Capitolo 46- Un colpo al cuore

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-Dottore! Come sta mio nonno?- Niccolò balza in piedi di scatto, in modo da permettere anche a me di alzarmi, per raggiungere il dottor Busetti, ovvero uno dei migliori cardiologi di Roma. E' un uomo brizzolato sulla quarantina e segue mio nonno fin da quando ha subito una piccola operazione al cuore, qualche anno fa.

-E' stata una crisi normale nelle sue condizioni: adesso è cosciente e si sta riprendendo.- Mi spiega, leggendo qualche dato sulla cartella clinica. Invece di avermi chiarito le idee, me le ha confuse ancora di più, dato che non ho ben capito di cosa lui stia parlando.

-In quali condizioni, scusi?- Deglutisco rumorosamente e noto che anche il medico sia in difficoltà, non potendo sapere che io fossi all'oscuro di tutto. Perchè neanche nonna ha detto niente?

-Non sa niente?- Scuoto la testa, riflettendo alla ricerca di qualche particolare cambiamento nelle sue abitudini degli ultimi mesi. Non ho mai notato niente di strano, se non la sua leggera stanchezza, che avevo sempre ricollegato alla sua età che sta avanzando.

-Infatti ci è sembrato strano che sua nonna non lo avesse comunicato ai medici dell'ambulanza. Noi della clinica sapevamo tutto riguardo la sua malattia, perchè lo abbiamo seguito fin dall'inizio. Il signor Rinaldi soffre di una cardiomiopatia dilatativa.- Quindi neanche nonna sapeva niente... Per quale motivo ci ha tenuti all'oscuro di tutto? Ma poi quanto grave è questa malattia?

-Sarebbe?- I medici parlano sempre in codice: secondo loro come faccio io a sapere cosa sia questa cardiomiopatia dilatativa? Posso arrivarci ad intuito, ma non ho una laurea in medicina, anche perchè sarei troppo giovane.

-E' una patologia che colpisce il cuore, compromettendo la sua capacità di pompare il sangue verso il resto dell'organismo.- Chiarisce una parte dei miei dubbi, nonostante non abbia fatto cenno a nessuna particolare cura e soprattutto a nessuna misura da adottare per aiutare mio nonno.

-Quindi mio nonno si sta curando?- Gli domando, sperando in una risposta affermativa. Ormai esistono migliaia di medicinali e la nostra famiglia lo sa bene!

-Purtroppo i farmaci non sono sufficienti... Sono mesi che attendiamo un cuore per il trapianto.- E' paradossale che il presidente di un'azienda farmaceutica, abbia una malattia incurabile con dei farmaci. La domanda che mi sta tormentando è perchè non ce lo abbia detto: avremmo potuto affrontare il problema insieme.

-E cosa ha avuto stasera?- L'incognita rimane il malore di questa sera, il quale non presuppone niente di buono. A questo ho capito soltanto che questa malattia è più grave di quanto pensassi, dato che l'unica soluzione sembra essere un trapianto. Ci sono persone che attendono mesi, anni, per trovare un cuore compatibile e queste operazioni non sempre vanno a buon fine. Un particolare che giocherebbe a sfavore della riuscita del trapianto sarebbe anche la sua età ormai piuttosto avanzata.

-E' stato solo uno svenimento, ma è servito a farci notare che le sue condizioni stanno peggiorando. Se non troviamo un donatore, la situazione potrebbe complicarsi. Fiamma, le consiglio di chiamare suo padre.- Mi appoggio al divanetto, sentendo le mie gambe minacciarmi di abbandonarmi. Troppe notizie negative mi stanno travolgendo ed io non credo di riuscire ad affrontare tutto questo da sola. Mia nonna è al bar con Alessandro e Virginia, ancora ignara di tutto ciò che sta succedendo. La parte più difficile arriva proprio adesso, quando io dovrò parlare con mia nonna e poi con mio padre al telefono, per spiegare loro il segreto che il nonno si è tenuto dentro ormai per mesi.

-Lo faccio subito, dottore.- Cerco il telefono nella tasca del piumino, ma lui mi ferma. Cos'altro succede adesso...

-No, aspetti. Suo nonno vorrebbe parlarle.- Annuisco, mentre Niccolò ha trovato il mio cellulare e me lo sta porgendo. Mi sta fissando con degli occhi, in cui si legge tutto il dolore e la compassione che sta provando nei miei confronti. In questo momento non ho neanche la forza di essere triste oppure di piangere e sono piuttosto sicura di sembrare una persona apatica. Mi passo una mano sul volto, per poi deglutire, nonostante abbia la salivazione azzerata.

-Mi aspetti qui, Nic?- Mi rivolgo al ragazzo che non ha lasciato la mia mano per un secondo, continuando a stringerla di tanto in tanto per farmi percepire la sua vicinanza. Vorrei sprofondare tra le sue braccia e piangere fino ad esaurire le lacrime, ma non posso: in questo momento non c'è spazio per le emozioni. Fuori dalla porta a vetri automatica della clinica stanno arrivando dei giornalisti, probabilmente avvisati da qualche infermiere o medico della clinica, il quale ha chiamato la redazione di qualche quotidiano, provocando una delle cosiddette "fughe di notizie". Una regola della mia famiglia è sempre stata quella di non mostrarsi deboli per nessun motivo, seguendo la teoria secondo cui ci saranno sempre degli avvoltoi, pronti a sfruttare i nostri momenti di difficoltà. Non posso piangere, per mantenere alto il nome dell'azienda di famiglia di fronte a dei giornalisti. Quale nipote non piangerebbe, sapendo che il proprio nonno sta rischiando la vita? Fiamma Rinaldi, nipote del presidente dell'omonima azienda farmaceutica, a causa del cui ricovero improvviso, una dozzina di paparazzi ha deciso di accamparsi di fronte alla clinica, nella quale è ricoverato, alla ricerca di informazioni più precisi, delle quali neanche io dispongo.

-Non mi muovo.- Le parole di Niccolò, accompagnate da un leggero bacio sulla guancia, mi risvegliano dal mio torpore momentaneo. Gli sorrido leggermente, per poi seguire il dottore fino al piano di sopra, dove si trova la stanza di mio nonno. Stanza 147. Ringrazio il dottor Busetti, il quale si congeda subito dopo, chiedendomi di avvisarlo, una volta arrivato mio padre. In tutto questo non ho neanche pensato a mia nonna: sarà preoccupata. Invio un messaggio ad Alessandro, con il numero della stanza, dicendogli di venire su, una volta che mia nonna si sarà tranquillizzata un po'. Non trovo subito il coraggio di bussare alla porta, dato che non so bene quali siano le cose da dire in momenti come questi... Dopo qualche minuto passato a riflettere, capisco che non ci siano frasi giuste da dire in questi casi e che dovrò cercare di essere spontanea, come sono sempre stata con mio nonno.

-Nonno, perchè non me lo hai detto?-

Nota Autrice
(Premetto che non sono un medico ed ho cercato le informazioni riguardo alla malattia su internet) In ogni caso mi piange il cuore a vedere Fiamma stare in questo modo! Chissà perché suo nonno non le ha mai parlato di questa sua malattia...

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