'abbiamo fatta.

"Correte!" urla Scott.

Nathan, Mason e la signora Bennet si rifugiano verso di noi, con delle facce ancora incredule. Il primo mi si presenta davanti con una faccia sconvolta e mi abbraccia forte.

"Sei viva... Sei viva.." continua a ripetersi, con la voce incrinata.

"Ci vuole più che qualche fiammifero per farmi fuori" dico, stringendolo. Chissà che cosa deve aver passato.

Nonostante la felicità l'occhio mi scappa sull'auto del padre e sulla figura che ha appena riafferrato la pistola.
Scanso Nathan appena in tempo.

"TUTTI DIETRO LA MACCHINA" urlo, un attimo prima che una pioggia di proiettili ci investa.

Riusciamo a rifugiarci dietro la nostra auto proprio prima che qualcuno venga colpito,accovacciandoci in modo da non essere presi di mira. Scott si sporge di poco appena c'è un attimo di pausa, e molla tre colpi verso il signor Bennet, che cade a terra con una gamba ferita. Nonostante questo prova ripetutamente a sparare, ma il caricatore è completamente vuoto. È finita.

Ci alziamo tutti, tirando un sospiro di sollievo. Nathan si gira verso di me in segno di vittoria, ma quando mi vede la sua faccia si contorce in una smorfia d'orrore. All'inizio non capisco la sua espressione, finché non abbasso lo sguardo verso i miei pantaloni. Una macchia di sangue si estende dal mio ventre fino ai miei pantaloni. Un buco da proiettile nella parte destra del mio addomesta facendo sgorgare sangue ovunque. Sento caldo. Troppo caldo. Mi gira la testa. Lancio uno sguardo a Nathan in panico. Per la prima volta ho seriamente paura di morire, e non per colpa di un incendio.

Cado a terra e perdo lentamente conoscenza tra le braccia di Nathan e di Scott, accompagnata solo dalle sirene delle volanti dell'FBI in lontananza.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora