Capitolo 57- Brividi

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-Perchè è qui?- La prima cosa che noto della persona in piedi davanti al mio cancello di casa sono gli occhiali da sole, cosa che mi permette di identificare velocemente la sua identità. Un sorriso nasce spontaneamente sulle mie labbra e mi dimentico tutta la discussione che ho appena avuto con Alessandro riguardo alla festa di compleanno.

-Se permetti, è il mio ragazzo!- Apro lo sportello, prendendo lo zaino dal sedile, felice di poterlo finalmente baciare di nuovo. Ogni volta che lo vedo, mi sembra quasi la prima volta, voglio conoscerlo, scoprire ancora una volta cosa si provi a stare tra le sue braccia ed a sentire le sue labbra sulle mie.

-Vado a parcheggiare la macchina.- Annuisco, mentre chiudo la portiera e lascio che Alessandro entri con l'auto dentro al cancello. Niccolò mi sorride e lascia cadere a terra il mozzicone della sigaretta, che teneva stretta tra le dita, caratteristica che lo contraddistingue, direi. Sto per corrergli incontro, quando mi blocco improvvisamente, ricordando che sono di fronte a casa mia ed ai Parioli nessuno si fa i fatti propri, anzi.

-Ciao Niccolò, sei venuto qui per Alessandro?- Lo abbraccio e gli lascio un bacio su ciascuna guancia, diciamo che il secondo è stato un po' meno casto del primo. Rimane un po' male, quando mi fermo all'angolo delle labbra, ma non posso fare altrimenti.

-Addirittura il doppio bacio sulla guancia?- Scuote la testa e dal suo tono posso affermare che non abbia preso molto bene questo genere di "saluto".

-Zitto e vieni con me.- Gli prendo la mano destra e gli faccio cenno con la testa di seguirmi. Mi mordo il labbro inferiore e Dio solo sa quanto sia stato difficile trattenermi dal baciarlo.

-Mi porti dietro gli alberi come nei film?- Il bacio che entrambi desideravamo non tarda ad arrivare, quando il tronco di un albero ed il muro laterale della casa ci nascondono da sguardi indiscreti. Mi sento molto più leggera rispetto a prima e non credo che sia merito dello zaino, che ho lasciato cadere sul ghiaino. La mia mano destra si muove tra i suoi capelli, mentre l'altra è posizionata sul retro del suo collo con l'intento di tenerlo il più vicino possibile. Socchiudo gli occhi per godermi il momento, dato che questo è proprio uno dei cosiddetti "baci rubati": nel giardino di casa mia, con i miei genitori che potrebbero sbucare da un momento all'altro dal cancello.

-Nei film non si baciano solamente...- Sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra, quando ci allontaniamo leggermente per riprendere fiato. Non riesco a capire dove io abbia trovato tutta questa intraprendenza: è proprio vero che mi ha fatto perdere la testa.

-I tuoi sono in casa?- Sento una scia di brividi lungo la schiena, nel momento in cui il suo respiro caldo mi sfiora il collo. Ogni volta che mi sfiora o che gli sono semplicemente vicina sembra essere la prima volta, nonostante ormai dovrei esserci abituata.

-No, ma ci sono le domestiche purtroppo.- Alzo gli occhi al cielo, riflettendo per un attimo quanto sia difficile dover superare tutta la serie di controlli dentro questa casa. La gente mi guarda in modo strano quando sostengo di vivere ad Alcatraz, ma secondo me la similitudine rende abbastanza bene l'idea.

-Io ho le chiavi della porta sul retro.- Tira fuori da sotto il piumino la collana con la chiave che gli ho regalato per Natale ed il ricordo di quel momento mi fa sorridere. Fu l'unico che riuscì a tirarmi su il morale nel periodo difficile, in cui il mio angelo custode mi aveva abbandonata.

-Peccato che loro siano proprio in cucina.- Sospiro, passandomi una mano sulla fronte alla ricerca di una possibile soluzione per entrare in casa senza essere scoperta da qualcuno dei domestici. A questo punto credo che Alessandro sia rientrato, dunque la mia assenza troppo prolungata desterebbe troppi sospetti: devo trovare una strategia vincente velocemente.

-E' troppo complicata casa tua.- Afferma, guardandosi intorno come se volesse assicurarsi che nessuno ci stia osservando. È una costante paura che ho sempre anche io e non avrei mai voluto trasferirla anche a lui, dato che lui ha già i propri problemi.

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