Yellow (Egg) Blues - 2

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"Un po' troppo familiari quei capelli, però"

Si girò una seconda volta, con un groppo in gola. Il cliente abbassò il menu, guardando verso le scale in attesa della cameriera. Indossava una camicia gialla spiegazzata, senza cravatta, pantaloni blu e delle scarpe scure, simili a dei mocassini.

Miriam si strozzò con l'uovo che stava mangiando e iniziò a tossire in modo convulso. Se prima aveva qualche chance di andarsene di soppiatto senza farsi scoprire, ora le aveva bruciate tutte quante.

Sentì la gola che le si chiudeva, senza scampo e mozzandole il fiato. I colpi di tosse si fecero insopportabili.

Qualcuno si mosse nella sua direzione facendo cadere una sedia e la fece alzare con rapidità, per poi mettere le proprie braccia forti attorno allo stomaco della ragazza, cingendola in un abbraccio. Poi iniziò a premere verso l'interno, praticando la manovra di Heimlick.

Lei si sentiva più all'altro mondo che in quello dei vivi. Dopo una serie di interminabili secondi, il pezzo di tuorlo che stava per porre fine alla sua esistenza uscì con forza dalla bocca, come se fosse stato un proiettile sparato da una pistola invisibile.

"Fantastico. Ora anche le uova attentano alla mia vita" pensò lei, con la vista leggermente sfocata.

La coppia aveva uno sguardo spaventato ed un signore (piuttosto in là con l'età) le chiese se stesse bene. Lei annuì debolmente per poi sentire che le braccia che la stavano cingendo allentavano la presa, lasciando libera. "Quelle mani..." pensò lei, allargando ancora di più lo sguardo.

- Se non ci fosse stato questo aitante giovinotto, lei sarebbe stecchita sul pavimento, figliola! - commentò il signore, con una risatina finale, giusto per non farsi mancare nulla. Teneva le corte braccia dietro la schiena, evidenziando ancora di più la prosperosa pancia da bevitore di birra.

Con l'orrore nel cuore, Miriam si girò e vide di fronte a sé la camicia gialla del cliente, intravedendo i muscoli scattanti sotto il tessuto leggero. Alzò lo sguardo e si ritrovò faccia a faccia con Spike.

Si allontanò, andando a sbattere contro il tavolo e rischiando di rovesciare le altre due uova rimaste e le salse.

- Oh, oh, piano! - disse lui, avvicinandosi con uno sguardo che lei non seppe se classificare come preoccupato o malignamente subdolo.

"Ecco, ora mi uccide" pensò lei, ma poi si fermò di scatto ad osservare il ragazzo.

"Mi ha appena salvato la vita?!". Questo il secondo pensiero che irruppe nella testa di lei, in netta contrapposizione con il primo. Poteva sentire gli ingranaggi della propria mente cozzare tra di loro, alla ricerca di un qualcosa di sensato.

Miriam non riuscì a proferire parola, incredula. Lui alzò un sopracciglio e si mise una mano alla nuca, grattandosela.

- Che ci fai qui...? - sussurrò appena lei, con ancora poco fiato in gola.

- Che strana domanda, ah-ah! Ragazza mia, sei ancora confusa, siediti - fece il vecchio.

Come ricompensa alla frase appena detta, Miriam lo fulminò con lo sguardo. Dalle iridi blu scuro sembrarono scaturire delle fiamme e la bocca era stretta in una smorfia decisamente infastidita. Abbacchiato, il signore tornò a sedersi al proprio tavolo con aria interrogativa.

La ragazza rimase ferma dov'era. L'adrenalina era schizzata in corpo e sentiva il battito cardiaco alle stelle.

- Tranquilla, sono solo - fece lui, prendendo un pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni e accendendone una. Prese a fumare, con calma. Lei si sentì ancora piuttosto confusa, ma la paura incominciò a strisciare via, a poco a poco, dal suo corpo.

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