Capitolo 56- Aria di festa

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-Perché non me lo hai detto?- Il tono, con cui Alessandro mi sta parlando, rende le sue parole ancora più difficili da accettare. E' dispiaciuto, deluso, mi sta trattando come se fossi stata io a tradirlo, nonostante io abbia solo omesso una parte di verità.

-Perché non mi avresti creduto.- Rispondo, togliendomi la sciarpa di cachemire e lasciandola cadere sul sedile affianco al mio. Lui rimane bloccato per qualche attimo, per poi mettere in moto l'auto, così da uscire dal parcheggio della scuola ed allontanarsi dal motivo della discussione. Guardo fuori dal finestrino e vedo Virginia ai piedi della scalinata, con Mattia al suo fianco che sta continuando a parlare, senza rendersi conto del fatto che lei non lo stia ascoltando.

-Credevo che saresti stata sincera con me.- Aumenta la sua presa sul volante ed io ho quasi paura a farlo guidare fino a casa. Non è nella condizione ottimale per stare alla guida, proprio perché ogni suo gesto risulta imprevedibile nei momenti in cui è nervoso. Ha ragione di esserlo, ma io non ho a che fare con tutto ciò...

-Ale, se tu avessi visto Niccolò con un'altra me lo avresti detto?- Ribatto, incontrando il suo sguardo attraverso lo specchietto retrovisore, con l'intento di tranquillizzarlo. Quando si trattò della relazione tra Niccolò e Crystal, il mio attuale ragazzo decise di non raccontargli niente per paura che facesse la spia, nonostante io dubiti fortemente che avrebbe tradito la loro amicizia in questo modo. Allo stesso modo non può pretendere che io mi metta sempre in mezzo alle questioni degli altri: ho già i miei casini da risolvere.

-Gli avrei chiesto di parlarti.- Svolta a sinistra ed io cerco di calcolare quanto tempo manchi prima di varcare il cancello di casa, ma per mia sfortuna non siamo neanche a metà del tragitto.

-L'ho fatto anche io! Non me la sono sentita di intromettermi tra di voi: ho già i miei problemi.- Rispondo, scivolando leggermente sul sedile alla ricerca di un po' di tranquillità. Mi passo una mano sul viso, mentre ripenso alle varie volte in cui ho pregato Virginia di mettere fine a questo triangolo amoroso, il quale non sembrava giovare proprio a nessuno. Non serve ribadire ancora una volta che poche persone seguono i miei consigli, nonostante spesso risulti che avevo ragione.

-Che problemi hai tu, Fiamma? Quale paio di Louboutin abbinare all'abito di Valentino?- Scuote la testa, soffocando una risata sarcastica, gesto che mi infastidisce alquanto. In questi momenti prevale la mentalità chiusa e prevenuta del ragazzo di periferia nei confronti della ragazza ricca. Perché il mondo è così sbagliato?

-Come dire ai miei genitori di aver superato il test di ammissione alla Bocconi, ma voler rimanere a Roma per non perdere la persona di cui mi sono innamorata.- Le parole mi escono dalla bocca senza che me ne accorga, lasciandolo sbalordito. Oggi sono un fiume in piena: è bastato poco a farmi straboccare.

-Scusami... Quando mi altero, finisco per dire solo stupidaggini.- Almeno lui capisce quando sbaglia: non è scontato. Mi dispiace davvero per la situazione in cui si è ritrovato e a dire la verità non capisco la ragione che ha spinto Virginia ad agire in questo modo.

-Circa un mesetto fa, mi arrivò un mazzo di fiori e sul bigliettino c'era scritto "Ricorda: è dal dolore che si può ricominciare." Io non ti mando un mazzo di rose, perché non mi pare il caso... Ma la frase te la regalo.- Mi torna in mente il momento in cui tornai da Milano, dopo aver fatto il test alla Bocconi, e trovai quel mazzo di rose, ma soprattutto quel biglietto. Che strano... Sarà una coincidenza che ho ricordato quella frase, proprio oggi dopo aver ricevuto i risultati dell'esame? La vita è veramente imprevedibile.

-Niccolò ti scrisse quella frase, perché sapeva che avrebbe trovato un modo per curare la ferita che ti aveva creato.- Quando lessi le sue parole credevo che non avrei più messo il mio cuore nelle mani di nessuno: stavo soffrendo troppo. Eppure adesso sono qui, combattuta tra partire per inseguire il mio sogno nel cassetto oppure rimanere qua a Roma, per non lasciare quel ragazzo, a cui basta un pianoforte per farmi perdere la testa.

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