Capitolo 7- Sorridere dei guai

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Sto fissando il soffitto di camera mia, mentre nelle mie cuffiette suona "Vivere" di Vasco Rossi. "Vivere e sorridere dei guai" Canticchio tra me e me, prima di sentire la porta di camera mia aprirsi all'improvviso. Mi alzo a sedere sul letto, per poi togliere le cuffiette e appoggiarle sopra il cellulare alla mia destra. -Cosa succede, Alessandro?-

-Non raccontarmi cazzate, Fiamma!- E' molto alterato e non si nota soltanto dal tono di voce, bensì dal modo in cui stringe i pugni. Non capisco quale sia stato il problema, soprattutto perchè oggi è anche entrato a lavoro più tardi, in quanto io e mia sorella non andiamo a scuola.

-Ma cosa urli? Datti una calmata!- Provo a farlo calmare, soprattutto per non far preoccupare i miei genitori che sono al piano di sopra.

-Era sotto casa tua, cazzo!- Oddio...

-Senti, Alessandro. Va bene che abbiamo quasi la stessa età e siamo quasi amici, ma te lavori per la mia famiglia. Non mi va bene che tu entri in camera mia in questo modo! Almeno bussa la prossima volta.-

-Niccolò è un mio amico e te devi lasciarlo perdere! Una frequentazione farebbe male ad entrambi. Devi capire questa cosa prima che sia troppo tardi.-

-Alessandro, non l'ho cercato io.-

-Mi ha detto che dovevate parlare.- Si avvicina alla finestra, per controllare probabilmente che non ci sia più. Non capisco perchè si sia fissato così tanto con questa cosa di Niccolò... E' così protettivo che sembra il mio fidanzato!

-Alessandro!- La voce di Filomena mi precede e per questo non ho il tempo di rispondergli. -Devi accompagnare il signor Rinaldi in azienda e la signora al centro benessere.- Per fortuna il sabato pomeriggio sono tutti impegnati tranne me. Mia sorella è nella sua stanza a prepararsi, dato che stasera organizza un pigiama party con alcune sue amiche. Domani mattina invece torna Virginia e domani sera ha organizzato una festa a casa sua. Già... Qui ai Parioli ogni volta che uno rientra da una vacanza organizza un party.

Alessandro esce dalla mia camera, scuotendo la testa sconsolato. Chi si crede di essere? Probabilmente vuole proteggermi, ma non è mio padre e deve capire che deve comunque mantenere le distanze. Non sono snob nei confronti delle persone che lavorano per la mia famiglia, ma in questo caso non tollero questo suo morboso interesse di controllare le mie frequentazioni.

Mi alzo dal letto e mi rimetto le scarpe, per poi scegliere un paio di occhiali da sole dal mio cassetto. Controllo dalla finestra che la macchina sia uscita dal cancello, in modo da non incorrere in un interrogatorio circa il posto in cui sono diretta, e prendo la borsa della piscina. Esco dalla mia camera, chiudendo la porta alle mie spalle, in modo che a nessuna delle amiche di mia sorella venga in mente di entrare a guardare tra le mie cose. Mi irrita il fatto che le persone entrino in camera mia mentre non ci sono: solo Filomena può. A proposito di Filomena, eccola lì a lucidare l'argenteria. Un giorno cercherò di capire l'utilità di pulire quegli ammennicoli inutili, giusto per vederli luccicare su una mensola.

-Vai in piscina?- Annuisco, mettendo la riproduzione casuale su Spotify. -Non potevi dirlo prima? Ti accompagnava Alessandro...- Appoggia la bottiglia di detersivo sul tavolo, togliendosi uno dei guanti per aggiustarsi un ciuffo di capelli.

-Vado in taxi, perchè sono in ritardo. Avrebbe dovuto accompagnare prima i miei in due zone diverse di Roma e sarei arrivata troppo tardi. La mia allenatrice era furiosa già l'altro giorno!- Spiego, prendendo una mela dal vassoio di cristallo presente sul tavolo della sala da pranzo.

