SESSANTAQUATTRO

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Tengo gli occhi aperti a fatica. È tutto ricoperto da fiamme gigantesche, e ho l'impressione che tra poco mi cadrà il soffitto sulla testa. Ho i polmoni pieni di fumo e faccio fatica a respirare. In mezzo ai lapilli incandescenti mi sembra di scorgere la figura di qualcuno: assomiglia ad una bambina. Ha i capelli castani e si sta guardando intorno.

"Mamma!" urla, non sapendo cosa fare.

Sollevo la testa. È in pericolo.

"Ehi tu! Esci di qui!" dico a fatica, tossendo come non so che cosa.

La bambina si gira verso di me: ha gli occhi pieni di lacrime ed un viso familiare. I suoi lineamenti mi portano a riconoscerla come uno dei miei ricordi: avevo ancora i capelli normali prima dell'incendio. Sono diventati bianchi solo dopo quell'incidente. Troppa paura.

La bambina si mette a correre verso di me.

"Che fai?! Vattene subito!"

"Io non ti lascio qui" dice. La sua voce ha un suono strano. Sembra quasi quella di un'uomo.

Scott mi scuote con energia e io sbatto gli occhi più volte, riprendendomi dalle allucinazioni. Che brutta esperienza.

L'uomo mi solleva e lo sento correre fuori dalla casa. Mi appoggia a terra, e appena una folata d'aria pulita mi entra nei polmoni mi metto a tossire, riprendendo a pensare lucidamente. Quanto sono stata lì dentro?

"Reel! Stai bene?" mi chiede Scott, appoggiandomi le mani sulle spalle.

"Più o meno" dico, dopo aver finito di sputare un polmone.

"Che diavolo è successo?"

"Il padre di Nathan, è lui che ha ucciso Sarah. Ha dato fuoco alla casa con me dentro pur di mantenere in segreto"

"E dov'è adesso?"

"Ha rapito i due figli e la moglie. Non so dove sia diretto"

"Cazzo.." sospira lui.

"Io avrei un'idea per trovarli" sussurra la voce di Benjamin. Non avevo notato la presenza del ragazzo fino ad ora.

"Cioè?"

"Il signor Bennet ha preso il tuo cellulare, ma sono sicuro che non si è ricordato di spegnerlo. Possiamo rintracciarlo via GPS"

"Tu lo sai fare?" gli chiede Scott.

"Se mi trovate un computer, direi di sì"

Io cerco di mettermi in piedi a fatica.

"Ti faccio vedere. Tu non ti muovere, sta arrivando l'ambulanza" mi dice il mio patrigno.

"Io vengo con voi" ringhio, con la voce di un fumatore sessantenne.

"Non credo proprio, non ne sei in grado, potresti essere intossicata"

"Correrò questo rischio" dico, cominciando a camminare verso casa nostra.

"Io non posso permetterti di..."

Mi volto verso Scott, con una delle mie espressioni più convinte.

"Ce la posso fare. Sono Reel Payn dopo tutto, no?"

Scott mi guarda, indeciso sul da farsi: legarmi all'ambulanza pregando che i medici siano tanto bravi da non farmi scappare o portarmi con lui.

"E va bene. Andiamo a prendere quel figlio di puttana" dice, sospirando.

Tenete duro ragazzi, stiamo venendo a prendervi.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora