Capitolo 10- In che casino ti sei messa?

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(Nota Autrice: non è mai stato specificato all'interno della storia, ma i fatti in questa parte della storia si svolgono nel 2016)

-Fiamma! Cosa ti succede? Hai peggiorato il tuo tempo di 5 secondi! La gara è tra due settimane, non so se te ne rendi conto?- Marta, l'allenatrice di nuoto della scuola, mi guarda in cagnesco, rimanendo fuori dalla vasca. Mi appoggio al bordo della piscina e appoggio occhialini e cuffia su una mattonella. Sono nella corsia centrale, dato che sono io quella che al momento detiene il record in allenamento, o almeno fino ad oggi.

-Sono soltanto un po' stanca.- Affermo, bagnandomi il volto con l'acqua alla ricerca di un po' di refrigerio, nonostante la piscina stamattina mi sembri bollente.

-È come se tu avessi la testa da un'altra parte.- Grida, facendo cenno a tutte le altre di uscire dall'acqua, cosa che fanno tutte a testa bassa.

-Non è così. Sono stata poco bene e devo riprendere il ritmo... Sono sicura che sarò al 100% per la gara.- Sento che delle lacrime stanno per scendere sul mio volto, ma sono tranquilla, sapendo che, anche se piangessi, non se ne accorgerebbe, grazie a tutte le goccioline d'acqua che già bagnano le mie guance.

-Prendi come esempio Virginia. Lei è stata in vacanza, ma si è allenata anche lì.- Mi immergo nell'acqua e nuoto fino alla scaletta, passando sotto quattro corsie galleggianti.

-Menomale c'è lei! Tanto sappiamo già che la gara la vincerà lei quest'anno. Scusami, ma devo andare a fare la doccia perché tra quaranta minuti devo essere in classe.- Mi avvicino a lei solo per recuperare cuffia e occhialini e mi dirigo verso lo spogliatoio.

-Fiamma, pensa a quello che ti ho detto. Cerca di ritrovare la mentalità giusta.- Urla, seguendomi con lo sguardo. Non mi volto indietro semplicemente per non darle la soddisfazione di vedere quanto io sia rimasta male. Sono una perfezionista ed esigo sempre il meglio da me stessa, forse anche perché tutti hanno sempre preteso il massimo da me. In casa mia non viene ammesso nessuno sgarro, di nessun tipo. La gente si chiede perché io sia così... Dal mio punto di vista il carattere di una persona viene plasmato anche dalle persone che ha intorno. Non avrei mai potuto essere diversa da come sono, semplicemente perché non mi sarebbe stato permesso.

Entro nello spogliatoio e cammino svogliatamente fino al mio armadietto. Mi asciugo il naso gocciolante con il polpastrello destro e apro il lucchetto, inserendo la mia data di nascita: 040398. Tiro fuori il bagnoschiuma dalla borsa e mi dirigo verso le docce. Apro l'acqua, cercando di regolare al meglio la temperatura, e mi lavo velocemente anche i capelli. Ad aspettarmi fuori dalla doccia c'è Virginia, con la sua spazzola nera in mano, intenta a pettinarsi i lunghi capelli biondi.

-Ehi, Fiamma! Che ti succede? In acqua ti ho vista un po' sofferente.- Ecco qua le parole di conforto di una migliore amica. Menomale c'è lei che mi aiuta nei momenti di difficoltà... La verità è che in questa scuola aspettano tutti che tu faccia un passo falso per vederti cadere: della serie "mors tua vita mea".

-Ma perché stamattina vi siete accanite tutte contro di me? Posso avere anche io una giornata storta.- La supero, tornando all'armadietto per indossare la divisa della scuola. Indosso l'intimo, gonna, le calze e le scarpe.