-Torno verso l'ora di cena. Oggi ci alleniamo fino a tardi.- Lei mi sorride, per poi rimettersi a fare ciò che aveva interrotto. -Ciao Filomena!- Lei ricambia il mio saluto, vedendomi sparire fuori dalla porta di casa.

Cammino per qualche centinaia di metri fino ad arrivare ad una fermata degli autobus, dove sono presenti due ragazze, intente a leggere una di quelle riviste di gossip, dove la maggior parte di ciò che c'è scritto è frutto dell'immaginazione di qualche giornalista.

-Scusate, per San Basilio?- Alzano entrambe lo sguardo dall'articolo sul nuovo flirt di qualche attore di Hollywood e mi squadrano dall'alto in basso. Non le ho mai viste in giro, dunque deduco che non siano di qui. Magari sono delle turiste...

-Che ci viene a fare una del Ferrari a San Basilio?- Mi chiedo per qualche attimo come facciano a sapere il nome della mia scuola, ma poi ricordo di star indossando la tuta blu e bianca, la quale fa parte della divisa scolastica per gli atleti, e in più ho anche la borsa della piscina. Comunque hanno risposto alla mia domanda: loro due sono di San Basilio. Dunque potrei chiedere la stessa cosa a loro, ovvero cosa ci facciano due di San Basilio nel viale dei Parioli. Mi hanno sempre insegnato, però, a non essere invadente e a non dare troppa confidenza agli sconosciuti, dunque preferisco non indagare oltre. Però con Niccolò non ho rispettato questa regola... Stavamo per baciarci per ben due volte e adesso sto andando proprio a cercare lui.

-Devo parlare con una persona.- Provo a non ascoltare il rumore dei miei pensieri che girano nella mia testa, ma a quanto pare sono destinata a conviverci fin quando non arriverò a destinazione, o forse anche oltre.

-Io fossi in te non andrei in giro da sola... Si vede da lontano che sei dei Parioli. Comunque l'autobus è questo che arriva!- Sorrido alla bionda ossigenata che mi ha dato l'informazione che avevo richiesto, anche se intervallata da una serie di avvertimenti inutili.

Salgo sull'autobus, dopo aver comprato il biglietto online, e mi vado a sedere nella terza fila a sinistra. Salgo raramente sugli autobus, anzi, a dire la verità, devo fare uno sforzo per pensare a quando sia stata l'ultima volta in cui ci sono salita. Un po' mi dispiace non poter vivere la mia città in questo senso: sarebbe un modo per imparare a vivere come una diciottenne normale.

Il tempo passa molto velocemente, dato che mi sono messa a guardare fuori dal finestrino, e mi accorgo di essere arrivata alla mia fermata. Esattamente come avevo ipotizzato, le due ragazze scendono con me e si avviano insieme verso le strisce pedonali. Io però non ho programmato ciò che avrei fatto una volta arrivata qui, semplicemente perché non credevo neanche di trovare il coraggio di arrivarci davvero. Sento delle risate provenire da dietro di me e mi volto per vedere a chi appartengono: è un gruppo di ragazzini. Mi viene da sorridere, dato che hanno la stessa età di mia sorella, ma sembrano non avere niente in comune con lei e non mi riferisco al quartiere dove hanno la casa, bensì alla capacità di divertirsi con niente. Uno di loro stava raccontando una barzelletta e gli altri ridevano spensierati. Probabilmente di problemi nella vita ne hanno più di mia sorella, eppure sembra quasi che riescano a "sorridere dei guai" esattamente come dice Vasco.

-Ogni volta che ti vedo a San Basilio hai la borsa della piscina... Sembra proprio che non tu abbia voglia di andare ad allenarti.- La sua voce.

Nota Autrice
Grazie mille per il sostegno che mi state dimostrando!!
Secondo voi Niccolò e Fiamma troveranno il modo di parlarsi senza interruzioni? Fatemi sapere nei commenti!!

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