-Dove ti porto stamattina?- Mi chiede Alessandro, aprendo con il telecomando il cancello di casa, per poi uscire dal cancello di casa. -Portami a scuola direttamente: mi alleno in piscina stamattina.- Gli dico, per poi appoggiare la testa al finestrino. -Non ho per niente voglia... Ti giuro che vorrei darmi malata.- Sospiro, ricevendo un'occhiata d'intesa da parte sua. -Se vuoi, ti porto a fare un tour di Roma e diciamo che abbiamo trovato traffico.- Propone, fermandosi ad un incrocio. -Cosa comprenderebbe questo tour?-
-Se ti va, posso portarti a vedere dove sono cresciuto io...- Non abbiamo mai parlato della sua vita privata, in quanto a me è sempre parso invadente farlo. In effetti neanche lui sa molto della mia famiglia, a parte tutto ciò che ogni membro dello "staff", come mia madre chiama i domestici, sa. "Staff"... Neanche fossimo in un villaggio vacanza. Mi manca solo un anno e poi potrò scappare da questo inferno. La scusa migliore per un allontanamento da casa sarà l'università. Studiare è, infatti, l'unico motivo per cui accetterebbero il mio desiderio di trasferirmi.
-Ti hanno tagliato la lingua stamattina?- Mi chiede, mettendo in pausa i miei pensieri. -Credo di essere solo un po' stanca.- Gli spiego, ricordandomi di non aver neanche mangiato il cornetto alla marmellata.
-San Basilio...- Dico, leggendo il nome del quartiere su un cartello. -Non ci sono mai venuta, nonostante sia a pochi chilometri da casa.--Tuo padre mi ucciderebbe se sapesse che ti ho portata qua... Mi raccomando, non venirci mai da sola.-
-Non hai proprio un forte sentimento patriottico...- Dico scherzando, guardando ancora un po' fuori dal finestrino.
-Vado fiero del posto in cui sono nato, ma so per certo che se ti facessi scendere qui, non resisteresti neanche cinque minuti.- Gli lancio uno sguardo di sfida, che lui coglie soltanto grazie allo specchietto retrovisore, e apro lo sportello. -Fiamma, che fai?- Scendo dalla macchina e gli faccio un cenno con la mano da fuori. Non può fermarsi in mezzo alla strada per venire a riprendermi e lo vedo sbattere le mani sul volante per questo. L'idea di star infrangendo qualche regola del cazzo mi dà adrenalina... Per quale motivo una ragazza della "Roma bene" non può camminare per strada di un quartiere un po' meno ben frequentato.
Continuo a camminare sul marciapiede, vedendo Alessandro sempre più agitato dentro l'auto. Apre i finestrini e inizia ad urlare cose che non capisco, a causa dei rumori del traffico.
-Ehi, statte attenta!- Urto per sbaglio qualcosa, anzi qualcuno, che mi rimprovera con un accento romano molto marcato. -Scusami, non ti avevo visto.- Gli dico, girandomi nella direzione da cui proveniva la voce.
-Istituto Superiore Ferrari- Legge sulla giacca il nome della mia scuola e sorride sarcastico. Ha il cappuccio della felpa tirato su e gli occhiali da sole, nonostante la luce sia ancora molto lieve, ma soprattutto tiene una sigaretta accesa nella mano destra. -Già...- Affermo in leggero imbarazzo, a causa dei suoi occhi che continuano a squadrarmi dalla testa ai piedi.
-Dimme 'n po'... Che ce fa 'na pariolina tutta sola in mezzo alle strade di San Basilio?- Cerca invano di controllare l'accento e questo mi fa sorridere leggermente. -Quindi mi stai dicendo che solo perchè vivo nel quartiere Parioli non posso girare per le strade di Roma in santa pace?- Gli chiedo e lui fa un sorriso sghembo, buttando fuori dalla bocca un po' del fumo incamerato.
-Famme vede' se 'ndovino... Sei la prima della classe, perfettina, precisina, figlia modello... Ho 'ndovinato?- Provo ad allontanarmi, ma sento il suo respiro sul collo e non riesco a muovermi. -Che soprattutto non si è mai ritrovata a meno di un metro di distanza da un ragazzo e per questo è immobilizzata.- Mi giro e lo fulmino con lo sguardo.
-Ma chi ti credi di essere eh?! Non mi conosci nemmeno...- Ribatto, provando a togliergli quel sorriso strafottente dal volto, ma sembra che non ci sia riuscita. -La stella dei Parioli graffia...- Indietreggia, alzando le mani in segno di resa. -Senti, principessina, fossi in te non me ne starei da sola per strada, soprattutto di prima mattina... Gira gente strana.-
-Tipo te?- Gli dico, lasciandolo senza parole per qualche attimo. -Fidati, sono il meglio che tu potessi trovare. Io ti ho avvisata.- Scrolla le spalle e prova ad andarsene, ma viene bloccato da una voce.
