Capitolo 49- Era troppe cose insieme

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Per la Vigilia di Natale ci si dovrebbe vestire di bianco, di rosso o magari con uno di quei maglioni di lana verdi con una renna dal naso rosso. Non è il nero il colore giusto per attendere il Natale. Eppure io mi sto specchiando e l'unico colore che riesco a vedere è proprio quello, il quale contrasta con il mio volto pallido.

Vorrei strapparmi di dosso questo tailleur di Balmain e gettare questi stivaletti giù dalla finestra, ma non sono ammessi attacchi d'ira in questo momento. Finisco di laccarmi lo chignon, per poi appoggiare le mani sul bordo del lavandino. Sarò pronta per dirgli addio? Non avrò la risposta a questa domanda fino alla fine della cerimonia, la quale inizierà tra circa un'ora. Controllo l'orologio e mi affretto verso la porta, notando di essere in leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia. Non faccio in tempo a prendere la pelliccia dall'armadio che la porta della camera si spalanca, mostrando la figura esile di mia madre, vestita con un tubino nero ed un cappotto del medesimo colore. Le vertiginose scarpe con il tacco non hanno niente a che vedere con i sette centimetri delle mie, ma non c'è da stupirsi: mia madre è sempre così sobria!

-Fiamma, la macchina è pronta: dobbiamo andare.- Mi informa, facendomi cenno con il capo di seguirla giù per le scale. Quindi prendo velocemente la pelliccia dalla gruccia e la borsa dal divanetto, per poi scendere al piano di sotto, dove troviamo mio padre in piedi vicino alla porta d'ingresso.

-Dov'è Bianca?- Chiedo, non vedendo mia sorella da nessuna parte. Sarà sicuramente con il suo iPad a guardare uno di quei video stupidi... Neanche il giorno del funerale del nonno, riescono a dirle di farla finita.

-Lei non verrà in chiesa.- Ribatte mia mamma, abbassando la maniglia del portone di legno con disinvoltura. Si blocca sulla soglia, attendendo una mia risposta che non tarda ad arrivare.

-Mi stai dicendo che non verrà al funerale del proprio nonno?- Io non ho parole: questa famiglia mi sembra sempre più ridicola. Esco di casa e vedo la limousine, parcheggiata in fondo alla scalinata. Giusto per essere sobri...

-Sì, sto dicendo questo. Tuo padre ed io abbiamo pensato potesse essere troppo traumatico per lei.- Mi prende il polso, impedendomi di avanzare. Vuole che la guardi in faccia mentre mi parla, ma non so quanto le convenga, dato che i miei occhi stanno mostrando tutto il ribrezzo, tutto il disgusto che provo per lei e per il suo modo di fare.

-Traumatico?- Mi libero dalla sua presa, ma sento la sua presenza al mio fianco. Credo che stia rischiando di cadere giù dalle scale, per riuscire a stare al mio passo con quei tacchi di quindici centimetri. In tutto questo mio padre sta ascoltando senza proferire parola: ho sempre sostenuto che lui fosse quello succube nella coppia.

-Fiamma, sappiamo quanto tu stia male per questa perdita, ma tua sorella è troppo piccola per affrontare un'emozione del genere.- Sospira, aggiustandosi un ciuffo di capelli, spostatosi a causa del vento freddo di dicembre.

-Troppo piccola? Ti rendi conto di quello che dici, mamma?- Salgo in macchina, seguita da entrambi i miei genitori, i quali si siedono nei sedili di fronte al mio. Mio padre continua a toccarsi il nodo della cravatta e questo mi fa sorridere, segno inequivocabile del fatto che è molto nervoso.

-Siamo tutti scossi per quello che è successo, lo sai.- Mia madre cerca di migliorare la propria situazione, ma non si rende conto di star facendo esattamente il contrario. Sento la macchina partire e vedo dal finestrino la villa farsi sempre più lontana. Mi dispiace di non aver avuto modo di salutare Alessandro, ma in questa auto non c'è modo di interloquire con l'autista, a causa di una specie di separé in vetro che divide i sedili del guidatore e l'ambiente dedicato ai passeggeri.

-Fatemi un favore entrambi! Fingete almeno di fare il figlio e la nuora addolorati: è quello che vuole la stampa.- E' infatti prevista la presenza di alcuni giornalisti fuori dalla chiesa e tutto ciò che i responsabili delle relazioni pubbliche ci hanno chiesto è di sembrare affranti ed afflitti, come se in una situazione del genere fosse necessario fingere...

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