Bloody Farewell Blues - 1

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5 agosto 2066, sera.

Miriam si preparò per uscire. Quella mattina era passata a ritirare i soldi della taglia della criminale Cabello, l'amante degli scalpi. Voleva trascorrere una serata divertente, magari conoscere qualcuno al bancone di un bar e ascoltare della buona musica dal vivo.

Per quelle ultime ore che le rimanevano, prima di partire verso lo spazio assoluto, si voleva sentire semplicemente una ragazza di ventidue anni.

Si era appena fatta una doccia e si era diretta verso la sua sacca blu, prendendo una camicia bianca a righe sottili rosa e indossandola, arrotolando le maniche all'altezza dei gomiti. Lasciò aperti i primi due bottoni. Mise un paio di pantaloni neri aderenti e le scarpe da ginnastica. I capelli erano morbidi e lasciati liberi; erano ancora un po' umidi, ma Miriam sapeva che una volta fuori si sarebbero asciugati del tutto. Un velo di rossetto rosa era sulle sue labbra.

Tracolla in spalla, portafogli e pistola presenti all'appello. La ragazza uscì, tenendo per sé le chiavi della camera. 

Appena fuori dall'Hotel Solaria, si avviò verso il centro città di Trez. Camminava con calma, ma con passo deciso. Sentiva una sottile brezza venirle incontro, mentre il paesaggio cambiava davanti ai suoi occhi. L'atmosfera più intima e raccolta della periferia si trasformò, rivelando qualche grattacielo nero, strade più larghe e rivestite di pietrisco grigio, lampioni ai lati dei viali alberati. Miriam si guardava intorno alla ricerca di qualche locale interessante.

Non c'era molta gente: qualche gruppo di ragazzi della sua età passava velocemente, schiamazzando e ridendo. Alla ragazza salì un moto di nostalgia, ripensando ai tempi in cui anche lei faceva parte di quelle combriccole di adolescenti, su Ganimede. Dopo qualche minuto, individuò un posticino interessante: si trovava in fondo ad un vicolo ed era illuminato da luci calde ed un'insegna accattivante, che recitava "Farewell Blues". La struttura sembrava essere completamente in legno scuro, con un tetto spiovente di color vinaccia. Sentiva una melodia dolce provenire da lì dentro: una tromba, un pianoforte, una batteria che ribadiva con leggerezza il ritmo. 

Miriam aveva scelto.

Entrò nel locale, trovandolo discretamente pieno. Cinque tavoli di legno, circolari, ospitavano i clienti, intenti a sorseggiare le proprie birre o ad ascoltare il gruppo che si stava esibendo dal vivo in fondo al locale. Al bancone rimanevano dei posti vuoti, perciò Miriam decise di accomodarsi su uno sgabello alto, fornito di un comodo cuscinetto per rendere più piacevole la seduta. Quel posto le ricordava i saloon dei vecchi film western, forse per l'utilizzo quasi esasperato del legno, che appariva in ogni singola struttura del locale, dal bancone stesso al pavimento, fino ad arrivare alle pareti ed al soffitto. Le uniche fonti di luce di quel posto particolare erano dei lampadari in ferro scuro, di stile ottocentesco, che scendevano dal soffitto.

Miriam ordinò un boccale di birra, per poi sporgersi per osservare gli altri clienti. Quello più vicino a lei era un uomo sulla trentina, dai capelli rossi e lunghi, legati in una treccia bassa. Aveva la mascella squadrata e gli occhi che vagavano nell'ammirare le bottiglie di superalcolici esposte nella vetrina del bancone. La cosa che più attirò l'attenzione di lei, fu il movimento convulso della gamba di lui, come se stesse aspettando qualcosa con impazienza. Inoltre si scrocchiava le mani in continuazione, torturandosi. Sembrava parlasse tra sé e sé, mormorando parole che Miriam non riuscì a sentire.

Le sembrava un tipo sospetto, senza ombra di dubbio. "Che sia un ricercato?" si chiese, ma poi decise di lasciar perdere. Era ancora in fase di riposo, non stava lavorando. Criminale o no, quella sera era una sera fortunata per lui. Miriam si girò quindi alla sua sinistra, scrutando gli altri clienti del locale.

C'era una coppia di ragazze, sulla ventina, che la stava osservando. La più alta delle due era bionda, con i capelli lisci che le arrivavano circa al fondoschiena, ed aveva indosso un vestito rosso, con una gonna a ruota. La ragazza accanto a lei, dai capelli neri e cortissimi, era vestita tutta di nero, avvolta in un abito lungo e leggero. Erano sicuramente una coppia strana da vedere, dato il contrasto marcato tra gli stili.
- Sei nuova? Non ti abbiamo mai visto qui prima d'ora - fece la ragazza bionda, con una voce incredibilmente vellutata e femminile. Quasi inquietante.

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