-No, ma dico.. Sei diventata matta, Fiamma?!- La voce di Alessandro riesce a sovrastare anche il traffico mattutino. -Alessà, controlla meglio la tua pariolina... E' pericoloso farla girare da sola per queste strade.- I due si lanciano uno sguardo d'intesa e Alessandro si passa una mano tra i capelli. Si conoscono? Io non so neanche il suo nome in realtà...
-E quindi ti chiami Fiamma.- Dice, rivolgendosi a me per qualche secondo, per poi essere richiamato dall'altro ragazzo.
-Nic, grazie per averla intrattenuta. Ho fatto una cazzata a portarla qui.-
-E quindi ti chiami Niccolò...- Copio la sua frase e lo nota, in quanto si lascia scappare un sorriso sghembo, per poi buttare a terra il mozzicone di sigaretta e schiacciarlo con un piede.
-Fiamma, andiamo- Alessandro mi prende per un braccio, per poi riportarmi fino alla macchina, parcheggiata qualche metro più avanti, dalla parte opposta della strada. -Ciao, pariolina- E' tutto quello che sento dire da quel ragazzo strano, ma non riesco a trovare le parole giuste per rispondere al suo saluto.
Risalgo in macchina e guardo dallo schermo del telefono l'orario: 7:24. E' l'ora di andare a scuola sul serio. -Alessandro, forse è meglio se andiamo.- Richiamo la sua attenzione e in risposta lo vedo girarsi di scatto verso i sedili posteriori. -Ti rendi conto di cosa sarebbe potuto accadere se tu avessi incontrato la persona sbagliata? Sei sotto la mia responsabilità!-
-Ho diciotto anni, cazzo! Se io un giorno decidessi di venire in questo posto a fare una passeggiata, nessuno potrebbe impedirmelo!- Rispondo esasperata. Mi trattano come se avessi cinque anni.
-Tuo padre ti affida a me la mattina. Qualsiasi cosa ti succeda, la colpa è mia. Volevo portarti a fare qualcosa di diverso, ma senza correre rischi.- Spiega, guidando tra le strade di quel quartiere a me sconosciuto fino a mezz'ora fa. Osservo i grafiti su alcuni muri e devo dire che sono molto particolari. Si tende sempre a vedere gli aspetti negativi delle cose e delle situazioni, senza vedere ciò che c'è di buono.
Il resto del tragitto lo passiamo in silenzio, anche se tante domande mi girano in testa, ma forse un po' per il timore e un po' per l'imbarazzo, non ho il coraggio di condividerle con lui. Non sono mai stata una ostentatrice della ricchezza, in quanto credo che ci sia una grande differenza tra la ricchezza "ereditata" e quella di chi si è "fatto da solo", chi si è costruito da solo la propria ricchezza. Io per adesso faccio parte del gruppo di coloro che sono ricchi grazie ai propri genitori e non mi ritengo in nessun modo superiore a chi ha meno possibilità economiche. Non giudico Alessandro per le sue origini, ci mancherebbe. Mi dispiace solo che mi abbia tenuto nascosto il posto da cui viene e soprattutto il fatto che lo ritenga un luogo così pericoloso.
-Ale, chi era quel ragazzo?- Gli chiedo, una volta arrivati nel parcheggio della scuola. Probabilmente ho aspettato così tanto a chiederglielo per paura della sua risposta e credo di non aver neanche sbagliato.
-Fiamma, lascia perdere. Non è il tipo di persona che devi frequentare.- Annuisco un po' dispiaciuta, per poi scendere dalla macchina. Ma si sa, più una cosa è proibita, più è attraente.
Nota Autrice
Ciao a tutti/e! Questo era il primo capitolo serio... Vi chiedo scusa per le parole in dialetto... Non sono di Roma e ho fatto un po' di ricerche. Cercherò di fare del mio meglio per rendere l'idea! Fatemi sapere cosa pensate di questo inizio!
Allyxx
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La Stazione dei Ricordi ~ Ultimo
FanfictionLui cerca una stella e lei cerca qualcuno per cui valga la pena brillare. Lei, Fiamma Rinaldi, conosciuta anche come "Stella" del quartiere Parioli di Roma. Lui, Niccolò Moriconi, di San Basilio. Ha un mondo dentro di sé, ma lo nasconde dietro un pa...