-Tu non hai mai una giornata storta. Sei sempre perfetta, sempre al top.- Dice, sedendosi accanto a me sulla panca. Nella sua voce si nota quel filo di invidia che è tipico di Virginia, soprattutto nei miei confronti. Lei non sopporta la mia famiglia, non sopporta i miei voti, non sopporta il fatto che io mi sia guadagnata la corsia centrale. A dire la verità mi chiedo il motivo per cui io la consideri la mia migliore amica, ma lasciamo perdere.

-E invece non è più così. Ti cedo il posto di "Miss Perfezione"!- Inizio ad asciugarmi i capelli con l'asciugacapelli, sperando che il rumore mi permetta di non sentire tutti i suoi inutili discorsi.

-C'è qualcosa che non so? È da quando sono tornata da Zanzibar che ti vedo diversa.- E' da domenica pomeriggio che me lo ripete. Non sopporta mai di perdere il controllo della situazione ed ha paura che durante la sua assenza succedano cose di cui non è a conoscenza. Nel mio caso le sue paure sono giustificate, ma non è la persona giusta con cui parlare di Niccolò, semplicemente perché non capirebbe.

-Non è successo niente.- Dico seria, continuando ad asciugare i capelli.

-Noi ci siamo sempre dette tutto.- Lei si pettina i capelli da circa dieci minuti e temo che alla fine le rimarranno tutti nella spazzola, dato che li ha anche fini.

-Lo so.- Spengo l'asciugacapelli, per poi tornare verso la panca, dove ho lasciato la camicia bianca. La indosso e inizio ad agganciare i vari bottoni, cercando di capire dove voglia arrivare con il suo interrogatorio.

-Cosa ci facevi a San Basilio sabato pomeriggio?- Eccoci. Ma lei non era ancora a Zanzibar?

-Non sapevo che esistesse Gossip Girl versione "Roma capitale".- Ribatto, riunendo i capelli in una coda alta.

-Le voci girano, Fiamma.- Si guarda allo specchio e si aggiusta il collo della giacca.

-Non è che girano, è che te hai sempre cercato il modo di poter far parlar male la gente di me.- Prendo la borsa e mi dirigo verso l'uscita dello spogliatoio. Adesso ci mancava pure lei a fare Sherlock Holmes in giro per Roma... La mattinata è iniziata più in salita del previsto.

-Non è colpa mia se le mie due nuove domestiche ti hanno vista alla fermata degli autobus.- Sono quelle due che leggevano la rivista di gossip, ne sono sicura.

-Non sono affari tuoi.- Esco dalla porta della piscina e i primi raggi di sole colpiscono i miei occhi. Il mio stomaco brontola, ma la mia voglia di mangiare al momento è pari a zero.

-In che casino ti sei messa?- Appoggia una mano sulla mia spalla, cercando di sembrare comprensiva. Interrompo la mia camminata e mi volto verso di lei.

-In nessun casino, okay? Dovevo chiarire una cosa, ma adesso è tutto a posto.- Sospiro e alzo gli occhi al cielo, ricominciando a camminare.

-Se lo dici tu... Andiamo a fare colazione?- Annuisco e mi chiudo i bottoni del cappotto, dato che è l'aria è più fresca di quanto pensassi. Camminiamo in silenzio fino al bar, il quale si trova davanti alla scuola, dalla parte opposta della strada.

-Buongiorno, Fiamma!- Matteo, il barista, ormai ci conosce e io l'ho autorizzato a darmi del tu, soprattutto perchè ha solo un anno più di me. Virginia invece preferisce sempre mantenere una certa distanza nei confronti delle altre persone, soprattutto quelle che non hanno il conto in banca di almeno sei cifre.
-Buongiorno anche a lei, signorina Casali!- Lei risponde con un leggero cenno del capo, seguendomi fino al nostro solito tavolo. Alzo lo sguardo verso il bancone per osservare le paste esposte nella vetrina, in quanto a me piace cambiare ogni mattina.

Non è possibile... Perché è qui?

Nota Autrice
Chi è seduto al bancone secondo voi?Commentate!!
Inoltre grazie mille per il sostegno che state dando a me e alla storia!

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