Capitolo 12- Quadri bianchi, dipingili te

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Esco dal bar in preda al panico, finendo quasi per andare a sbattere nella porta di vetro automatica. Mi guardo intorno, cercando di capire dove sia potuto andare e mi rendo conto di avere il 50% di possibilità di indovinare quale direzione abbia scelto: destra o sinistra. Non ho neanche molto tempo per decidere, quindi vado verso destra, seguendo l'istinto. Se riuscissi a trovarlo, sarebbe solo merito del destino. Un ragazzo passa al mio fianco, dirigendosi nella direzione opposta alla mia, e la tentazione di chiedergli se abbia visto Niccolò è tanta, ma non devo perdere tempo in chiacchiere. Accelero il passo, arrivando velocemente all'incrocio, quando vedo una figura in lontananza. Inizio a correre, per evitare che il semaforo diventi rosso, e sento il mio respiro farsi sempre più affannato, un po' a causa dell'agitazione e un po' perchè non ho fatto colazione dopo l'allenamento in piscina.

-Niccolò, fermati, ti prego!- Grido, provando a farlo fermare, in modo da poterlo raggiungere più facilmente, ma lui sembra non avermi neanche sentita. Continua a camminare con la testa bassa, lasciando dietro di sé una nuvola di fumo. Tiene la sua sigaretta nella mano destra, portandola nervosamente vicino alla bocca di tanto in tanto.

-Aspetta un attimo, per favore!- Urlo nuovamente, una volta più vicina. Ciò che c'è di bello è che sono sempre stata brava nella corsa e, seppur con un po' di sofferenza, sono quasi riuscita a raggiungerlo.

-Che cazzo vuoi?- Si ferma, voltandosi nella direzione dalla quale sto arrivando io. Butta in terra il mozzicone di sigaretta e lo spegne con il piede destro, esattamente come fece la prima volta in cui ci siamo incontrati. Si è rimesso gli occhiali da sole e questo non mi permette di vedere i suoi occhi. Provo ad immaginarli sotto quelle lenti... Forse sono delusi, esattamente come quando è uscito dal bar, sono spenti e magari sta anche piangendo, tutto questo solo per colpa mia e della mia viltà.

-Perchè mi hai messo in quella situazione?- Cerco di regolarizzare il mio respiro, appoggiandomi al muro di un palazzo per recuperare.

-Non credevo di non avere il diritto di rivolgerti la parola in pubblico. Che c'è? Non sono abbastanza ricco per poter parlare con Fiamma Rinaldi?- C'è dell'astio nella sua voce ed ha perfettamente ragione. Non posso neanche immaginare come si sia sentito, mentre Virginia gli ha scaricato addosso tutte le sue critiche da ragazza snob e viziata. Mi odio in questo momento, per non aver trovato un modo per difenderlo e per aver lasciato che una mia "amica" lo facesse soffrire così tanto.

-Niccolò, devi capire che in questo quartiere è così: è tutta una questione di apparenza.- Cerco di migliorare la mia situazione, ma è come se facessi sempre peggio. Fin quando non riuscirò ad essere sincera con lui e ad esternargli i miei sentimenti, rimarremo in questa situazione di stallo, a metà tra il suo mondo e il mio, tra San Basilio e i Parioli, senza riuscire né a capirci né a toccarci. Siamo così adesso. Siamo a tre metri di distanza l'uno dall'altra, ma nessuno ha la forza di fare il primo passo e lo capisco, perché un quarto d'ora fa gli ho dato tanti motivi per scappare da me e da una delusione pressoché sicura.

-Eppure non mi sembrava che l'altro giorno tu pensassi all'apparenza, prima che l'arrivo dell'autobus ci interrompesse.- Deglutisco, quando le immagini di sabato pomeriggio riaffiorano nella mia mente. Nessuno era mai riuscito a farmi sentire così bene, così perfetta in un mondo imperfetto.

-Cerca di capire anche me! Se qualcuno dovesse vedermi adesso, sarebbe finita per me.- Ma il mio cervello e la mia bocca sono in comunicazione oppure ognuno fa come vuole?

-Non ti disturbo oltre, stai tranquilla.- Faccio qualche passo, per riuscire a raggiungerlo di nuovo, bloccandogli il braccio sinistro. Scendo verso la sua mano, stringendola. E' possibile che ogni volta che le nostre mani si sfiorano, io perdo la cognizione spazio-temporale, senza neanche capire perché io non lo abbia ancora baciato?

-Niccolò! E' complicato!- Sussurro, a pochi centimetri dalle sue labbra. Riesco a percepire il suo respiro e anche il suo battito leggermente accelerato, forse per la rabbia che sta cercando di domare, nonostante in cuor mio, io stia sperando che tutto questo sia dovuto alla nostra vicinanza.

