QUARANTUNO

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Cammino con la stessa flemma di chi è stato appena massacrato ad un incontro di wrestling. Mason e gli altri avevano da recuperare delle ore di laboratorio oggi, per cui mi è toccato tornare a casa coi mezzi. Mi ero scordata di quanto il pullman fosse scomodo e puzzolente. Bello schifo.

È stata una giornata pesante e tra la notizia traumatica del campeggio e il mio viaggio in autobus non so cosa sia stato peggio. È un'amara scelta tra la puzza di cane bagnato e la puzza di calzini marci. Che bello.

Arrivo finalmente nella mia via, e tiro un sospiro. Scott sarà fuori per qualche ora dato che doveva andare a parlare con la madre di Sarah di nuovo, e così io avrò qualche ora di tempo per rilassarmi.

Appena mi avvicino a casa mia noto però che ci sono due figuri che stanno parlando proprio davanti al vialetto di casa mia. Aggrotto la fonte e osservando meglio riesco subito ad intuire la situazione: Nathan è in piedi davanti a suo padre e la discussione si sta facendo accesa. Oh no, io un altro budino di Nathan per strada non lo raccolgo. Accelero il passo e in men che non si dica arrivo di fianco al ragazzo, mettendogli una mano sulla spalla.

"Ehi Nathan! Scusa il ritardo. Ho chiesto a mio zio, e anche se torna tra poco dal turno in caserma ha detto che possiamo andare da me per studiare.. Oh, scusate, ho interrotto qualcosa?"

Faccio la finta tonta, ma è necessario se voglio tirare fuori il ragazzo da questo casino.
Appena l'uomo sente nominare la caserma della polizia si fa un pochino rigido. Se sua moglie l'ha denunciato avrà sicuramente una diffida. Il che significa che non può sicuramente stare qui.

"Non finisce qui" grugnisce, per poi salire sulla propria auto e sparire nel nulla.

"Ma che fai?!"

"Ti salvo le chiappe, come al solito"

"È pericoloso"

"La storia della caserma ha funzionato, accontentati"

"Non farlo mai più"

"Oh beh scusa se non mi fa piacere trovarti per strada mezzo morto e raccoglierti col cucchiaino"

"Sono affari miei, non tuoi"

"Se ti fa del male non sono solo affari tuoi"

Rimaniamo in silenzio qualche secondo. Imbarazzante.

"Comunque grazie"

"Non ringraziarmi. L'avrebbe fatto chiunque..."

"No,non è vero"

"Forse hai ragione... Beh in ogni caso, ci vediamo..."

Lo saluto e faccio per avvicinarmi alla porta di casa, ma la sua voce mi ferma. Fa ancora un certo effetto.

"Ho parlato con Hayley. Non ti darà più fastidio"

"Beh, è un bene... Alla fine non ho neanche capito chi fosse per te a dire la verità"

Nathan tira in dentro le labbra e sospira.

"La mia prima volta"

"La tua prima che?!" ripeto, sollevando un sopracciglio.

"Non guardarmi così, tutti hanno una prima volta"

"Non ti facevo così sentimentale"

"Infatti non lo sono, o almeno non più. Io le ho dato tutto e lei mi ha dato il ben servito"

"Nathan Bennet lasciato da una ragazza... Che tragedia" ironizzo.

"Che fai? Prendi per il culo adesso?" mi chiede, ridendo.

"È il mio momento di gloria, lasciamelo assaporare"

"Sei una stronza"

"Si, hai ragione... Ma fa comunque ridere da come lo dici. E poi scusa, ora non mi sembra così disinteressata la ragazza, ti ronza parecchio intorno"

"Lo fa solo per divertirsi. Mi è già capitato di mollare una ragazza per un ipotetico ritorno di fiamma... Sono stato scaricato di nuovo. È come se volesse sempre imporsi su di me"

"Beh, perché glielo permetti?"

"Gliel'ho permesso per tanto tempo... Finché non è arrivato qualcuno a stravolgere tutto"

Sollevo le sopracciglia.

"E perché mai avrei stravolto tutto?"

"Perché sei diversa. Sei spontanea. Qui di ragazze come te non ce ne sono, o almeno, se ci sono fanno di tutto par nascondersi.. Tu no. Tu sei... Tu. Sei vera"

L'ultima parola mi trafigge il petto come un pugnale affilato. Se c'è qualcuno che più di tutti sta mentendo qui sono io. Non posso dirlo a nessuno, eppure in questo momento vorrei urlarlo in pubblica piazza. Ma si sa, i segreti fanno parte del mio lavoro. La vita a volte è davvero amara.

"Chissà, magari non sono così buona come credi che io sia"

"Lo sei abbastanza per stravolgere la vita di qualcuno"

Appena Nathan finisce di parlare mi ritrovo le sue labbra addosso, e sento il mio corpo essere percosso da una scossa elettrica.

"Oh mio dio"

Accidenti. Mi stacco in modo fulmineo, e mi volto. Scott è fermo nel mio vialetto, con gli occhi sgranati. Oh no. Ci mancava solo questa.

"Siamo nei guai?" mi chiede Nathan sottovoce.

"Lo scopriremo tra due secondi" rispondo, con lo stesso tono.

"Tu hai un fidanzato?!" mi chiede, sbalordito. Certo che potrebbe recitarla meglio la parte del tutore possessivo.

"No, ecco lui non è..."

Non faccio in tempo a finire la frase che Nathan mi scavalca e porge la mano a Scott.

"Nathan Bennet. Si, sono il fidanzato di sua nipote"

Sgrano gli occhi. Cosa?!

"Oh..Okay.."

Scott mi rivolge un sorriso stupito. Io sembro appena uscita dal manicomio: non so se essere più preoccupata per Nathan, che scoprirà quanto Scott può mettermi in imbarazzo, o per Scott dato il temperamento di Nathan.

"Beh, visto che ormai siete insieme e siete qui, ti va di venire a cena da noi? Così potrò conoscerti finalmente!"

"Per me va bene... Finalmente?" domanda Nathan, senza capire.

"Beh sei il primo ragazzo che vedo intorno a mia nipote senza lividi, e poi in questo periodo avevo sentito nominare un certo Nathan..."

"VA BENE BASTA COSÌ ABBIAMO CAPITO, CIAO NATHAN CI VEDIAMO A CENA" urlo, prendendo Scott per una manica e trascinandolo verso la porta.

Il mio patrigno e il mio non fidanzato a cena insieme. Non poteva andare peggio di così.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora