VENTI

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Dieci minuti.
Sono stata via dieci fottuti minuti.

"Ma dove cazzo sono finiti quei quattro, santo dio" borbotto, in mezzo ad una marea di gente più di là che di qua. Credo che ci siano almeno una decina di droghe che girano per la stanza. Meglio che non me la prenda troppo, o rischio di far saltare la copertura ancor prima di aver raccolto informazioni utili.

Vago per la casa di Pasticca per almeno un quarto d'ora buono, ma non trovo nessuno di conosciuto. Che palle, mi tocca anche fare da baby sitter adesso.
La gente mi cade addosso come se neanche mi vedesse e la cosa mi dà parecchio sui nervi. Quante sberle che vorrei distribuire in questo momento.

Esco fuori in giardino per prendere una boccata d'aria: questa festa mi ucciderà se non me ne vado tra poco.

Mi siedo su una delle sedie presenti nel giardino dello spacciatore di provincia, quando un suono strano attira la mia attenzione: non capisco se siano dei rantoli o un animale tipo un facocero che sta cercando di esalare l'ultimo respiro.

Mi volto istintivamente verso la sorgente del rumore e i miei occhi ricadono su una coppietta, a pochi metri da me, che si sta strusciando beatamente.

Non faccio neanche tempo a rendermi conto della situazione, che gli occhi della ragazza ricadono su di me: la malcapitata caccia un grido di sorpresa, allontanandosi dal partner.

Rimango imbambolata a guardare la scena, indecisa se alzarmi e tornare dentro a quel covo di matti o se chiudermi a riccio facendo finta di essere in letargo.

"Cristo!" sento lui gridare, appena si accorge della mia presenza. La miaente vaga ancora per qualche secondo, finché...

Momento, momento, momento.
Io questa voce l'ho già sentita.

La ragazza raccoglie i suoi vestiti indispettita e scappa dentro casa come una furia. Ops.

"Hai intrapreso una carriera sessuale da guardona pervertita adesso, Brontolo?"

"La tua onnipresenza comincia davvero a spaventarmi" rispondo, squadrando Nathan dall'alto al basso.
È a petto nudo e coi jeans aperti.

"Beh, mi hai fatto sfumare la scopata di stasera, per cui ora devi rimediare" mi prende in giro.

"Se provi a toccarmi giuro che ti sgretolo le palle con un pugno. E riallacciati quei pantaloni, non voglio sapere se sei felice di vedermi o meno" lo rimprovero.

"Sempre e gentile e delicata sua finezza reale"

Il ragazzo obbedisce e, in un piccolo momento di smarrimento morale, mio malgrado mi cade l'occhio su quello che sta facendo. Per fortuna o per sfiga però, un altro particolare attira subito la mia attenzione. Un livido gigantesco si espande sulle costole del ragazzo come una macchia di colpa.

"E quello come te lo sei procurato?" domando.

Per la prima volta sembra che la domanda lo colga alla sprovvista, e lo vedo tentennare per qualche attimo.

"Sono caduto dalla moto" dice, facendo spallucce.

Certo, come no.

"Visto che non me ne importa più di tanto crederò a questa stupida scusa della moto senza chiederti dove sono il resto delle ferite, ma sappi che a mentire fai schifo"

"Sono davvero caduto dalla moto, fine della storia. E poi da quando hai questo particolare interesse per quello che mi capita?"

Un'ombra inquietante gli trapassa gli occhi per qualche secondo. Forse dovrei trattenermi nel dire quello che penso, ma dopotutto... Non è affatto nel mio stile.

" Partecipi ad ogni festa di questo paese sperduto nel nulla, le poche volte che ti ho visto tornare eri ubriaco fradicio e ti passi ogni sera una donna diversa... C'è qualcosa che decisamente non va nella tua vita"

"Ma che diavolo dovrebbe significare? Molti come me lo fanno"

"Si, ma non portano lividi misteriosi e non si arrabbiano se non credi alle bugie che ti raccontano"

Nathan riflette un secondo sulle parole che mi sono appena uscite di bocca.

"E una che preferisce i muri di casa sua al posto che stare con la gente, che è stramba e presa in giro da tutti per quello che fa che cosa ne dovrebbe sapere di cosa non va nella vita degli altri?"

Qualcuno si è offeso a quanto pare. Rimango a guardarlo per qualche secondo, il tempo che si renda conto delle scemenze che ha appena detto.
Appena finisce di parlare infatti, sul suo viso compare una smorfia di stupore, misto a senso di colpa.

"Ecco, mi dispiace.. Io non volevo.."

Questo ragazzo è davvero strano, ma per una ragione che riesco ad intuire è più simile a me di quanto non sembri.

"Certo che quel livido deve fare davvero male" mi limito a commentare.

Mi alzo dalla sedia e faccio per rientrare, ma sento la mano di Nathan trattenermi.

"Ehi aspetta, mi dispiace sul serio"

Mi volto a guardarlo. La sua espressione è particolarmente contrita e penso che farebbe pena a chiunque.

"Se lasci che la tua rabbia ti divori, alla fine ti ritroverai a dover nuotare in un mare infestato dai pescecani senza le braccia e senza le gambe"

Lo lascio metabolizzare quello che ho appena detto e torno all'interno della casa dei tossici. Non so neanche io come mi escano certe perle, ma devo dire di essere fiera di me stessa. Ora però ho un problema più importante: trovare i quattro disagiati e tornarmene a casa.

Sarà una lunga notte.

A WHITE HAIR SECRETDove le storie prendono vita. Scoprilo ora