-E' tutto troppo complicato anche per me. Mi arrendo anche io questa volta.- Stamattina profuma di caffè, oltre che di tabacco, a causa di quel caffè molto amaro che ha bevuto poco fa. Si allontana di scatto ed io mi maledico mentalmente per non essere riuscita ancora una volta a cogliere l'attimo.

-Niccolò, smetti di scappare!-

-Ah, adesso sono io quello che scappa? Parli tu che hai fatto finta di non conoscermi.- Mi ritrovo con le spalle al muro, stretta tra il suo corpo e una parete, con le sue mani appoggiate accanto alla testa.

-Io non ti conosco in realtà. Tu non conosci me, Niccolò! Non conosci il mondo in cui vivo, le regole che devo rispettare perché mi vengono imposte dalla mia famiglia. Io vorrei poter essere come te! Vorrei avere la possibilità di scegliere seguendo il mio cuore...- Mi mordo l'interno della guancia, provando a non piangere.

-Cosa ti dice il cuore in questo momento?- Si avvicina lentamente al mio volto e mi rendo conto che in questo momento i suoi occhiali stanno dando un po' fastidio... Il suo respiro caldo colpisce le mie labbra, facendomi rabbrividire e per questo cerco dentro di me la forza per evitare di fare una cazzata. Troppi problemi. Mi faccio troppi problemi.

-Mi dice che se non voglio deluderti ancora una volta, è meglio se ti lascio andare. I nostri mondi non sono compatibili.- Lo allontano e lui si toglie gli occhiali, facendo in modo che io possa vedere i suoi occhi. Fa un leggero sorriso e si avvicina di nuovo, nonostante io appoggi entrambe le mani sul suo petto, provando a tenerlo a distanza. -Che cosa stai facendo?- Chiedo, abbassando lo sguardo, quando prende le mie mani tra le sue. Sa bene quanto il suo tocco mi renda vulnerabile ed ha capito benissimo che questo è l'unico modo per buttare giù le mie barriere. O meglio, quelle che sto provando a costruire per evitare di far star male entrambi.

-Me ne fotto delle tue regole del cazzo.- Lascia che le mie mani scivolino lungo i suoi fianchi, in quanto è lui che sta comandando ogni mio movimento, ma in questo caso non mi oppongo in nessun modo.

-Niccolò, non è il caso!- In realtà non ci credo neanche io ed è per questo che non sono ancora scappata. So bene come andrà a finire e a dire la verità non desidero altro dalla vita in questo momento.

-Ma riesci a statte zitta pe 'n attimo e te fai baciare?- I nostri occhi si incontrano e questa volta lo fanno per davvero, senza nessuna interferenza, senza nessuna barriera. Sento le sue dita accarezzarmi le guance, come per rendere il tutto il più lento possibile. All'improvviso sento le sue labbra toccare le mie, mentre io tocco il cielo con un dito. I brividi di sabato pomeriggio non sono niente in confronto a quello che sento nel mio stomaco adesso. Mi sono sempre chiesta se si sentissero davvero quelle famose "farfalle"... Devo dire che non so di preciso se siano farfalle, rondini o qualcos'altro... Tutto quello che so è che ti fanno volare fino a dove il mondo reale non ti tocca più.

-Mi piace quando mi parli in dialetto...- Sorrido, senza staccarmi del tutto da lui. -Nic, non devi dirmi necessariamente che ti è piaciuto. Non sono una grande esperta, a differenza di quello che uno potrebbe pensare.- Affermo, appena lui si allontana dal mio corpo. Rimane in silenzio, senza neanche guardarmi in faccia. Aspetto qualche istante, per poi capire che forse è meglio lasciarlo da solo. -Adesso è meglio se vado... Virginia potrebbe insospettirsi.- Chiudo gli occhi per un paio di secondi e poi gli accarezzo una guancia con la mano. Mi lascio la sua figura alle spalle e ricomincio a camminare, diretta verso il bar dove ho lasciato la mia amica.

-E ho lasciato dentro me... Quadri bianchi dipingili te...- Canticchia ed io blocco il mio passo, voltandomi curiosa verso di lui.

-Cos'è?- Gli chiedo, cercando di pensare se mai prima d'ora io abbia sentito questa canzone.

-Una frase che mi è venuta in mente il primo giorno in cui ti ho vista.- Gli sorrido e senza dire altro mi allontano, tornando al bar davanti alla mia scuola, mentre quella frase riecheggia nella mia testa. Quindi lui scrive canzoni...

Nota Autrice
Finalmente il baciooooo!!!!! Non crediate che adesso la loro storia sarà tutta rose e fiori... State pronte a qualche colpo di scena improvviso...

Grazie mille per tutte le visualizzazioni! (Spero che quella frase in dialetto sia corretta... In caso contrario, non esitate a dirmelo!)

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